Nonostante la monarchia sia la forma di governo più odiata dai popoli, chissà perchè sulla figura della fu Regina d’Inghilterra, non è volata una sola critica. Scartati gli ingenui, i buonisti e i “tortellini” che credono alle favole di infantile memoria, i rimanenti ammiratori hanno apprezzato la vegliarda sovrana per il forte sostegno che diede ai cosiddetti diritti. Nel 2021 Elisabetta II si schierò contro le cosiddette «terapie riparative», o di riconversione sessuale, vale a dire pratiche che ritengono “correggibile” l’orientamento sessuale di un gay o di una lesbica. Nel giugno del 2018, durante il Pride Month, indossò un cappellino fucsia durante il Ladies Day al Royal Ascot, un occhiolino strizzato alle battaglie del movimento rainbow. Nel 2017, durante un discorso in Parlamento, si schierò contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale: «Il governo britannico – dichiarò – si impegna a contrastare la differenza salariale di genere e tutte le discriminazioni basate sull’etnia, la disabilità e l’orientamento sessuale» Il 2013 è l’anno dell’approvazione del matrimonio egualitario: la Regina fece la storia con il proprio timbro di approvazione sulla norma che legalizzava le nozze tra persone dello stesso sesso nel Regno Unito, in particolare in Inghilterra e Galles. Il «Marriage Bill» diede così la possibilità alle coppie omosessuali di celebrare la propria unione sia con rito civile che religioso. Andando indietro negli anni, è da menzionare la conversione in legge dell’abolizione del reato di omosessualità nel 1967. Un’ultima data, importante sul piano simbolico per la comunità arcobaleno, è il 24 febbraio 1998 quando la Regina nominò Baronetto Elton John per il suo contributo alla musica e alla lotta contro l’Aids. Può lo spirito mondano, immanentista, materialista, egocentrico, individualista ed autoreferenziale non amare una donna così, “sebbene” capa della Chiesa Anglicana e con la fama monarchica di Regina delle Regine?
Gianni Toffali