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FOTO GAO BO高波I SCRITTURE DALL’HIMALAYA. Installation view. Photo Francesco Niccolai

GAO BO高波I

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SCRITTURE DALL’HIMALAYA

a cura di Pietro Gaglianò

 

Dopo la mostra GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya ospitata negli spazi della galleria veneziana, l’artista è protagonista di una seconda esposizione

che approfondisce ulteriormente il suo lavoro

 

La mostra prende il titolo da quello di un’opera in cui 12 ritratti di cittadini tibetani

vengono sovrapposti da scritture, in una mappatura di volti

che avvicina il Tibet a una dimensione universale

 

 

28 aprile – 12 maggio 2023

 

 

Galleria IN’EI

Sestiere San Polo, Riva del vin, 1100, Venezia

www.in-ei.it

 

Venezia, 28 aprile 2023. Dal 28 aprile al 12 maggio 2023 l’artista Gao Bo è nuovamente protagonista di una mostra negli spazi della galleria veneziana IN’EI, nuovo spazio dedicato ad artisti e architetti da Cina, Giappone e Corea. Con GAO BO高波I SCRITTURE DALL’HIMALAYA, sempre a cure di Pietro Gaglianò, lo spazio apre la seconda parte di un percorso che completa il viaggio intorno all’opera dell’artista che con i suoi ritratti fotografici realizzati in decenni di viaggi, ha avvicinato il Tibet a una dimensione universale.

 

In questa seconda tappa, IN’EI sostituisce ai mille volti dell’installazione fotografica ambientale Mandala offering, Tibet,protagonista del primo progetto espositivo, i volti segnati da parole scritte come in un flusso di coscienza direttamente sul negativo: Writings from Himalaya una serie di stampe da fotografie realizzate da Gao Bo tra il 1995 e il 2003, dai titoli evocativi – Hérétique, Invérifiable, Le Réel, Pas Autre, Rugir… – che compongono una catalogazione personale, senza gerarchia, senza ordine, di amici o sconosciuti incontrati per caso, uniti da un destino comune.

 

Il ritratto è per l’artista un modo per arrivare al cuore del Tibet che tuttora rappresenta il fulcro del suo lavoro: volti solitari che indossano maschere contemporanee per proteggersi dall’inquinamento e dal freddo, in dialogo con antiche maschere scolpite nel legno o osso, tradizionali della cultura tibetana.

Le scritte che accompagnano questi volti sono un modo per sottolinearne l’unicità, come persone e come immagini, un modus operandi a cavallo tra due culture, in cui la conoscenza di quel sentimento del tempo di matrice asiatica si mescola a un linguaggio artistico europeo.

 

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