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IL PUNTO   n. 896 del 10 febbraio 2023

di MARCO ZACCHERA 

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Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati de IL PUNTO e altre news:   www.marcozacchera.it

 

Sommario: Terremoto – Europa – Domenica al voto – Sanremo – quanto vale Di Maio?-  Digiuni light – Il Giorno del Ricordo

 

I terremoti sono una cosa tremenda, imprevedibile, sconvolgente. L’ultimo sisma in Turchia e in Siria ha colpito una regione povera e già disastrata da 12 anni di guerra, dimenticata dai media per la crisi in Ucraina. Davanti a queste tragedie mi sembra che tutte le nostre questioni diventino piccole, insignificanti, futili. Eppure leggo che nonostante il disastro l’infinita guerra civile siriana non si è fermata neppure per il terremoto e che i “governativi” avrebbero continuato a cannoneggiare i ribelli a pochi chilometri da Aleppo neanche due ore dopo le scosse, insistendo perché non vengano aiutati i “ribelli”. Follia umana, siamo peggio delle bestie.

 

EUROPA A DUE VELOCITA’

Il rapporto preferenziale economico, energetico e militare tra Francia e Germania è una realtà che non viene più nemmeno nascost,a ma contraria ai principi fondativi dell’Unione ed è un aspetto che sottolinea la necessità di come sia davvero ora che l’Italia e altri paesi mediterranei ripensino seriamente al loro ruolo in “questa” Europa che mi piace sempre di meno.

Purtroppo – grazie a decenni di malagestio politica –  siamo in grandi difficoltà, “incravattati” dai debiti e ricattati dalla BCE, dobbiamo sopportare e subire l’asse franco-tedesco, dobbiamo accettare idiozie pseudo-ambientali e una linea di politica estera ed energetica che ci danneggia, tacere sul problema immigrazione con la Francia che fa la sbruffona ma con la coscienza sporca, accettare politiche agricole assurde e avanti di questo passo.

No, non ci siamo, anziché perdersi dietro a cretinate e dibattiti sul nulla, tutta la politica italiana ma soprattutto il centro-destra deve riaprire con coraggio un discorso serio sui nostri rapporti in Europa cominciando ad apertamente sottolineare pubblicamente una certa insofferenza.

Su con la schiena, cominciamo a parlarne… e se solo Gentiloni ci rappresenta ufficialmente, ricominciamo a valutare se non sia ora di riconsiderarne il ruolo, l’Italia non è solo PD!

 

DOMENICA AL VOTO

Ne parlano in pochi – c’è Sanremo!!! – ma domenica le due più importanti regioni italiane vanno al voto e si parte dal pareggio (1 a 1) tra i due schieramenti in campo. Un test per la Meloni e il suo partito, un’occasione per capire meglio l’aria che tira e quindi indirettamente anche un primo di bilancio per la popolarità del governo.

A quasi quattro mesi dall’esordio l’esecutivo non ha fatto la rivoluzione, il catastrofismo si è dissolto, l’onda nera antidemocratica non c’è stata ed è rimasto solo Calenda a considerare la Meloni “semifascista”. Noto che il governo non è attaccato su cose importanti, ma piuttosto con polemichette quotidiane incentrate sulle dichiarazioni più o meno opportune di personaggi della maggioranza. Qualcuno non ha evidentemente ancora capito che stare al governo impone di non correre dietro alla visibilità di un giorno, ma armarsi di silenzio e di pazienza: è un po’ diverso che vivere all’opposizione. La Meloni l’ha capito subito, altri un po’ meno.

 

MA QUANTO VALE GIGGINO ?

Ma quanto vale – in termini politici, ma anche di qualità – l’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio? Aspetta con ansia una nomina in Europa per recuperare lo stipendio che – se confermata – sarebbe un oltraggio alla pubblica decenza essendoci migliaia di persone più indicate di lui per occuparsi di politica energetica nei Paesi del Golfo. Il tutto con l’aggravante di un falso pseudo “concorso” bandito dall’Europa che poi sceglie in chiave squisitamente politica e non certo meritocratica.

Intanto Di Maio bussa alla porta del PD dove credo non porterebbe nulla se non il voto di alcuni parenti (pochi, la sua famiglia una volta era vicina ad Alleanza Nazionale) riproponendo una domanda: ma cosa serve al PD tirarselo in casa? Cosa porta in dote visto che è stato sfacciatamente umiliato alle elezioni nonostante tutti i suoi traffici per aggirare la legge elettorale ed inventarsi un partito all’ultimo secondo. Tabacci docet, ma l’inossidabile ex DC è più sgamato di lui e almeno si è fatto rieleggere, per una volta un lombardo si è dimostrato più furbo di un napoletano.

Ma perché Di Maio non può semplicemente tornare (pardon, cominciare) a fare un lavoro qualsiasi, o magari studiare un pò e finire le scuole? Eppure vedrete che un posto glielo trovano…

 

DIGIUNI LIGHT

Il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico “non pentito” temporaneamente condannato all’ergastolo con il 41 bis per aver “gambizzato” un dirigente Ansaldo ed aver fatto esplodere due bombe contro una caserma dei Carabinieri a Fossano è da manuale sulla trasformazione mediatica di un colpevole certo in un possibile martire.

Ricordato che a condannarlo non è stato certo la Meloni ma i giudici di vario ordine e grado (compresi i soliti pasticci di competenze e rinvio a ping pong per anni delle sentenze tra Roma e Torino, la prossima puntata va in scena il 7 marzo) non sta a me dire se il 41 bis – ovvero il carcere duro – sia nel suo caso giusto, necessario o meno, ma prendo atto che dopo anni di condanna l’anarchico ha iniziatolo sciopero della fame proprio quando il centro-destra è andato al governo.

Mentre la piazza si agita e la violenza cresce, forse dall’opposizione ci vorrebbe più chiarezza.

Mi faccio infatti un paio di domande: come mai la sinistra il “Caso Cospito” l’ha scoperto solo adesso e non lo ha eventualmente risolto quando era al governo? E poi, come può uno che fa lo sciopero della fame da ben oltre 100 giorni avere ancora la forza di parlare con i mafiosi (debitamente intercettato) di una “battaglia comune contro il 41 bis” e lo stesso giorno incontrare i deputati del PD che lo vanno a trovare? Sopravvivere a 100 giorni di digiuno volontario (non dimentichiamocelo, ma evidentemente è light) mi sembra un oltraggio alla scienza medica, ma è sicuramente un buon canale di propaganda visto il clamore suscitato.

 

SANREMO

Ogni anno l’appuntamento di Sanremo già “Festival della Canzone Italiana” è sempre peggio e non parlo delle musiche o delle canzoni perché contano sempre di meno ma del contorno, ovvero lo “spettacolo” (spesso indecente pur di stupire) e lo show politico (spudoratamente di parte), Un’occasione perché “mamma Rai” paghi inconfessabili cachet ad artisti tutti politicamente dichiarati (a sinistra, è ovvio) per produrre un mega show che per mesi ne occupa il palinsesto e dove la presenza del Presidente Mattarella quest’anno mi è sembrata inutile e forse indecorosa.

Non abbiamo bisogno di Benigni per difendere la Costituzione, né dei continui richiami al fascismo, né vedere persone in mutande o che spaccano di tutto pur di far parlare di sé, o di chi ci viene a raccontare che siamo razzisti. A Benigni – tra l’altro – ricordo che se adesso la Costituzione per lui è diventata “intoccabile” nel 2016 proprio lui era con Renzi per cambiarla in occasione del referendum bocciato dal 60% degli italiani: gli hanno fatto cambiare idea le centinaia di migliaia di euro che la Rai gli ha nel frattempo corrisposto?

Ce lo spieghi, e comunque protesto di dover pagare con il mio/nostro canone obbligatorio uno spettacolo di questo tipo e quindi non vale il “Se non ti piace, cambia canale”: lo si paga lo stesso!.

Spero che finalmente il governo abbia il coraggio di affrontare il tema della TV pubblica faziosamente di parte non tanto o non solo nei TG ma soprattutto sui canali storici, culturali, di intrattenimento, nelle interviste e nelle ricostruzioni, nei palinsesti e negli autori, nelle “comparsate” e nei cachet.

Sanremo non è più un festival canoro, ma un show-porcheria e – se tutto fa “audience” – allora la prossima volta vedremo qualche Presidente arrivare in canottiera?

 

10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO

Oggi è la “Giornata del Ricordo” quella degli italiani massacrati e infoibati in Istria e Dalmazia, dei 300.000 nostri connazionali scappati da quelle terre dopo la guerra per le minacce delle bande comuniste di Tito, accolti spesso i patria come nemici e non come esuli, in tanti riemigrati subito all’estero perché per loro non c’era posto.

Dimenticati dalla storia ufficiale, nascosti perché davano fastidio alla coscienza collettiva, pagina indelebile che si vuol far dimenticare.  Io ricordo.

 

Buona settimana a tutti!

                                                                                                  MARCO ZACCHERA

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