La manipolazione è peggio della censura
“Bravo Franco, vedo che questa volta hai capito il senso di quanto ho scritto e sei perfettamente d’accordo con me.
Ma come mai mi chiami Pierri? Una volta mi chiamavi col nome”.
Questo mio commento innocente, non gradito alla signora che cura il blog di un noto settimanale, è stato censurato. Allora con santa pazienza l’ho modificato, nella speranza che la signora pubblicasse: “Biffo, Renato il vangelo lo conosce a memoria. Mi fa piacere che questa volta sei d’accordo con me”.
La signora lo pubblica, ma lo manipola così: “Il vangelo lo conosco a memoria. Mi fa piacere che Biffo questa volta sia d’accordo con me quando scrive “Per il profeta Pierri”. Aggiungendo: “N.d.R. Probabilmente le è sfuggito, ma non è più richiesto mettere in testa ai commenti il nome dell’interlocutore e il post di riferimento. Anzi, è preferibile inserirli nel contesto e rendere il tutto meno personale, come abbiamo corretto qui sopra”.
E io: “Sì, come mi fa notare la redazione, mi era sfuggito che non c’è più bisogno di mettere in testa ai commenti il nome dell’interlocutore. Non seguo più il blog come una volta. Però la correzione fatta dalla redazione è sbagliata. Mi fa piacere che Biffo sia d’accordo con me riguardo alla citazione che fa del vangelo, non perché mi chiami profeta. Mi fa sorridere chi vuole dare lezioni di vangelo al vecchio Renato Pierri. Ma così va il mondo”.
La signora pubblica, ma taglia tranquillamente la parte che precede la frase: “Mi fa piacere che Biffo…”.
E così ho deciso di abbandonare il blog, anche perché ho l’impressione che la signora censuri e manipoli i commenti delle persone verso le quali nutre antipatia, e pubblichi i commenti, talvolta anche offensivi, delle persone verso le quali nutre simpatia. Cattiva abitudine, del resto, di tanti giornalisti che curano la rubrica delle lettere o i blog di noti giornali.
Pazienza per la censura, ma non tollero manipolazioni dei miei scritti, anche se si tratta di un breve commento.
Renato Pierri