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Dopo Dante le celebrazioni di Alessandro Manzoni al centro della cultura italiana

 

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Micol Bruni*

 

 

“Non sempre ciò che viene dopo è progresso” (Manzoni).

A 150 anni di Manzoni. Tra Dante e

Dopo le celebrazioni dantesche arrivano quelle di Alessandro Manzoni. A 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni l’intreccio tra storia, letteratura e filosofia diventa fondamentale per leggere i concetti di identità e processi linguistici.

Un segnale preciso nell’ambito soprattutto delle comparazioni con il mondo scolastico italiano ed europeo. Al progetto hanno aderito istituti scolastici superiori che vanno dalla Calabria al Molise, dall’Umbria alla Lombardia insieme ad altre strutture culturali e di ricerca di tutta Italia compreso la Agenzia Euro Mediterranea.

Docenti universitari, scuole, studiosi di letteratura, storici, ed esperti d’arte daranno una chiave di lettura nella interpretazione di un Manzoni non solo letterato, scrittore e italianista ma anche filosofo nel quadro della Identita italiana. Un quadro che presenta una articolata visione di uno scrittore che, dopo Dante, ha firmato il tracciato della lingua italiana sulla quale si continua a discutere proprio partendo dalla impostazione dello “sciacquare i panni in Arno”.
Il Progetto vedrà la pubblicazione di un volume che sarà edito dalla casa editrice Solfanelli e la realizzazione di alcuni convegni sia in Italia che all’Estero con il coinvolgimento dei ministeri tra Istruzione e Cultura. Il primo incontro di svolgerà a Milano per poi toccare luoghi e scuole tra licei e altri ordini scolastici.
Perché Manzoni? Perché,  oltre a dare un segnale preciso dell’importanza della classicità e della visione identitaria nella cultura italiana ed europea, è un preciso modello di partecipazione alle dialettiche di come si fa scuola tra istruzione, didattica e letteratura nelle problematiche culturali del nostro tempo.
Manzoni è tradizione nello studio delle lingue, ma è anche un attraversamento in un confronto diretto tra scientificità, dal punto di vista universitario, e metodologia didattica come ben hanno compreso gli Istituti scolastici e culturali del tarantino, di Cosenza, di Gubbio, di Perugia, di Milano, Luino, di Termoli e Molise, dell’Abruzzo, della Lombardia,  della Sicilia e gli esperti delle università e studiosi del Salento, di Milano, di Firenze, di Palermo, di Macerata, di Basilicata, del Lazio, di Puglia, di Perugia, di Pescara, di Torino ed altri in corso di collaborazione.

Il primo appuntamento del Progetto, che vede il coordinamento scientifico guidato da Pierfranco Bruni, (Sindacato  Libero Scrittori Italiani e Centro Studi Francesco Grisi) è fissato nel mese di aprile partendo da Milano. Un Manzoni a 150 anni dalla scomparsa tra identità nazionale, filosofia, letteratura, arte e musica dentro un processo culturale che parte dalla cultura greco latina sino a Dante e dal Sommo al romanzo tra storia e personaggi dei “Promessi sposi”. Ed è così che “La storia è una guerra contro il tempo, in quanto chiama a nuova vita fatti ed eroi del passato” (Manzoni).

 

*Storica

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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2 Commenti

  1. Gent. Dott. Salvatore Viglia…leggo con piacere del suo titolo” Dopo Dante le celebrazioni di Alessandro Manzoni al centro della cultura italiana” e … come tanti rivoluzionari mancati, anch’io in gioventù non ho amato molto Alessandro Manzoni, ma…la vecchiaia, per fortuna, me lo ha restituito e così, sono un cristiano, quasi per farmi “perdonare” gli ho dedicato un “Omaggio” ( che poi come può vedere dalla foto, è diventato un piccoli libro) che spero le faccia piacere di ricevere e chissà forse di…leggere. Grazie ed in allegato il testo dell’omaggio e forse le foto della copertina

    Questa la copertina

    A Pietro Lombardo
    “Magister Sententiarum”

    “La parola tratta di Dio”

    LA SCVOLA DI ATENE
    OMAGGIO A ALESSANDRO MANZONI
    I 100 e piv’ Epigrammi
    IDEATO,STESO E VERSEGGIATO
    TRA GENNAIO E GIUGNO DA GAETANO RICCO MMXXII
    NEL 150°ANNIVERSARIO DELLA MORTE MDCCCLXXIII – MMXIII

    PREFAZIONE
    di
    Pietro Lombardo

    “Ma quando io avrò durata l’eroica fatica” di ripercorrere per “epigrammi”, ferraglia antica di un tempo “dilavato e graffiato” e “ l’avrò, come si suol dire, data alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?
    Così di rimando piacendomi di Manzoni rifare il verso, ho“abbracciato” di occuparmene. Il nostro autore, non nuovo a questa forma epigrammatica aveva già, per 700 ° anniversario della morte, celebrato Dante e ricorrendo quest’anno di Alessandro Manzoni il 150° non ha voluto mancare. E così tenendosi dentro tale forma, che per il suo carattere di immediatezza e vivacità espressiva ben si presta a penetrare la dimensione umana e ci fornisce anche una chiave di lettura inedita dello stesso romanzo. Un modo veloce che travalicando gli stretti confini del romanzo sconfinano nella vita del Manzoni, nella sua giovinezza, sugli studi, sulla formazione, sugli incontri, sulla famiglia e sulla lingua, lasciando di essi un affresco leggero ma efficace, per continuare poi a raccontare la storia di un libro rivoluzionario dove ogni segreto, ogni passione, ogni volontà, ogni debolezza dell’animo umano più recesso si svela. Un’opera certamente celebrativa ma che nasce anche dalla volontà propria dell’autore di supplire a quel modo affrettato e sommario di leggere le opere manzoniane, in particolare il romanzo, che ha sempre generato, in virtù dei lunghi capitoli, delle ampie digressioni, dei periodi complessi, un’ansia malcelata, se non un rifiuto ad applicarsi, nei giovani lettori. Un libro tessuto con trame di solare ironia che si dispiega nel suo composito programma con un ritmo incalzante e armonioso, da leggere al netto degli obblighi scolastici che prescrivendo, rendono la proposta talora noiosa.
    Il libro, nuovo e accattivante nel suo genere, vuole essere tuttavia e in definitiva un’opportunità di lettura per chiunque abbia trascurato di immergersi nella ricchezza e sapienza dell’odissea manzoniana, dove la “provvida sventura”agisce attraverso il dramma della storia per costruire un mondo migliore e più giusto.
    Una silloge poetica matura e raffinata, i “Cento e più Epigrammi”, in apparenza semplice ma che nasconde uno studio intenso, un’analisi comparativa minuziosa, una ricerca sottile che scioglie i testi in una luce di serena leggerezza, rendendoli fruibili a ogni sensibilità. Nel momento, infatti, in cui mi sono immerso nella lettura degli epigrammi subito mi sono accorto che c’era dell’altro e che oltre alla descrizione dei personaggi c‘era nel suo perenne conflitto la “storia” con il suo inconfondibile fluire del suo precipitato ideale e morale. L’autore infatti, attraverso i suoi epigrammi, tenta di cogliere la verità che è alla base di ogni azione umana e ricostruisce in modo fulmineo l’impianto non solo dei momenti storici ma dei suoi stessi personaggi. L’ironia che talvolta in essi compare non è mai sarcasmo o derisione, ma solo sottile tentativo di penetrare più a fondo l’animo umano e di farne prova dei tanti destini umani, sui quali aleggia costante lo spirito di una forza superiore e ineluttabile Anche di fronte a fatti di estrema miseria umana, rimane la serenità del suo giudizio, il sentimento personale profondo e misurato, che lascia intravedere la possibilità di un insegnamento morale. Avvenimenti tragici, crisi spirituali, scelleratezze, pregiudizi, virtù commoventi sono indagati con spirito di vicinanza ed umana considerazione. E non mai dismettendo l’autore la sua veste anche di filosofo e di attento studioso cerca con i suoi epigrammi di penetrare nell’intimo di una società, nello stato d’animo dell’umanità, rivivendo le ansie e i problemi di un’epoca complessa, che offre motivi di attualità e di riflessione, in ragione del carattere sempre immutato della storia. I personaggi del romanzo sono guardati come figure umane di ogni epoca e di ogni ambiente e stanno tutti come simboli vivi ed efficaci di virtù e di vizi, di prepotenza e di debolezza, senza mai divenire astratte allegorie. In questo realismo sono fascino i suoi epigrammi che sapendo ritrarre con tratto deciso e immediato un mondo lontano da noi, pure lo fa rivivere presente ed attuale. I personaggi sono, in definitiva, tipi di una società, ma anche individui che agiscono seguendo i propri impulsi, le proprie passioni, i propri calcoli. La paura irriducibile di don Abbondio, gli sdegni di Renzo, le bizze di Perpetua, gli effimeri puntigli di Agnese sottintendono e richiamano le gracilità umane. Accanto alla fede operante di Padre Cristoforo c’è quella serena e sublime del Cardinale Borromeo, quella quasi superstiziosa di Fra Galdino e quella remissiva di Lucia. Ah quanto la malvagità del Griso di Egidio o di don Rodrigo è diversa dalla fierezza dell’Innominato o ancora da quella della Monaca di Monza: tutto inserito nel taglio solenne dell’eterno conflitto tra il bene e il male. Un lavoro di scavo e non solo interiore in cui ogni espressione o giudizio è ben dosato, senza eccessi o ridondanze così come tutta l’opera manzoniana di rimando comanda.
    L’opera infatti risulta concepita come un grande affresco al cui interno compaiono più sezioni che esprimono attraverso un linguaggio limpido e controllato l’intera complessità manzoniana. Di grande impatto emotivo sono gli epigrammi che rievocano la nascita, la casa in via Morone, la visita inaspettata di Garibaldi proprio in quella casa, l’amore per l’adorata madre Giulia Beccaria, per la moglie Enrichetta Blondel, l’affetto silenzioso o poco manifestato per i figli, Giulia, Pietro, Luigia morta alla nascita e Matilde che l’autore con sensibilità commossa e intimo candore avvicina per età alla sua piccola nipotina Sofia, che sicuramente vorrà imparare, come già precocemente fece la sua Matilde. Sono, dunque, questi epigrammi un mondo di sentimenti e di riflessioni profonde, che hanno il pregio di raccontarsi con stile raffinato, senza mai riuscire pretenziosi, ma sempre conservando quella poetica umiltà che figlia della vera sapienza si fa solenne eleganza nell’osservanza della “misura antica”.

    P.S.
    Come già il maestro dalle sue pene liberandosi, anche l’allievo fa un invito e dice adesso, se volete, andate a … leggere!

    AVVERTENZE
    I numeri romani che in testa segnano gli epigrammi sono dell’autore, quelli di contro, sotto il titolo,sono del capitolo del romanzo.

    ALESSANDRO MANZONI

    RITRATTO ANNO1855

    INVOCAZIONE
    A
    ALESSANDRO MANZONI

    Cento e dieci e ancora dieci volte saranno i miei epigrammi e tu, maestro, che “a viaggiare costretto in compagnia di molti vasi di ferro fu il mio di “terra cotta” volgi su di me il tuo sguardo e sii benevolo !

    INVITO ALLA LETTURA

    Per te , o Agantoe, che hai letto e in versi di “100 e più Epigrammi” hai cantato quel che io in trentotto canti, cantai, come già quel pastore un dì, anch’io “mollemente mi sdraio” ed in silenzio ascolterò il tuo canto!

    I 100 e piv’ EPIGRAMMI

    (NEL 150° DELLA MORTE)
    TRA I TUOI ”VENTICINQUE LETTORI” UN POETA INDOVINO LESSE NELLE STELLE LA TUA GLORIA

    Parte I
    DELLA VITA

    Autoritratto

    Capel bruno, alta fronte: occhio loquace,
    naso non grande e non soverchio umile,
    tonda la gota e di color vivace,
    stretto labbro e vermiglio, e bocca esile:
    lingua or spedita or tarda, e non mai vile
    che il ver favella apertamente,o tace.
    Giovin d’anni e di senno; non audace,
    duro di modi, ma di cor gentile.
    La gloria amo e le selve e il biondo iddio:
    spregio,non odio mai, m’attristo spesso:
    buono al buon, buono al tristo, a me sol rio.
    A l’ira presto, e più presto al perdono;
    poco noto ad altrui, poco a me stesso:
    gli uomini e gli anni mi diran chi sono!

    Alessandro Manzoni

    CLXX
    Della Nascita
    I
    Erano del mese che prima vera infiora le none e tu trascorsi mille e settecento volte e otto volte dieci più cinque, in Milano nascevi e non furono le stelle ma Dio ad illuminare il tuo cammino!
    CLXVIII
    Della Nascita
    II
    Figlio di un padre antico ti generò un cavaliere chè molto tua madre amò e fu riamata!
    CLV
    Della Nascita
    III
    Pietro fu tuo padre e fu tua madre Giulia chè certa è la madre incerto il padre!

    CXXXI
    Della nascita di Agantoe Croci
    Dopo del tuo mese il sette venne il venti e fui io la voce che al mondo rendevi e rendi chi si fa felice del tuo sapere apprende !

    LV
    Del Nome Alessandro
    E se con Antonio, Francesco e Tommaso quattro furono i tuoi nomi, sol Alessandro poi si assise sul Parnaso!

    CLXVII
    XX
    Della Giovinezza
    I
    Tra quei monti sopra il lago degli avi lunga la memoria a immortale gloria consegnasti la tua storia!
    CLXXXI
    Della Giovinezza
    II
    Giovin“ridotto” al gioco un poeta poi ti vide e Galeotto si levò alla tua Caleotto !

    CXL
    Della Conversione
    Non san Rocco ma il Degola con Enrichetta e poi il Tosi perfetto fecero il tuo cammino!

    CXLVII
    Di Manzoni e di Leopardi
    I
    Ti accolse in quel “Gabinetto” il poeta di Recanati ma non fu gloria, chè tu eri Manzoni e lui ancora un garzone!

    CXLII
    Di Manzoni e di Leopardi
    II
    Non fu amore né mai nacque un fiore chè tu con Dio dal “piede grosso” e lui romantico con il “piè d’Achille”!

    CLIII
    Delle tre Guide Spirituali
    Due con Degola e Tosi anzi tre furono le tue guide che con Enrichetta ti vollero ad un sol Dio!
    CXLV
    Di Manzoni e dei “Rifuggiti”
    Ti rapiro di Napoli i“rifuggti” e fu grido il tuo canto alla libertà levato !

    LIV
    Di Manzoni e di Monti
    I
    E se vuota dell’aristocrazia la boria con Parini ti votasti fu il Monti di contro a trarre aggio al tuo passaggio!
    XXXI
    Di Manzoni e di Monti
    II
    Non venne a spezzar col canto quel silenzio e quella pace ma molto declinando con l’opera lodò l’amico!
    CXXXI
    Di Manzoni e di D’Annunzio
    Se non lo amò il Vate,amate, voi studenti, e non ascoltate che un frate ben non vale un abate!
    CLXXXVIII
    Di Manzoni di Carducci e di Pascoli
    E se non ti amò il maestro ti amò il discepolo che nell” Eco di una mitica notte” gridò fuori gli stranieri!
    XCII
    Di Manzoni e di Verdi
    In sorte di un “Requiem” chi viva Verdi gridò volle di una nazione con il tuo canto il vanto!

    CLXIV
    Di Manzoni e di Fauriel
    Ottantanove furono con ventitre risposte le tue lettere chè a scrivere la storia non si fa poesia se non è vera!

    CL
    Di Manzoni e di D’Azeglio
    Non “dall’oggi al domani” come ben seppe di tua figlia il tuo senatore si diventa scrittore!

    CXLVI
    Di Manzoni e di Rosmini
    “Adorare, tacere, gioire” nell’ora del trapasso, tu presente, dell’abate fu per te il suo testamento!

    CVIII
    Di Manzoni e di F.Soave
    Lì, di fronte al lago “venerabile” quel tuo maestro sognasti il tuo Omero !

    CIV
    Di Manzoni e Garibaldi
    Venne in via Morone quell’Eroe e non fu mistero per l’Italia l’amore e quella “terra” in dono!

    CXXXII
    Della Villa di Caleotto
    E galeotto fu quel vin che dovea a“Sciampagna e Borgogna” far vergogna !

    LXXXIV
    Delle Scale di San Fedele
    E se di San Fedele ti tradirono le scale non fu l’Epifania a ma il mese di Maria portarti via!

    CXVIII
    Dell’Impegno Civile
    Romantico non ti mancò la fede e con il canto ed il teatro all’Italia ti votasti figlio e patriota!

    XCVII
    Della Poetica
    I
    E non ti mancò dell’uno il secondo chè a unire il Vero non gravò il figlio sulla mamma!

    CXXVIII
    Della Poetica
    II
    A “risciacquare i panni in Arno“ andasti e “settantuno” furono le tue lenzuola che all’Italia fecer scuola!

    CLXXVI
    Della Patria
    “Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor” ti fu l’Italia tutta testimone!

    Parte II
    DELLA FAMIGLIA

    ALESSANDRO MANZONI
    CON LE DUE MOGLI E I FIGLI

    Parte II
    DELLA FAMIGLIA

    CXXV
    Della Casa Familiare
    E ti piacque di via Morone quella casa e fu sera e poi mattina: il primo giorno e tutti giorni!
    LXII
    Enrichetta Blondel
    I
    Per prima apristi la strada che è maestra e poi ogni passo lui si mosse e non furon due o tre ma tanti !
    XLI
    Giulia Beccheria
    I
    “Parlando della quale troverò sempre più ogni espressione debole e monca” tanto era per te infinito il suo amore!

    XXXVIII
    Giulia Beccheria
    II
    Appiani lo dipinse e tu a Giovanni lo regalasti consegnamdogli suo figlio!

    XXXIX
    Dei Figli
    Ti divertirono i tuoi figli e tutti ad uno ad uno insieme in fila, in filastrocca, ti piaceva di cantarli!

    XLV
    Il Figlio Pietro
    Di tutti i tuoi figli accettasti il fato chè sol Pietro avresti voluto al tuo capezzale!

    LXXIII
    Il Padre di Manzoni
    I
    Votato al “sacro zelo” con sette sorelle ed un diacono tosto in casa si ritrovò solo!

    XIV
    Il Padre di Manzoni
    II
    “Paix et honneur à sa cendre” fu il tuo saluto quel giorno “ben doloroso” che Dio lo chiamò!
    LXXI
    La Figlia Luigia Maria Vittoria
    Nata immatura,come Dio volle, presto il cielo ti rapì … fu questo il suo epitaffio!

    LXX
    La figlia Giulia
    E non bastò Luigina chè anche tu di troppo morbo chiusa troppo giovane ti spegnesti!

    LXIX
    La figlia Matilde
    Più volte venne a pregar d’un carezzevol cenno ma vaga del padre nel dolore disparve!

    XL
    Matildina e Sofia
    E se a due anni la tua Matildina tutti i tuoi personaggi conosceva non mancò a tre la mia nipotina di cantare Sofia i miei epigrammi!

    LXIV
    Teresa Borri Stampa
    I
    Entrasti nella sua casa ma non dell’uomo fosti moglie ma dello scrittor Manzoni!

    LXV
    Teresa Borri Stampa
    II
    E non fu mai la tua famiglia chè molto più dei di Lui figli ti pesò la … suocera!

    LXVIII
    Teresa Borri Stampa
    III
    E se non ti amò la madre ti amò il Figlio e della sua casa tra figli e figliastri ti facesti pilastro!
    CCLIII
    Giovanni Verri
    Tutti sapevano e nessun diceva che non Giovanni ma Pietro fu a fare un passo indietro!

    Parte III
    DELLE OPERE

    EDIZIONE
    ANNO 1828

    Parte III
    DELLE OPERE

    XXIV
    Adda
    A te nato a le grandi de l’Eridano sponde a questi ameni recessi e tacite ombre invito!

    L
    Adelchi
    Ermengarda
    Invan si opponi che chiusa dal suo Carlo “giace la pia” in quel chiostro disperatamente“cercando il cielo”.

    CLXIII
    Alla sua Donna
    Lo”celeste e puro foco” che dell’”angelica fanciulla” ti prese non si accese e nulla rimase la tua culla!
    X
    Alla Musa
    A “novo intatto sentier” fu la tua Musa veritiera chè tante troppe de la poesia furono le vie una sola aperta!

    LXXV
    Autoritratto
    E se tra chiasmi, zeugmi, metonimie,anafore, poliptoti, litote di te, poeta, ci fai dotti, pure noto di tanta arte poca creta!

    XIII
    Aprile 1814
    Tacque per gentil consiglio lungo tempo ma non mai si arrese al morso che schiavitù patria pungeva!
    CXI
    A Parteneide
    E non ti mosse della “Parthenais “ l“Ode” che declinando “traduttor del traduttor di Francia” ti negasti !

    XLVIII
    Il 5 Maggio
    Hic cineres ubique nomen!
    “Vergin di servio encomio” ti levasti e non la gloria cantasti ma di Dio la misericordia!

    LVIII
    Il Conte di Carmagnola
    Valore lo fece degno di vittoria e non fortuna ma colpevole lo giudicò la storia che vide e non capì la sua gloria!

    CXXVII
    In morte di Carlo Imbonati
    In sogno ti corse e furon lodi le sue virtù che tua madre sciolse da ogni schiavitù

    XXI
    Il Proclama di Rimini
    Nascosto a lungo trovò il suo grido ed in ogni parte dove eran le forze divise fu quarantotto il suo destino!
    XLVI
    Il Trionfo della Libertà
    I
    Presunzione di giovane poeta della libertà ti eleggesti vate fiori spandendo sul suo lungo cammino.
    XLVII
    Il Trionfo della Libertà
    II
    “Scendea” contro la tirannia armata coronata dei suoi eroi “la pace” chè uno solo fu il grido: libertà!
    LIII
    Inni Sacri
    Cinque della Chiesa furon dell’abate le piaghe e cinque forse sei furono i tuoi “Inni”!

    LIX
    I Sermoni
    I
    Di acerbo cuore alla satira ti votasti e tre furon con il bastone più uno i tuoi“Sermoni”.

    LX
    I Sermoni
    II
    Dove “il ver favella apertamente” e cedendo alla classica misura i nuovi “Trimalcioni” usura!
    XVI
    Panegerico a Trimalcione
    E intanto si move de la Musa a “nova mensa” il peregrin figlio chè più de la lira pesa “il lamentar del ventre”!

    XV
    Contro i Poetastri
    “Asciutto ancora non è l’inchiostro”che già,o Agantoe, di buon mattino corri al “torchio” ed “in onta d’Apollo” ti laurei poeta!
    XIV
    A Giovan Battista Pagnani
    E a te, amico, che di mia salute ragion mi chiedi del mio canto, rispondo: il mondo immondo!
    CIX
    La lettera a Monsieur Chauvet
    I
    E se due “vuolsi” la legge “così colà” le unità “ipse dixit” fu la tragedìa senza libertà!

    CXLIX
    La lettera a Monsieur Chauvet
    II
    Dal di fuori il vero e dal di dentro si può senza invenzione d’arbitrio vedere, ché non si unisce regola all’azione!

    XXXV
    L’ira di Apollo
    Pera pure e non mai sorga innocente chi de l’etterno Olimpo il rogo accende!

    XII
    Marzo 1821
    E ti prese “piacer sì forte” che tutta l’Italia in sorte in coorte la stringesti alla tua ode!

    LXIII
    Natale
    Era Natale quel giorno che il cielo la rapì e per sempre si ruppe quel canto “nuovo” chè nè più mai disse amore il poeta ma dolore!

    XXVII
    Amore a Delia
    A te che di Cupido gli intrighi ancora ignori “fuggi” io ti dico chè troppo con Amor ronza con Pluto il “cornuto”!

    LVI
    Storia della Colonna Infame
    I
    E se terribile ti ergesti non fu gloria chè di un barbiere il guanto non fu l’unguento!

    LVII
    Storia della Colonna Infame
    II
    Caterina Rosa
    Prima della serpe vide il suo veleno e come Rosa a spina punse e spinse quella ruota!

    CLXII
    Per la vita di Dante
    (A Francesco Lo Monaco)
    Pel Divino cantasti di come di sotto a “maligna sorte” con Firenze la matrigna Napoli il sospinse!

    LIV
    Urania
    I
    E non valse con la Beota alla tenzone a Pindaro dell’Olimpo la cetra alla porta!

    LI
    Urania
    II
    Alle Muse levasti il tuo “serto” ma presto poi di quell’arte antica ne facesti deserto e fatica!

    Parte IV
    DEL ROMANZO

    EDIZIONE
    ANNO 1840
    IL ROMANZO

    XXVI
    Del Secolo Seicento
    Fu vera storia? Un secolo che dissepolto si fa tutt’uno in santità e malvagità!

    XXXVI
    De la Genesi e del Romanzo
    In principio fu“Fermo e Lucia”. E fu sera e fu mattina: il primo giorno.
    Poi furono“Gli Sposi Promessi”. E fu sera e fu mattina: il terzo giorno.
    Poi furono “I Promessi Sposi”. E fu sera e fu mattina: il sesto giorno.
    Vide che era cosa buona e cessò da ogni suo lavoro, lo benedisse e lo consacrò all’Italia.
    E fu sera e fu mattina: il settimo giorno.

    LXXIV
    Della Storia e della Provvidenza
    V
    E non subisce la storia niun oblio chè alla poesia “dal di dentro” spetta di far vedere Dio!

    XXII
    Dei Promessi Sposi
    I
    In principio fu la“ventisettana” ma disgiunta poi dal volgo la lingua si fece “quarantana” e fu sera e fu mattina: il tuo romanzo!

    XXXIV
    Dei Promessi Sposi
    II
    E se gli ultimi due bocciasti pure continuasti chè ti piacque di “star un po’ ancor” coi tuoi “burattini”!
    CLIX
    Dei Promessi Sposi
    III
    Cap. XXXVIII
    Molti e molti ancora più di cento e ancora cento i fatti prima che il “sugo” ne venisse a fondo!
    Parte V
    DEI PERSONAGGI

    RENZO, LUCIA,DON RODRIGO

    I
    PERSONAGGI

    LXXXV
    Agnese
    I
    Cap. II
    Più che di saggezza d’astuzia recavi il peso mai tacendo a guisa di consiglio un effimero puntiglio!
    CXXX
    II
    Agnese
    Cap. III
    Troppe dicesti noci che non sono i frati i poverelli ma noi che poveri andiam senza cappucci e mantelli!

    CLI
    III
    Agnese
    Cap. II
    Corre in Valsassina il tuo nome e si vanta Pasturo della sua cittadina che in cor tenne solo la sua Lucina!

    CXI
    Alessio di Maggianico
    Cap. XXV
    E mi piace “contadino letterato” come me un dì in Allemagna, “scrivano” di leggerti in questa storia!
    IV
    Ambrogio Fusella
    Cap. XIV
    Spadaio in quella osteria poliziotto gettasti la tua rete e nel vino s’annegò il Galeotto!

    CIII
    Ambrogio il “Sacrestano”
    Cap. VIII
    Con le brache a “cappello” non furono le cicale ma le “due campanette” a suonare“a martello”!

    LXXXVI
    Ambrogio Spinola
    Cap.XXXI
    Governatore della guerra amante ti negò la guerra e nel tuo letto senza spada ti struggesti morto!
    LXXXVII
    Amico di Renzo
    Cap.XXXIII
    E se frugale con polenta e carne secca si imbandì il tuo desco, fosti amico e più non dico!

    CXVI
    Azzeccagarbugli
    I
    Cap.III
    Brinda, brinda pure e grida alle tante molte “grida” “signor dottore”, tu che “delle cause perse” sei il signore!
    CXVII
    Azzeccagarbugli
    II
    Cap.III
    E non bastarono due capponi e una “grida” ché tu nelle“eccezioni” leggevi solo i padroni !

    CXX
    Barcaiolo
    Cap.XVII
    Ti bastò una berlinga che di traghettare non era il tuo mestiere ma di pescare!

    CXXI
    Barocciaio
    Cap. IX
    A Monza della “Signora” vantando il rango senza ricompensa le due donne accompagnasti!

    CLXXXIX
    Bettina
    I
    Cap. II
    Lasciasti i giochi tuoi gridando e “lieta e superba” salisti al segreto e fu tosto la lingua cheta !

    CLXV
    Biondino il “Bravo”
    Cap. XXXII
    “Biondino, Carlotto! aiuto! gridò invano il tuo padrone chè ben lontano il Griso ti avea piantato!
    CXXII
    Bortolo
    Cap. VI
    E se “un Bortolo più ideale” avresti voluto lui“era così” e sempre nel suo vassoio c’era il filatoio!

    CLXXVII
    Bravi
    Cap. I
    Invano del gran “giustiziere” gridavano le “grida” chè al“ciuffo” mancò sempre un ver barbiere!

    CXXIII
    Capitano di Giustizia
    Cap. XIII
    “Ah canaglia”e non più di giustizia il capitano ma in un “cantuccio rannicchiato” un povero cappellano!
    CXXIV
    Cappellano Crocifero
    Cap. XXII
    Del Cardinale il segretario a“malincorpo” obbedisti chè “non c’è rimedio” lamentasti: son “tutti questi santi” ostinati!

    CLXXIV
    Cardinal Federico Borromeo
    I
    Cap.XXII
    Tra tutti di mal composti nel romanzo preti tanti, tu solo,Cardinale, ti salvasti !

    CLXXV
    Cardinal Federico Borromeo
    II
    Cap.XXIII
    Aspettarono sul monte al sicuro chè molto di più in Matteo di novantanove vale una!

    CLXXVIII
    Cardinal Federico Borromeo
    III
    Cap.XXIII
    Non voi da me ma “io da voi” venir dovevo chè altro al pastore il Ciel comanda!

    CLVI
    Chiodo il Cerusico
    Cap. XXXIII
    Chiodo fu il tuo nome e davvero nella Storia c’eri, noto cerusico ben pagato per tenere segreti gli appestati!
    III
    Claudio Achillini
    Cap. XXXVII
    Non alla gloria al re Luigi i tuoi versi ma “di quel tal Sandro, autor d’un romanzetto” la citazione!
    CLVII
    Colonna Carlo
    Cap. XXXI
    “Suonator di liuto”caduto fosti il primo cui la peste dette il benvenuto!

    CCVII
    Console del paese di Renzo
    Cap. VIII
    E non ti molse del tuo officio il“dovere” chè meglio dell’esser morto era di “vangar l’orto”!

    XCIV
    Conte Attilio
    I
    Cap. V
    “Violabile, violabilisimmo, bastonabile, bastonabilissimo”
    ti ergesti e alla disfida portando al messo la tua insolenza!
    CXXIX
    Conte Zio
    Cap. XVIII
    Bofonchiando si mosse la tua boria chè non il cordone ma la spada del mondo lega il portone!

    CXXXVIII
    Conversa
    I
    Cap. X
    Tace il tuo nome che il Ripamonti dice Caterina non dall‘Olanda rapita ma dal convento benservita!
    CLXXXVI
    Conversa
    II
    Cap.X
    Invano “di qua e di là” chè non quella“buca” la tua fuga resse ma dell’orto l’erba bruca!

    CXXXIX
    Cristoforo il servo di Ludovico
    Cap. IV
    Fedele insin la morte in quel duello al tuo padrone consegnasti il cappuccio con il mantello!

    CLXXIII
    Curato del paese dell’Innominato
    Cap. XXVI
    Venne a recare l’oro quel curato e nulla disse e nulla aggiunse a quel ristoro!

    CLXXIX
    Don Abbondio
    I
    Cap. I
    E non ti commosse ne’ la fede né il fratello ché sopra di ogni cosa c’era in capo il tuo di orticello!

    CXLIII
    Don Abbondio
    II
    Cap. I
    Non mai osasti chè troppo tra quelli di ferro di terracotta era il tuo “vaso”!

    CCIX
    Don Abbondio
    III
    Cap. II
    E non fu del Principe vera gloria chè tua fu di quella notte di Rocroi la vittoria!

    CXXXVI
    Don Abbondio
    IV
    Cap. VIII
    Solerte nel “buttar” il tappeto t’opponesti chè nessun Tonio benedire dovrà un matrimonio!

    CXIX
    Don Ferrante
    I
    Cap.XXXVII
    “His fretus”: non la peste ma di Saturno con Giove la congiunzione ti fu “fatale”!

    LXVI
    Don Gonzalo
    I
    Cap.XII
    Negligenza non potè ed innanzi alle avversità si arrese con licenza “di non sapere”!

    XLIII
    Don Gonzalo
    II
    Tanta “d’acquistarti un posto nella storia” era la smania che allo “spaventoso pericolo” non le armi opponesti ma la Provvidenza!

    LXI
    Don Gonzalo
    III
    La Guerra di Successione
    di Mantova e del Monferrato
    Cap. XXVII
    Con Spagna e Francia il Ducato a reclamar chi tra Ferrante e Carlo, Vincenzo aveva mancato!

    XXXII
    Donna accusatrice di Renzo
    Cap. XXXIV
    “Stravolti gli occhi” con le mani“a guisa d’artigli” accendesti il terrore urlando all’untore!
    CLXVI
    Donna sequestrata in casa
    Cap. XXXIV
    Murata con la tua “nidiata” fosti d’un “ribaldo” con due pani in fuga, salvata!

    CLXIX
    Donna Prassede
    I
    Cap. XXXVII
    “Ch’era morta” fu per lei, maestro,il tuo epitaffio e nulla più oltre osa l’allievo e tace!

    CCXII
    Donna Prassede
    II
    cap XXVII
    E se dodici giovar al figlio di Giove fatiche a te sol “cinque” chè molto più a vincer furon duri
    “ due case e tre monasteri” !

    LXVII
    Don Rodrigo
    I
    Cap. XXXVIII
    E se in vita ti schermo’ il tuo blasone, in morte di Dio ti colpi’ il suo bastone!

    XLIV
    Don Rodrigo
    II
    Cap. V
    Di “albagia” in “palo” vinto non d’amor per Lucia ti molceva il core!

    CLXXXII
    Don Rodrigo
    III
    Cap.VI
    Di quell’indice teso Dio non ti strinse chè “escimi di tra i piedi” vinse la tua villania!

    VIII
    Don Rodrigo
    IV
    Cap.XX
    Tiradritto, Montanarolo,Tanabuso con Squinternotto che con il Griso a pompa dall’Innominato ti accompagnaro furon ”tutti bei nomi,da serbarceli con tanta cura”!

    IX
    Egidio
    I
    Cap. X
    Non freno pose il luogo né ci fu attesa ma ti “allettò l’impresa” e tosto fu tua la cella della marchesa!
    CVI
    Egidio
    II
    Cap. XX
    “Facile e sicura” dicesti “l’impresa” che compassione al Nibbio al suo padrone conversione tramutò!
    CLIV
    Ferrer Antonio
    I
    Cap. XI
    Gran cancelliere del pane la“meta“alle tue“grida” piegar volesti sordo scatenando la rivolta!
    CLVIII
    Ferrer Antonio
    II
    Cap. XII
    Non la “giunta” si oppose alla tua “meta” ma l’ottanta al moggio contro il trentatre il grano!

    CCXLII
    Fra Cristoforo
    I
    Cap. IV
    Era tua la “strada“quel giorno che ti chiamò prima alla spada e poi al convento!

    XXIII
    Fra Cristoforo
    II
    Cap.
    VI
    Guerrier col saio al secolo, peccator senza peccato, alzasti l’indice e fu allo scellerato monito solenne il tuo :”verrà un giorno”!

    LXXXI
    Fra Fazio
    Cap. VIII
    “Omnia munda mundis” fu “latinorum” il comando e non capendo nella notte obbedendo apristi il convento!
    XV
    Fra Felice Casati
    I
    Cap. XXXI
    Ti distinse con la carità quella corda e quella croce che scalzo più tardi ti portò “felice” in Paradiso!
    CII
    Fra Felice Casati
    II
    Cap. XXXI
    Del “lazzaretto” fosti il prete ed il capo e con l’asta ed il cilicio mai ti fè difetto il sacrificio!

    XLIX
    Fra Galdino
    Cap. III
    Non Macario riempi’ di noci la tua bisaccia ma del frate la caccia al veloce arrivo!

    CLXXXIV
    Fratello del Nobile ucciso da Ludovico
    Cap.IV
    Nell’orgoglio della casta altero “ribollisti” ma a consegna del pentimento giurasti “il pane del perdono”!
    CLXXII
    Gervaso
    I
    Cap. VIII
    “Gridava e saltellava cercando l’uscio” tenendo il passo stretto a chi gli dava affetto!
    CLX
    Grignapoco il “Bravo”
    Cap.VIII
    Di Bergamo venisti con il Griso per rapir Lucia chè oltre dovea il tuo dir fare bugia!

    CLXXXVII
    Griso
    I
    Cap. VIII
    Fuggisti al primo “tocco” chè non di leone era il tuo abbaio ma “cane di pagliaio”!

    CLXI
    Griso
    II
    Cap. XI
    Con lo Sfregiato e Tiradritto alle tue spalle “cane di pagliaio”“ lupo ti levasti “odorando il vento infido”!
    CXXXII
    Griso
    III
    Cap.XXXIII
    Fra tutti il più caro non della vita ti morse del tuo padrone ma della sua borsa!

    LXXVI
    Grossi Tommaso
    Cap.XI
    Tanto l’amasti che a frugar in quella sua “diavoleria” del suo “lupo” al Griso gli levasti il “muso”!
    LXXXIV
    Innominato
    I
    Cap. XXIII
    Furon tanti i tuoi delitti e tutti zitti ma ti tradì quella “poverella” il pianto ed il mal in bene tramutasti!
    XCV
    Innominato
    II
    Cap. XIX
    Di contro la giustizia ti ergesti in terra e con tutti fosti in guerra chè sempre erra chi Dio atterra .

    XCIII
    Innominato
    III
    Cap XXI
    Galeotto quel “perdona” venne poi la notte e con Dio fu mattino il tuo nuovo cammino!

    LXXXVIII
    Innominato
    IV
    Cap XIX
    Di Ghiaradadda il terribile signore ti vinse di una fanciulla la “compassione” e a Dio nella culla facesti poi ritorno!

    XCVIII
    Innominato
    V
    Cap XX
    C’era “qualcuno” a fianco a te quel giorno che in dubbio raccogliendo fu quel patto scellerato il tuo riscatto!
    CCVI
    Lucia
    I
    Cap. XXI
    Vergine quella notte giurasti alla Vergine quel voto che fu poi al tuo amor disciolto!.

    XCIV
    Lucia
    II
    Cap.VIII
    Posasti “sul braccio la fronte” e nel segreto raccoglimento chiusa piangesti chè nulla c’è di più dolce della terra natia!

    CXII
    Lucia
    III
    CAP. XXXVIII
    E se dalla Vergine Maria ti sciolse il frate più ti legasti ancora con di tua figlia il nome!

    CXIII
    Lucia
    IV
    Cap.II
    Non le donne “a corteggio” del curato licenziò la malattia ma l’agonia che nel cor tenevi!

    CXIV
    Lucia
    V
    Cap.II
    “Arrossendo e tremando” fu del tuo “ah” la “meraviglia” che a Renzo consegnò il terribil segreto!
    CXCI
    Madre Badessa
    Cap. IX
    Badessa alla maniera di una papessa non la figlia accogliesti quel giorno ma il padre!

    XXVIII
    Madre di Cecilia
    I
    Cap. XXXIV
    Venne poi la sera ed in cielo con la seconda salisti ad abbracciare la prima!

    XXIX
    Madre di Cecilia
    II
    Cap.XXXIV
    Va, straniero, e conta di una madre che con la morte de la prima figlia tenne ne lo stesso giorno la seconda e …“non solo” !

    XXXIII
    Madre di Cecilia
    III
    Cap.XXXIV
    La bellezza che fece fiero un dì il bardo lombardo tutta “traspariva velata” dal tuo sguardo!
    CLII
    Mangiatore Onesto
    Cap. IV
    E non ti bastò di un” bambino il candore” chè a nominar “l’orecchio del mercante” ti fece per sempre l’invito vacante!

    XCVI
    Marta la Serva dell’Innominato
    Cap. XXI
    Marta fu il tuo nome e come già in Betania quell’altra anche tu fosti“seconda”

    XCIX
    Menico
    I
    Cap.VII
    Non a “rimbalzello” quel giorno ti tenne il sasso ma dell’ambasciatore all’incasso il passo!

    XVII
    Mercante di Milano
    Cap.XVI
    Riferendo “lisciasti la barba” e i fatti e del popolo alla fame che si ribella dicesti: giusto di impiccarli!
    LXXVIII
    Mercantessa
    Cap.XXXVI
    Del tuo mercante e dei tuoi figli orba non ti rapì il morbo e di Lucia in quella capanna volesti farti mamma!

    LXXVII
    Moglie del sarto
    Cap. XXIV
    “ Buona donna” l’accogliesti e non fu il falcone sul tuo “calderotto” ma “un buon cappone” !

    C
    Monaca di Monza
    I
    Cap. X
    Al tuo drudo apristi sorella e non più “di dolore ostello” fu la tua cella ma“bordello” !

    CI
    Monaca di Monza
    II
    Cap. XX
    E se all’Innominato la consegnasti non fu peccato il tuo ché tu dal convento non eri stata mai chiamata!
    LXXIX
    Monatti
    Cap. XXXIV
    “Viva la moria, e moia la marmaglia” in alto con la borsa la fiasca alla peste brindando si vuotava!

    CLIV
    Nibbio
    Cap. XXI
    Ti prese di costei “compassione” sì forte, che a “conversione” mosse il tuo padrone!

    CVI
    Nobile ucciso da Ludovico
    Cap. IV
    “Arrogante e soverchiatore” per la “destra” quel giorno cadesti e fu il tuo carnefice frate!

    CXXXIII
    Oste della Luna Piena
    Cap. XV
    Più che della giustizia fu la cura e la procura di quei trecento scudi la paura !

    CVII
    Oste del paese di Renzo
    Cap.VII
    Con il vino e la bevanda galantuomini o birboni nulla osta chè nella tua locanda tu eri l’oste!

    CXXXIV
    Oste di Gorgonzola
    Cap. XVI
    “Chi avesse bisogno di prendere una scorciatoia” dicesti e fu silenzio “tra i denti” ogni altra domanda!
    V
    Padre di Ludovico
    Cap. IV
    Volesti farti nobile ma di quell’antico banco sempre di “Banco” l’ombra ti era a fianco !

    LXXXII
    Padre Guardiano
    Cap. IX
    A distanza alla meta ti facesti seguire chè troppo,dicesti, la gente “a dir male si diletta”!

    VI
    Padre Provinciale
    Cap. XIX
    Non a Rimini per la Quaresima urgeva un predicatore ma al Conte Zio un favore!

    XXV
    Passante di Milano
    Cap. XVI
    Non ti piacque con “quell’altro” nè il “grassotto” e neppure il“ragazzotto”chè la via non dovea dar sospetto!

    LXXXIII
    Pesciaiolo di Pescarenico
    Cap. XVIII
    Ambasciator del frate recasti alle due donne la “buona novella” e non fu Albanella la tua meta ma di Monza quella cella!

    VII
    Prete di Milano
    Cap. XXXIV
    Ritto sull’uscio con il tuo“bastoncino” non disdegnasti Renzo della via far latino!

    XVIII
    Principe Padre di Gertrude
    cap.IX
    Tutti al chiostro i tuoi figli destinati chè una sola per te la legge era: il maggiorascato!

    XIX
    Pedro il cocchiere
    Cap.XIII
    Spaurito tra la folla tra i “micheletti” al sicuro ti ergesti primo auriga e duro tuonò il tuo“cuore antico”!
    CI
    Perpetua
    I
    Cap. I
    Malelingue, ché davvero tu ti rifiutasti ché a te più che di amoreggiare ti piacque di pettegolare!

    II
    Perpetua
    II
    Cap. I
    Più che a ubbidire a comandar pronta ti tenesti con parole accese casta fedele quanto basta !

    CXXVI
    Perpetua
    III
    Cap. VIII
    E se con Anselmo Beppe non ti volle“tutti sanno ed hanno potuto vedere” chi era con Lunghigna Suolavecchia!

    XX
    Potestà di Lecco
    Cap. XVIII
    “Cerziorato” della casa vota con “gran treno di notaio e sbirri” a perquisirla andasti!

    LXXX
    Renzo
    I
    Cap. II
    Da solo imparasti la strada e mai ti arrendesti chè solo nascosto, muto nel cor c’era un sol amor!
    CXLIV
    Renzo
    II
    Cap.XXV
    “Oh quante volte” di quel “birbone” “t’assalse il sovvenir” ma venne poi la peste e con Dio perfetta fu la tua vendetta !

    CLXXXIX
    Renzo e Lucia
    Cap. XXXVIII
    Giunse finalmente il giorno e sposi foste davanti a Dio marito e moglie in un solo desìo!

    XXX
    Ripamonti Giuseppe
    I
    Di indomito spirto altezzoso non la peste cadde sulla tua testa ma della Chiesa la tempesta!

    CX
    Ripamonti Giuseppe
    II
    Al Cardinale non sempre caro ti saccheggiò il Manzoni e della peste a tutte le ore ne fosti il signore!
    CLXXI
    Ripamonti e Tadino
    I
    Cap. XXXI
    E se non concordate pure entrò da quella porta quel soldato e galeotto fu il suo “fagotto” !

    CXIV
    Ripamonti e Tadino
    II
    Cap. XXXI
    Se l’uno scrive l’altro corregge e con il nome fan diverso il mese ed il paese chè a parlar tra sordi non fia mai accordo!

    CLXXX
    Rivolta Antonio
    Cap.XXVI
    Anche se muta terra e nome un mestiere sempre aiuta se non si confonde con il mare l’onda!

    CC
    Sarto
    Cap. XXIV
    Avevi letto e si sapeva e davvero eri sincero ma non furon libri ma dei Santi i leggendari!

    CLXXXV
    Serva di Azzeccagarbugli
    Cap. III
    Meraviglia delle meraviglie, nulla mai indietro quel giorno che in quella casa restituir dovesti due capponi!
    CCI
    Settala Lodovico
    I
    Cap.XXXI
    Fosti il primo, intrepido curatore chiaro a vedere ma al “sentor” strano non mise il Tribunal nessun riparo!
    CCII
    Settala Lodovico
    II
    Cap.XXXI
    E se per un sol “rifiuto” nella storia corse il suo nome molto di più il tuo che di due ne facesti tre!

    CCIII
    Strega
    Caterina Medici
    L’alto “consulto” che ti accese il rogo non bruciò una strega ma l’alfa con l’omega!

    CCIV
    Tonio
    Cap. VI
    Non solo di tuo fratello avesti“la sua parte di cervello” ma anche di quella notte il borsello!

    CCV
    Untori
    Cap.XXXI
    Si aprì la caccia chè non a “ongere” correva la pestilenza ma del popolo l’ignoranza!

    XC
    Vecchia del Castello
    Cap. XX
    In quel cieco lume della persa via paura spirava fuor dagli occhi chi il ben non sa ed al mal si abbandona!
    CXLVIII
    Vecchia dell’Osteria
    Cap. XVI
    Dal telaio ti levasti e servendo e rispondendo e lui domandando ignara gli consegnasti la dritta via!
    CXLI
    Vecchio Malvissuto
    Cap. XIII
    Una corda, un martello e quattro gran chiodi, in alto agitando le tue armi alla porta il vicario volevi “attacare”!
    LII
    Vecchio Servitore di Don Rodrigo
    cap. V
    Di antichi ricordi il pianto al nuovo si adattava e del mal taceva cercando il ben che“se ne si può far per tutto”!
    CXV
    Vicario delle Monache
    Cap. X
    “Grave e dabben” tu facevi domande mentre che mentendo ai voti degna si faceva l’educanda!
    CV
    Vicario di Provvisione
    Cap. XIII
    Non di San Martino alla montagna diviso in due ti persuase il suo mantello ma il giorno e la “ribella” !
    CXCII
    In Conto Epilogo
    Cap.XXXVIII
    Ora che tutti in abito perfetto si son vestiti i tuoi personaggi non mi resta che la conta e furono: nove primi,undici distinti,dodici comuni,undici canonici,dieci oppositori e ventidue i minori.
    Il tempo non li ha dimenticati ed ancor li osserva e … giudica!

    Parte VI
    I
    TRE EPITAFFI

    I

    TOMBA DI ALESSANDRO MANZONI
    MILANO

    I
    Epitaffio
    (alla maniera di Virgilio)
    ALESSANDRO MANZONI
    MDCCLXXXV – MDCCCLXXIII

    Milano mi generò, mi rapì Parigi
    ed ora di Milano mi tiene il Famedio
    cantai al tempo delle “grida”
    di due giovani l’amore ed il travaglio!

    Trascorsi cento e cinquanta volte anni dalla sua morte l’alma Madre sua Italia
    Pose

    II
    Epitaffio
    (alla maniera di Giovanni Del Virgilio)
    ALESSANDRO MANZONI
    MDCCLXXXV – MDCCCLXXIII

    Poeta, scrittore e drammaturgo, dell’Italia figlio prediletto trascorsi mille e ottocento e sette volte dieci e ancora anni tre, ritornò al suo Dio, nell’undicesimo giorno prima delle calende di giugno!

    Trascorsi cento e cinquanta volte anni dalla sua morte l’alma Madre sua Italia
    Pose

    III
    Epitaffio
    (alla maniera di Gaetano Ricco)
    ALESSANDRO MANZONI
    MDCCLXXXV – MDCCCLXXIII

    All’Italia ancora un nome fu lingua
    il tuo canto e fuori lo straniero
    onore e vanto padre
    al popolo d’Italia ti levasti !

    Trascorsi cento e cinquanta volte anni dalla sua morte l’alma Madre sua Italia
    Pose

    Parte VII
    DELL’ANAGRAMMA

    IL NOME
    DI ALESSANDRO MANZONI

    XCV
    L’anagramma
    II
    E se“anni d’amor senza sol” velaro il tuo nome, anch’io, maestro, “Canto o Grecia” ai piedi dei miei“100 e più Epigrammi” mi porrò!

    Parte VIII

    EPIGRAMMA DI CONGEDO

    ALESSANDRO MANZONI
    CON IL LIBRO DE’
    “I 100 E PIÙ EPIGRAMMI”

    EPIGRAMMA DI CONGEDO

    Al Lettore

    Ora che “finis coronavit opus” e tutti in un libro si son raccolti i miei epigrammi, come potevo del maestro ardire e mancare al Suo congedo e dunque, lettore, ecco il mio saluto ed il Suo fiore :“la quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

    P.S.
    E se poi giunto in loco lamenterai e dei miei epigrammi vorrai farne rogo, accetto il gioco chè rinascere non è da poco, ma ricorda però che il libro non fu scritto per la mia ma per la Sua di gloria e pubblicato a mie … spese!

    “I 100 E PIÙ EPIGRAMMI”

    APPENDICE

    DEDICATO A DON FERRANTE

    I
    Don Ferrante
    Cap.XXXVII
    Alle stelle ed ai pianeti consegnai la mia vita e tu, lettore, leggi pure della mia “eroica” morte!
    II
    Don Ferrante
    Cap. XXVII
    “Oimè, quanto somiglia al tuo costume il mio” cantava il poeta e fui non al “passero” ma a te, solitario compagno!

    III
    Don Ferrante
    Cap.XXXVII
    Tra “sostanze ed accidenti” consumasti il tuo tempo chè un “Laerzio” dicevi valeva molto più di un sesterzio!
    IV
    Don Ferrante
    Cap.XXVII
    Pur consegnato alla gloria dei “peripatetici” degli“universali” con l’”essenza” non ti fu però chiara la differenza!
    V
    Don Ferrante
    Cap.XXXVII
    “Né l’uno né l’altro” chè sol del cose due sono i “generi” e contro le stelle alle stelle ti consegnasti!

    VI
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    E se della tua schiera non fu questo di Cardano fu il difetto di “aver avuto troppo ingegno”
    VII
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Di tutte della “cavalleresca” fosti il “professore”, “in affari d’onore” sempre “in pronto” gran battitore!

    VIII
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Del Birago profetizzasti tutta sua la gloria ma “come ognun può vedere” nella storia riman sol l’Olevano!

    IX
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Di Machiavello e Botero l’un dicevi non dell’altro “primo” chè al Castiglione su tutti assegnavi l’impero!
    X
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    E se della rugiada o di come nel fuoco non bruci la salamandra conoscevi il segreto non Plinio ed Aristotele ma Cardano con Alberto ti apriro la Porta!

    XI
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Tre furono i “malefici” e tutti tre tu li conoscesti chè dai “maliardi” bisognava pur guardarsi!
    XII
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    “Né l’un né l’altro” la peste chè sol due sono i “generi” delle cose e contro le stelle alle stelle ti rendesti!
    XIII
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Così armando di Castiglione lo “Statista Regnante” a Machiavello e a Botero strappasti l’impero!
    XIV
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Se dodici sono dove il cielo abita le case una sola di Cardano è senza eccezione la “rivoluzione”!
    XV
    Don Ferrante
    Cap XXVII
    Nessun armistizio dicevi chè di Alcabizio il solstizio di Cardano non reggeva il giudizio!

    XVI
    Don Ferrante
    XXVII
    Dell’arte dei maliardi ti facesti esperto ma non fu amore ma sol sospetto!

    XVII
    Don Ferrante
    XXVII
    Con i “transiti” i “circoli” ed i “gradi” doddici furon le case in cui l’universo chiuse il tuo Cardano!
    XVIII
    Don Ferrante
    XXVII
    E se tu,maestro, per poche pagine, molto di più io “buscherò” che con lui tenni un’appendice!

    XIX
    Don Ferrante
    XXVII
    Così montando il dubbio ti fermasti e all’istante,maestro,come io farò, don Ferrante abbandonasti !

    I 100 e piv’ EPIGRAMMI

    TRASCORSI DUE MILLE E DUE VOLTE DIECI E ANCORA TRE ANNI FU PUBBLICATO

  2. P.S. vedo che le foto, anche quelle all’interno del libro non ci sono… come posso inviarle il pdf del libro, mi dispiace se ha una mail le invio il pdf de libro e le foto delle copertine…grazie

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