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Come si costruisce un mondo migliore?  

Consonanze teatrali nel segno pedagogico di Gianni Rodari.

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di Francesca Moro

 

La necessità di riflettere su come si possa costruire un mondo migliore è il fondamento alla base dello spettacolo intitolato “Da lontano un’isola” a cura della compagnia Humus Teatro in scena nei piccoli comuni della Sardegna nella Stagione 2022/2023, nel cartellone del Circuito Regionale Teatro Etnico, organizzato dall’Associazione Regionale Teatro Etnico, il progetto riconosciuto dall’assessorato Spettacolo della Regione Sardegna e sostenuto dalle associazioni locali.

Lo spettacolo in primis si pone la questione del “come” incominciare e trova in questo interrogativo una consonanza di visione con il pensiero pedagogico di Gianni Rodari, in particolare quando lo scrittore per l’infanzia afferma che soltanto i bambini riusciranno a trovare la forza e il coraggio di lottare per costruire un mondo migliore ed esclusivamente se saranno capaci di immaginare cose che non esistono e a tal fine il compito dell’adulto è di stimolare la loro fantasia, fornendo gli strumenti adatti affinché la creatività possa emergere. “Da lontano un’isola” sostiene questa tesi, riflette sul valore educativo della “fantasticheria” e nell’elaborazione drammaturgica di Giuseppe Podda e Carmen Giordano concretizza l’impegno dell’adulto nel fare tutto il possibile per mantenere la creatività infantile e allargare la conoscenza utile alla formazione delle diverse personalità.

Con uno stile originale lo spettacolo prende forma dalla pietre e attraverso queste fa emergere personaggi o strane figure fantastiche, piccole storie e leggende della comunità, del mare e delle montagne dei paesi sardi. Quello che va in scena è un canovaccio teatrale sorretto dall’improvvisazione nel quale si costruiscono alcune storie e se ne manipolano altre già conosciute; lo spazio scenico si concentra su un “maestro” alla lavagna (rimanda alla figura di Rodari) che invita i bambini – sono i piccoli spettatori/protagonisti – a cercare pietre e sassi ma anche a scrivere una storia o una fiaba moderna, oppure tradizionale tipica della terra d’origine di ognuno di loro. Le pietre raccolte vengono poi dipinte dai bambini con l’intento di descrivere la propria famiglia o per narrare il proprio vissuto. Ciascuna pietra, una volta disegnata, viene collocata vicino alle altre per costruire insieme qualcosa di concreto, reale e allo stesso tempo simbolico. Sono pietre che suonano, che ballano, che raccontano, sono pietre con un’anima. Ogni storia avrà contribuito alla creazione di un unico soggetto, qualcosa che nasce dalle particolari vicende personali dei bambini, sarà qualcosa di nuovo e ogni pietra è lì a testimoniare il singolo contributo, ogni pietra diversa dall’altra, ma così belle insieme.

Lo spettacolo ci consegna il messaggio del maestro Gianni Rodani: è possibile costruire un mondo migliore ma solo grazie ai bambini e a patto che l’adulto si ponga come un compagno di crescita, di gioco e di scoperta, l’animatore, l’esperto, il potere che procura gli strumenti che servono, che provochi, riveli nuovi orizzonti, nuove direzioni di movimento vale a dire essere “i gradini della scala che il bambino sale”.

 

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