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Politica e Società: dal Realismo dell’800 al Transrealismo del Terzo Millennio

di Renato Mammucari

La rivoluzione industriale in Europa

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L’industrializzazione intrapresa nel 1780 in Gran Bretagna trasformò il contesto sociale – politico in tutta l’Europa. L’avvento industriale ha portato l’avvento della classe operaia. Il lavoro nelle industrie era composto, in gran parte, dagli agricoltori che lasciarono le loro terre approdando nelle aree metropolitane industriali. A imporre gli obblighi di lavoro sono stati gli impresari, i quali emanavano tempi di lavoro estremamente faticosi, con un compenso basso e alcun vantaggio per l’operaio sul piano assistenziale. Siffatto costituì una spaccatura sociale tra la struttura impresaria e la classe operaia, oltre a ciò anche la mancanza di un vero sostegno da parte della classe politica. Molti artisti accolsero tale spaccatura e cominciarono ad interessarsi dello stato sociale dell’operaio e dell’inefficienza della politica. Come anche filosofi e scrittori hanno dovuto ricercare nella responsabilità politica il riesamino sulla divisione della società e dei sistemi di sopportazione che la dominavano. Si è trattato di un sintomo contorto, di cattive inconciliabilità, che portarono effetti sociologici estremi, delle cui conseguenze ne ha sofferto tutto il secolo Novecento.

 

Il Realismo della Francia all’Europa

La denominazione Realismo, è apparsa per la prima volta in Francia, attorno al 1850, per opera del pittore Gustav Gourbé, due anni prima, a causa dei moti, l’artista sceglierà di intervenire nella politica disponendosi attraverso l’arte come mezzo per attivare vantaggi nella vita sociale dei sottomessi. Courbè immaginava l’arte che fosse in grado di migliorare la classe popolare della società moderna, coloro i quali lo fecero arrivare al Realismo sono stati lo scrittore Charles Pierre Baudelaire ed il sociologo Pierre – Joseph Proudhon. Con il Realismo si abbandona di ricercare l’antecedente per indirizzarsi all’odierno, questioni nascenti relative alle condizioni lavorative dell’allora cosiddetta rivoluzione industriale.

I principali esponenti, oltre a Coubet, sono Millet e Daumier. Il Realismo anticipa l’impressionismo diffondendosi in tutta Europa, soprattutto in Italia. Il Realismo offriva una riflessione ai soggetti dell’uomo comune, raffigurando gli ultimi, trasmettendo un legame al sociale ed una ricerca attraverso i valori civili. Il Realismo è la visione naturale della realtà e gli artisti delle correnti realiste si sono incrociati e avvicendati in molteplici modi nella realizzazione delle loro opere, nel diverso pensare e nella capacità di osservazione nel succedersi dei tempi.

 

In Italia: da “Corrente” al “Realismo esistenziale” – dalla “Transavanguardia” al “Transrealimo”

In Italia, tra le due guerre, si sviluppa il realismo sociale di temperamento politico, che espresse le avvisaglie di alcuni artisti come Guttuso, Treccani, Birolli, Migneco, Cassinari, Sassu, Morlotti, Vedova, riuniti con il nome di Corrente. Il Gruppo di Corrente si pose subito in discordia con il Gruppo Novecento di Margherita Sarfatti amica del Duce, sia a livello politico sia formale, poiché gli artisti erano più interessati nell’assoggettare il mondo reale dell’interpretazione individuale. Inoltre gli artisti di Corrente offrirono un’arte partecipe al mondo civile, con un figurativo idoneo a rappresentare significati tratti della vita reale e della condizione di vita comune. L’indagine espressiva comportava la rappresentazione come sudata confutazione dell’esistenza e alle disparità della classe lavorativa.

A Roma tra il 1928 e il 1945 s’imponeva la Scuola Romana di Via Cavour, con Mafai, Scipione, Antonietta Raphael, Cagli, Mazzacurati, Mirko Basaldella, Melli, Fazzini, Ziveri. A Milano nel 1957 emerge il Realismo esistenziale, nell’esplicitazione del critico Marco Valsecchi, si trattava di un orientamento che si opponeva alle disumane condizioni sociali e nella condivisione del necessario sostentamento per la sopravvivenza dell’uomo. Diverso dal Realismo di Corrente, quello esistenziale ripercorre la filosofia di Sartre e di Camus, per poi scoprire un rilancio negli anni ’60, un orientamento non solo appropriato esteticamente, ma particolarmente intimo con diverse forme soggettivistiche che vanno ad esprimere un certo malcontento civile. Nascono, inoltre, il realismo ideologico, psicologico, visionario e il realismo magico, mostrando diversi artisti tra i quali: Antonio Donghi, Fabrizio Clerici, Enrico Baj, Titina Maselli, Valerio Adami, Alberto Sughi, Ennio Calabria, Renzo Vespignani, Renato Manbor, Piero Guccione, Giuliano Vangi. Proseguendo poi nella nuova stagione indicata negli anni ’70 come: “Nuova figurazione”.

Gli anni ’80 e ’90 vedono un duplice orientamento di tipo neoespressionismo con la Transavanguardia da una parte e dall’altra il divulgare del Transrealismo Italiano, senza l’esclusione delle vicende di cronaca dal mondo e al modo di vivere e di pensare delle nuove società nella ricerca di nuovi linguaggi in virtù delle nuove tecnologie.

 

Il Realismo in Europa e in America

In ugual modo la Germania ha il suo realismo sociale chiamato Nuova Oggettività con Otto Dix e George Grosz che rappresentavano il loro dissenso in opposizione dell’allora classe borghese e del Nazismo.

In Inghilterra un gruppo di artisti, favorivano nuove configurazioni di realismo: Francis Bacon con le sue figure trasformate, lacerate, graffiate e furiosamente sdegnate che paiono disgregarsi, costituiscono il fraseggio personale tortuoso, intimo, dell’artista che vive infelicemente la sua realtà, infierendo sull’uomo contemporaneo rimandando così la propria esistenza a se medesimo. David Hockney con i suoi ritratti, di amici e familiari, i suoi habitat con nature morte, paesaggi e piscine richiama un realismo della reminiscenza dalle cromie passionali ed eccitati. Lucian Freud, con i suoi ritratti audaci, documenta un’energia di possente emotività realistica esasperata. Un’interiore esplorazione corporea allo scopo di raccontare l’inconscio dei sottoposti raffigurati.

Negli Stati Uniti, Edward Hopper, Maestro del Realismo statunitense è stimolato dalla sistemazione di elementi figurativi urbani e delle costruzioni subalterne, all’esame prospettico per un’osservazione dello spazio solitario metafisico combinato all’ambiente, portato a particolari momenti emotivi della giornata.

 

I nuovi realismi dal ’900 al Terzo Millennio

Tra i nuovi interpreti del nuovo pensiero realista, appare Marcel Duchamp, una figura, che non sembra apparentemente avere a che fare con il realismo, infatti, egli respinge qualsiasi opera che raffigurava la realtà, come facevano gli impressionisti, invece osservando i suoi Ready-made da un altro punto di vista troviamo tanta realtà. Nel 1913, usa proprio l’oggetto fisicamente reale facendolo diventare un’opera d’arte, caricandolo di concettualismo, anteponendo un criterio più cerebrale nell’azione processuale nella comprensione del siffatto oggetto. É stato il principale artista a convertire in opera d’arte il manufatto reale di aspetto comune, privandolo dalla sua funzione abituale, facendolo diventare un’opera d’arte, avente già una sua propria estetica. Su influenza di Duchamp nel 1960 appare il Nouveau Réalisme movimento artistico fondato dal critico militante Pierre Restany, gli artisti usarono accumulazioni di oggetti presi dalla realtà quotidiana, l’arte s’impossessava della vita, in una comunicazione e partecipazione sociologica.

Nel 1956 in Inghilterra viene fuori la Pop Art per poi diffondersi negli anni Sessanta negli Stati Uniti: gli artisti interpretano la realtà dell’oggetto comune dandogli rilievo e riconoscibilità nella quotidianità di tutti i giorni, come anche il cibo conservato in scatola, l’arte diventa cultura di massa con Campbell’s soup cans di Andy Warhol che l’industria produce, diventandone raffigurazioni e simboli del consumismo.

Vediamo in questo modo, attraverso il secolo ’900, che l’indirizzo realista si sia trasformato e consolidato in animo delle avanguardie storiche sino a divenire un fenomeno universale con il Transrealismo, diffondendosi dagli Stati Uniti, all’Italia e all’Europa, con una nuova percezione della visione della realtà valutandone tecnologie e progressi scientifici, avversandosi contro ogni accademismo artistico e letterario, soprattutto contro tutti quelli che usano impropriamente e superficialmente il termine Transrealismo, che nulla hanno a che fare con il movimento, oltretutto non supportato da alcun critico storico dell’arte o letterario.

 

Dall’America all’Italia: il movimento del Transrealismo

Il movimento del Transrealismo è stato generato in America negli anni ’80, con l’uscita di ‘A Transrealism Manifesto’ redatto nel 1983 dal matematico-scrittore Rudy Rucker originalmente come primordio letterario e poi negli anni ’90 nell’arte multimediale del Transrealismo in Italia ad opera del critico Antonio Gasbarrini, traghettando il movimento artistico al Terzo Millennio riconoscendo negli anni ’80 e ’90 le epoche più energiche e feconde di rinnovamento dell’arte contemporanea. Viene così teorizzato nel 1995 il Transrealismo italiano dallo stesso Gasbarrini, il primo critico d’arte militante che, con intuizione avveduta, avverte la trasformazione nella nostra società dell’era tecnologica digitale, fra arte reale, arte virtuale e progresso scientifico. E lo percepisce in Italia con Francesco Guadagnuolo definendo, le sue opere transreali, nell’introduzione a “L’idea di ‘visionario’- Dalla 3D alla RV”, Edizione Angelus Novus 1995 (3D si riferisce alla visione tridimensionale, RV sta per Realtà Virtuale) con la felice mostra presso il “Castello Forte Spagnolo” – Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila che tanto fece parlare per l’affermazione e il consenso del pubblico, notificando Francesco Guadagnuolo il principale artista passato in rassegna, istituendone e diffondendo una nuova arte che segnala il visionario con le sue indagini sulla realtà che viviamo, permettendoci di ricercare potenziali passaggi percettivi che hanno trasfigurato la visuale dell’operato estetico. Il Transrealismo è proiettato ad obiettivi ‘oltre’ la realtà per esprimere un nuovo pensiero per l’arte e per la storia socio-culturale della società contemporanea.

Se il Realismo dell’800 osservava le questioni nascenti relative alla condizione dell’allora epoca della rivoluzione industriale, dopo più di un secolo il Mondo è letteralmente cambiato, questo cambiamento radicale coinvolge sia il pensiero sia il modo di vivere. Infatti, con il Transrealismo italiano del terzo millennio l’arte si colloca al centro in maniera risolutiva della vita, della nostra condizione, del mondo del progresso scientifico/tecnologico e delle nuove società nascenti, perché spazio e digitale appariranno sempre più immessi in un umanesimo integrato che ormai ci appartiene, per orientarci a identificare e sviluppare al meglio la cultura presente e quella del domani, senza che questo possa mai farci perdere la nostra identità, rimodellando il nostro mondo nella nuova visione a più parti. Accettando oltre a ciò la connessione “arte e politica”, che diventano elaborazione mentale che contraddistingue nell’arte trans-reale uno spazio dove la condizione umana possa trovare beneficio sociale e salvazione ambientale. Per questo interesse politico al sociale, il Transrealismo italiano ha sviluppato una progettazione: “L’arte come processo assistenziale per l’uomo”, affinché la creatività artistica possa riconoscere le problematiche delle realtà della vita e per far questo è necessario comprendere l’Arte come valore per l’umanità intera. L’arte Transreale trasfigura il mondo reale per cercare valori che porteranno a “Pensare al futuro” una piattaforma formale e costruttiva, per una nuova competenza culturale dell’arte, nella confortante certezza, che non è possibile vivere, se l’uomo non si pone nella pienezza della realtà che ci circonda e nel riconoscerla, sunteggiando ragione e motivazione.

Il Transrealismo è l’ultima conclusiva avanguardia internazionale che chiude il ’900 e celebra l’inizio del XXI secolo, comprendendo le esigenze del mondo culturale e della comunicazione mass-mediale in funzione del tempo storico che stiamo vivendo. Guadagnuolo è il massimo esponente del Transrealismo italiano, la sua arte non solo è connessa all’applicazione delle avvisaglie del vivente che si compone nello spazio-tempo, ma anche un’indagine artistica di un’immensa realtà oltrepassabile su principi pragmatici e miranti malgrado quello che giunge inaspettatamente dal mondo, per ritrovare quel filo conduttore ad indicare il bene collettivo ambito da sempre dall’essere umano.

L’arte Transrealista di Guadagnuolo è protesa nell’indagine della realtà universale, condensando nelle sue opere l’ampia partecipazione con il mondo concreto, con tutte le insidie e pericoli connessi, e con la prerogativa di pensare e di studiare a fondo le realtà comunicanti, contestando falsità, disonestà, convenzionalismo, frenesia narcisistica d’individualismo e di edonismo sociale sono, purtroppo, le condizioni del nostro tempo. Guadagnuolo traduce i fatti attuali impiegando una nuova presa diretta della realtà, capire cosa c’è dietro unendo storia, inchiesta e culture diverse tra mondo orientale e occidentale, tenendo saldo un legame sociale della realtà pubblica. Guadagnuolo parte dal comprendere la realtà culturale italiana per andare oltre estendendo la visuale sulla realtà culturale mondiale, sui rapporti sociali connessi alle contrarietà della storia, pur conservando sempre gli ideali di indipendenza, identità culturale e ragionevolezza. Concesso che la ragionevolezza possa essere costretta, a volte, alla sconfitta essa dovrà comunque restare tutte le volte a fronteggiare le egemonie malvagie, così come dovrà rimanere a fronteggiare le falsità ipocrite che s’imbattono spesso nei comportamenti umani.

Dipingere, scolpire e incidere, portando la vita nelle sue opere con le tragedie e le folli guerre causate dalla violenza umana, l’artista ne riscontra l’importanza dello Stato democratico come principio di libertà, al fine di non piegarsi mai alla prepotenza degli abusi da qualsivoglia potere esso provenga.

 

L’impegno civile e sociale di Guadagnuolo

Guadagnuolo è un artista sensibile ai valori sociali, tenace sostenitore delle libertà, di cui accusa i trafficanti di esseri umani nello sfruttamento lavorativo, che avviene attualmente nel transito emigratorio specie da quello africano. L’esistenza ancora del sottosviluppo da parte dei Paesi del Terzo Mondo, le corruzioni politiche e ancora disumanità. Benevolmente, invece nel porre nella sua opera le grandi disposizioni di uomini che con il loro contributo hanno dato e riescono ancora a dare dignità e valore alla vita umana.

Già dagli anni giovanili ’70 dipingendo le prime opere, Francesco Guadagnuolo sente essere vicino alla sua Sicilia più povera, nella professione di fede che l’operato artistico debba avere anche la forza di conseguire un compito sociale. Politica e dramma vengono fuori dagli iniziali dipinti. È del 1972 “Burocrazia” realizzata appena sedicenne, opera simbolo della politica passiva e “La tragedia della nave Heleanna” simbolo di pittura drammatica. Sono ancora di questi anni le opere come “Tragedia in miniera” e il “Precario lavoro siciliano”.

Nel 1974, per impegnarsi pienamente alla pittura, si trasferisce a Roma con il fine di estendere le sue prospettive nella funzione dell’arte. Nella capitale è accolto da critici, pittori, poeti, musicisti e scienziati tra i tanti: Palma Bucarelli, Dulio Morosini, Antonio Del Guercio, Pericle Fazzini, Emilio Greco, Bruno Caruso, Francesco Pennisi, Mauro Bortolotti, Giuseppe Arcidiacono. Altre amicizie rilevanti che lo accosteranno per anni sono Rosario Assunto, Nicola Ciarletta, Ennio Francia e Giovanni Fallani. A Firenze Mario Luzi, Alessandro Parronchi e Piero Bigonciari. A Milano Guido Ballo, Mario De Micheli e Alda Merini. Per quel suo trasporto di conoscenza e informazioni compie percorsi per l’Europa in particolare tra Parigi e gli Stati Uniti cooperando con intellettuali di diverse Nazioni, per quella sua forte percettibilità verso le argomentazioni culturali e sociali.

L’interesse politico lo porta a realizzare nel 1983 la cartella di acqueforti “L’Uno”, “I Pochi”, “I Troppi”, “L’Antidoto” sulle quattro commedie dell’Alfieri per un dibattimento pubblico sulle più oneste costituzioni di governo, sul seguito dello spirito dell’Alfieri ostile alla tirannia, all’oligarchia, alla demagogia e benevolo all’impianto di governo composito, di modello anglosassone. Come trovare quell’antidoto liberatorio, contro quelle forme di governo tiranniche, avverse all’Alfieri, nella ricerca di una società civile realmente umana e comprensiva. Nel ’91 il ’Golpe in Russia’ fallisce, per la Russia è la fine del comunismo, c’è il coinvolgimento verso una diversa situazione politica per Guadagnuolo in ambito artistico realizza la mostra: “San Pietroburgo – c’era una volta Lenin” che deriva dalle funeste traversie dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dove l’artista rende visibile la responsabilità politica di Mikhail Gorbaciov, quando in maniera imprevista, guida la Russia nelle prossimità della democrazia, avvertendo a quel tempo l’influenza di San Giovanni Paolo II nei cambiamenti epocali dell’ultimo ’900. Il modo in cui l’URSS venne a mancare fu di sicuro apportatore di effetti che, stentatamente, a più di trent’anni di storia politica, si potrebbero mostrare non sempre favorevoli. Così s’interrompeva un capitolo della storia e se ne svolgeva uno insolito, che tuttora viviamo e che non sappiamo dove andrà a puntare. Questo suo lavoro è ritornato attuale nelle vicende della recente guerra Russia/Ucraina, anche questa volta la sensibilità di Guadagnuolo artista-politico, ha voluto documentare con un ciclo di opere descrivendo la guerra mese per mese come anche l’interesse per la crisi energetica europea nel fallimento della detta globalizzazione. Il suo lavoro può essere definito un grande reportage-intellettuale. Egli si scopre ad elaborare un’arte trans-reale nello spazio/tempo come incremento della portata conoscitiva, della più credibile trasmissione visiva multidimensionale universale, ciò porta a fare uso di forme nelle nuove prospettive nelle diverse percezioni. Laddove il prescritto “trans” segna il concetto di inoltrarsi “al di là” o “oltre” la percezione e trasmissione della realtà che fluisce nello spazio-temporale, nel riesame, nelle conformazioni significanti con la storia attinente all’innovazione scientifica e tecnologica che accompagnano la crescita delle popolazioni. In termini politici il suo lavoro è portato, ai  fini della libertà, nella ricerca delle verità storiche e di giustizia sociale. Ciò sorregge a riavvicinare il mondo che Guadagnuolo con le sue inchieste artistiche soccorre a scoprire, a comprendere, a rivelare, senza ombre, senza apparenze, nel suo rilevante transrealismo aperto ai nuovi linguaggi. Questa fondamentale importanza è necessaria affinché le moderne tecnologie diventino evoluzione creativa, come progetto d’insegnamento di Guadagnuolo e, le strutture politiche culturali pubbliche dovranno diventare centri di trasmissione educativa che si prendano carico e l’onere di organizzare, alle nuove generazioni, le attuali espressioni artistico scientifiche-tecnologiche per scoprire le nuove realtà e imparare a percepirle in un diverso mondo trans-realmente mutato. Vecchie società dalla politica ormai stantie, potranno fare posto ad altre nuove dinamiche società con valide e buone disposizioni con piani di lavoro responsabili che affrontino nella razionalità il valore dell’esistenza del mondo, ponendosi nella sua polarità metastorica la forza nell’incidere il potenziale formativo nell’umano, nella storia, nel sociale, nonché nella politica stessa.

 

Il suo lavoro artistico – civile e politico arriva nei Palazzi Istituzionali

Il suo lavoro artistico – politico inizia da un tracciato che è stato denominato “rapporto creativo della cronaca moderna”, fra cultura e politica, denunciando mali e drammi, con quella sua naturale presenza che lo identifica in cui è diventato personaggio pubblico.

Alla fine degli anni ’90 viene invitato al Senato per l’Intergruppo Parlamentare, con le sue opere pubbliche, nei Palazzi Istituzionali, nell’avere avvalorato, non solo competenza nell’arte ma comunicazione sociale e impegno politico nel cooperare, con la sua attività, alla promozione di diritti umani e ai valori civili.

Nel luglio 1997, su proposta della Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, ha origine la costituzione dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, composto di duecentocinquanta tra Senatori e Deputati, favorendo anche la formazione di un Intergruppo Mondiale. L’obiettivo è di mantenere alto l’avvenimento del Grande Giubileo con progetti impegnati ad argomenti che riguardano l’evoluzione del genere umano e delle diversità sociali che hanno provocato l’oneroso debito delle Nazioni più povere. L’Intergruppo Parlamentare dà incarico al Maestro Guadagnuolo, di trattare con l’espressione artistica i temi che utilizzeranno i politici. Una ponderata preferenza, data la competenza di Guadagnuolo, in soggetti di particolare rispondenza per le classi umane contemporanee e per le incertezze e i quesiti che ancora attanagliano il mondo intero. Nei molti lavori affidati c’è l’opera sul contenuto politico del “Debito Estero” che porterà una delegazione di Parlamentari italiani ad assegnare all’

ONU, il 5 aprile 1999, la tela di Guadagnuolo, nello svolgimento di una manifestazione dove è stato diffuso il Progetto di proposte stabilite per l’evento giubilare.

L’opera è esposta permanentemente nella Sede dell’ECOSOC del Palazzo di Vetro di New York, dedicata alla promozione dell’economia e all’avanzamento dei Paesi bisognosi. Il dipinto è stato consegnato, per il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, al Presidente dell’ECOSOC, l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci, il quale ha spiegato: «Il quadro di Guadagnuolo è un simbolo della vocazione dell’Italia alla cooperazione verso il Terzo Mondo. Ma è anche l’occasione per lasciare una traccia del nostro contributo alla lotta per lo sviluppo e per i diritti umani anche quando l’Italia non avrà più la Presidenza dell’ECOSOC».

La prima serigrafia del dipinto è stato messa a disposizione del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, il quale, si espresso rivolgendosi all’artista: «È proprio bello, sono onorato». E Guadagnuolo: «Ho voluto rappresentare, sotto metafora, come il mondo opulento e ricco dovrebbe comportarsi nei confronti della parte del pianeta ancora sotto la morsa della fame e del sottosviluppo. Ne è uscita un’opera carica di suggestione, dove i due emisferi a confronto sono uniti da due mani che si protendono ad offrire del pane, per significare che il mondo dovrebbe unirsi in un impeto di giustizia e di solidarietà per assicurare a tutti gli uomini della Terra una vita dignitosa, degna di essere vissuta».

Nel Gennaio 2000, al Teatro Politeama di Palermo, durante il Convegno “Mediterraneo: i diritti umani nell’anno del Giubileo”, è stata presentata la mostra “L’arte che guarda all’uomo”, comprendente “La Pietà del 21° secolo”, “Il Debito Estero” la “Crocifissione” e il “Presepe dell’accoglienza”.

Gli viene fatta realizzare inoltre l’opera “Il Cammino dell’Umanità”, esposta a Palazzo Marini della Camera dei Deputati, in occasione dell’incontro con tutti gli Ambasciatori accreditati presso il Quirinale e presso la Santa Sede, sono intervenuti: il Presidente della Camera Luciano Violante, il Presidente del Senato Nicola Mancino, il Ministro degli Esteri Lamberto Dini, il Presidente del Comitato del Grande Giubileo dell’Anno 2000, Card. Roger Etchegaray, il Segretario Mons. Crescenzio Sepe e i due Sostituti della Segreteria di Stato, Mons. Giovanni Battista Re e Mons. Jean Louis Tauran.

La questione della Pace è sempre stata avvertita da Guadagnuolo, tanto da venirgli affidato l’incarico di un lavoro artistico da riservare al problema esistenziale fra israeliani e palestinesi, l’artista rappresenta Shimon Péres e Yasser Arafat nel gesto di compilare la scritta Peace, orientandosi al memorabile colloquio di Oslo del 1993. L’occasione è stata data dal viaggio di una Delegazione dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, guidata dal Presidente Sen. Ombretta Fumagalli Carulli. Durante l’intrattenimento, la delegazione fa presente dell’opera di Guadagnuolo ad Arafat, il quale lo riceve con effettivo calore umano, a Ramallah nel Palazzo Presidenziale Muqata, dove si trova tuttora ed è in tale occasione che l’artista dà la propria parola a compiere un’opera di grandi dimensioni sull’argomento Pace fra israeliani e palestinesi. L’opera viene completata nel 2001 intitolata: “Palestina Anno 2000” chiamata anche “Pace in Terra Santa”, la grande tela (175×400 cm), traendo ispirazione nei luoghi della Palestina e dal suo incontro con il Presidente Arafat. L’intento era di evidenziare ed auspicare che tra i due popoli, israeliani e palestinesi, attualmente antagonisti, possa aiutare a vincere la spirale della violenza, a ritrovare il rispetto scambievole e una pace duratura.

Nel 2000, nell’ambito del Convegno “Gli Istituti di Pena dopo la Riforma Sanitaria”, organizzato dalla San Vincenzo de’ Paoli in occasione della giornata del Giubileo dei carcerati, al Senato della Repubblica – Palazzo Bologna è stata presentata l’opera “Redemptio” un dipinto di riflessione spirituale sulla condizione umana nelle carceri, che ha incontrato l’interesse tra gli altri dell’allora Vice Presidente del Senato Sen. Ersilia Salvato e del Direttore Generale D.A.P. Dott. Giancarlo Caselli.

Una stimolante cartella storico-politica che si è avvalsa della collaborazione del Presidente Giulio Andreotti “Testimoni del nostro Tempo”. Si è trattato di un ciclo di opere su politica, società e cultura, dove autorità della Chiesa e della politica offrono documentazioni autografe, congiunte nell’opera grafico-pittorica, a beneficio delle nuove generazioni. Un’esposizione della vita e del magistero di Personalità che hanno distinto la Storia.  L’uscita della prima raccolta con gli scritti di Giulio Andreotti è rivolta ad Alcide De Gasperi. La seconda con le meditazioni di San Paolo VI, preparati da Mons. Pasquale Macchi, il Segretario personale del Papa.

A dimostrazione, nella versificazione di Guadagnuolo, tra arte e politica, è necessario riportare la sequenza dell’impegno delle composizioni pittoriche “New York – New York 11/O9/2001: before and afterwards”.  Sono opere dettate dal drammatico avvenimento dell’11 Settembre 2001, attinente al mortale assalto alle Twin Towers di New York.

Il 2001 è proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale del Volontariato. Anche in questo caso è affidato a Francesco Guadagnuolo il compito di realizzare una grande opera (300 x 200 cm) sul tema “Il Buon Samaritano del Terzo Millennio”, simbolo del Simposio Internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, che si svolse in Vaticano, presso la Sala Nervi, alla presenza del Santo Padre, del Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan e di numerose autorità del Governo Italiano.

Tutte opere realizzate nei periodi di attuazione dei quadri di capacità creativa – politica e sociale scelti con l’intento di presentare testimonianza di valore formale e di contenuto politico conseguiti da Guadagnuolo nell’azione di una politica aperta ai fatti che più hanno lasciato tracce storiche importanti che hanno cambiato nel bene e nel male il percorso degli ultimi cento anni, rendendo così una descrizione rivelatrice nella capacità incisiva documentati nel volume “Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Guadagnuolo” (a cura di Antonio Gasbarrini e Renato Mammucari, Edizioni Angelus Novus e Tra 8 & 9 – 2011), nella molteplicità del suo impulso creativo.

Guadagnuolo è una personalità versatile, in condizione di eccellere nell’operosità dell’arte, sperimentando sempre nuovi lavori di contenuto, mai ripetitivo, in varietà multimediali e interdisciplinari che affrontano tematiche oltre la politica e l’economia, estendendosi dalla letteratura alla musica, dal teatro alla scienza, basterebbe ricordare lo stimolo che formula nell’osservare i quadri ‘Arte e Poesia’ attraverso i suoi segni grafico-pittorici con la collaborazione di scritture autografe poetiche di 500 letterati un pò di tutto il mondo, dando moventi culturali internazionali, idee ed emozioni inedite.

Nel Terzo Millennio Guadagnuolo è coinvolto, a dimostrazione di attivista, nelle sue battaglie culturali contro la piaga dei femminicidi o nelle capacità espressive contro il mortale virus Covid-19 ed ancora contro la follia della guerra Russia – Ucraina.

In questo modo Guadagnuolo dà voce e forma alla problematicità della condizione umana del nostro tempo, mirando alla liberazione dal senso d’inquietudine che spesso l’uomo in tempo di Covid e post ha avvertito e avvertirà ancora per lungo tempo. I caratteri di questa crisi vengono osservati da Guadagnuolo non nell’intento di una semplice curiosità estetica, bensì per fare della fragilità e della precarietà umana lo snodo della ricerca di un principio etico universale. Portando così il suo Transrealismo a recepire tutti i bisogni dei mutamenti della nostra vita anche quando saranno superati il Covid e la guerra Russia Ucraina, la storia culturale e la percezione della realtà di certo non sarà più come prima.

La raffigurazione del corpo dilaniato dalla guerra e dalla fame viene rappresentata in una realtà che si potrebbe vedere nell’opera di Guadagnuolo, un’allegoria di un viaggio in terra ucraina, la cui meta finale è di cercare di impedire altre stragi, altre guerre. Un’arte intrisa di sentimento che ci fa sentire il dramma della storia contemporanea. Un’arte struggente, forse malinconica ma piena di vita, perché come lui ci dice: «dalle macerie della guerra c’è sempre una speranza, non la tristezza della morte. Il mio lavoro non è assenza di morte, è messaggio di pace, giacché nella guerra non ci sono né vinti né vincitori, tutti hanno fallito. In ogni caso la mia risposta alla guerra è sempre la speranza di pace». Guadagnuolo è un artista di grosso spessore internazionale, opera tra Roma Parigi e New York, da sempre sensibile alla Pace nel mondo, per questo è stato insignito nel 2010 del titolo di Ambasciatore di Pace dell’Universal Peace Federation – ONG accreditata con “Special Consultative Status” presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite.

Guadagnuolo, in relazione culturale con la profondità della vita, pone le basilari pregevolezze dello Stato democratico che comprende, comprensione, onestà, rispettabilità umana, non negoziabili e al primo posto pone la ricerca della verità, della quale non abbandona in nessun caso l’aspettativa. Sensibile nel rifiuto di certi complessi istituzionali che persistono ancora inefficacia e sofisticazioni. In particolare se pensiamo ai molti uomini di buona volontà che sono stati vittime del potere, della prepotenza, che non hanno avuto giustizia.

Ci sembra opportuno ricordare ciò che ha scritto Mons. Carlo Chenis: «Guadagnuolo fa il “Politico” perché confida nella possibilità di adoperarsi per un nuovo umanesimo d’ispirazione cristiana, onde dare maggiore dignità alla “città dell’uomo”. Questo programma non lo attua con i sofismi del “politichese”, ma lo presenta con i grafismi della pittura, così da essere indubbiamente più convincente».

Osservando i suoi lavori ci rendiamo conto quanto siano premonitori, per la ragione che proprio l’arte è in grado di procurare gli accessi del modo di leggere la realtà della vita. Leonardo Sciascia diceva: «Continuo ad essere convinto che la Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo odierno». Queste parole mi fanno pensare a quella sicilianità in grande che anima la forza di personalità siciliane che hanno dato notevoli contributi culturali, di cui citiamo alcuni del nostro tempo: per l’arte: Guttuso, Fiume, Greco, Guadagnuolo. Per la letteratura: Sciascia, Bufalino, Camilleri. Per la scienza: Majorana. Per la musica: Battiato. Per il cinema: Tornatore. Sono proprio i siciliani che spesso hanno il pregio della visionarietà e percepiscono ciò che gli altri non vedono, nel comprendere la realtà che si trasforma. É per questo che l’arte è vita, un umanesimo integrale, ancora più se pensiamo al momento storico che viviamo, così indispensabile nel riorganizzare e riconsiderare il futuro, partendo dalla classe dirigente, che sia davvero efficiente nel riflettere l’importanza sociale nella crescita del potenziale umano, per percorrere da ogni parte del mondo ciò che possa innovare nel frenetico movimento che a noi tutti ci appartiene.

Renato Mammucari

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