Per alcuni partiti contano solo i numeri, e così Giorgia Meloni candida, candida, candida
di Paolo Battaglia La Terra Borgese
Nei mari siciliani, tra bere o affogare la Meloni preferisce navigare cercando di stare a galla tra sentenze di primo grado, condanne della Corte dei Conti… E candida, candida, candida… E contemporaneamente, indefessa, parla male del Reddito di Cittadinanza.
La Meloni, colei che dal suo partito urla e professa ordine e legalità, imbarca pure le pazze spese di Salvo Pogliese, l’ex sindaco catanese.
Candidato di Giorgia Meloni in Sicilia, Pogliese è stato imbarcato ben equipaggiato di guai processuali: è stato, infatti, condannato in primo grado a 4 anni e 3 mesi per peculato, per le dette spese pazze all’Assemblea Regionale Siciliana. Tuttavia sembrerebbe che l’ex sindaco Pogliese, secondo Fratelli d’Italia, meriti ospitalità in Parlamento finché la sua posizione non sarà definita a suon di sentenze dai Giudici dei Tribunali della Repubblica.
Sulla nave battente bandiera Fratelli d’Italia naviga pure chi avrebbe usato in maniera forse troppo disinvolta il tesoro dell’Assessorato Regionale al Turismo, favorendo con milioni e milioni di euro l’editore Cairo e Mediaset con lo scopo istituzionale di arricchire l’immagine della Sicilia nel mondo: è Manlio Messina.
E che dire di Elena Pagana? Nel suo comune di nascita, a Troina, opera l’Istituto di Cura per i Disabili che il marito Ruggero Razza – secondo l’inchiesta del quotidiano “La Sicilia”-, avrebbe asservito agli interessi di Diventerà Bellissima, attraverso consulenze e incarichi finiti nel mirino della Sacra Romana Chiesa che, gestore dell’Istituto, revoca di conseguenza il direttore generale Claudio Volante (nominato da Razza in forza di una convenzione da cinquanta milioni l’anno per dieci anni, fra Regione e l’Irccs).
Ma indefessa, la Meloni, parla male del Reddito di Cittadinanza.