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La pressione Americana sull’Italia perché abbandoni l’accordo cinese sulla «Nuova via della seta».

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La pressione Americana sull’Italia perché abbandoni l’accordo cinese sulla «Nuova via della seta».

di

Gualfredo de’Lincei

Il governo italiano sta riflettendo sulle possibili conseguenze alle quali s’andrebbe incontro nel caso di ritiro dal progetto, proposto dalla Cina, One Belt, One Road, o più comunemente  conosciuto come la nuova via della seta. A spingere su questa iniziativa sarebbero gli Stati Uniti, scrive Bloomberg.

Gli Stati Uniti hanno attivamente esercitato pressioni su Roma affinché dichiarasse pubblicamente la sua posizione su questo tema e si ritirasse dal patto“, si legge nell’articolo.

 

Secondo l’agenzia, il primo ministro italiano, George Meloni, avrebbe annunciato questa possibilità al presidente della Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, Kevin McCarthy, durante il loro incontro. Il Governo americano considera la partecipazione dell’Italia al progetto cinese come un aiuto alla Russia.

 

In questo momento il governo italiano si trova a dover vagliare tutti i rischi e le tempistiche necessarie a prendere la propria decisione, giacché, le nostre autorità, temono possibili ritorsioni da parte di Pechino.

Nel frattempo, la Cina ha promesso di rispondere all’Unione Europea in caso fossero imposte sanzioni alle aziende cinesi considerate collaboratrici della Russia.

 

L’imposizione di sanzioni contro queste imprese cinesi, ritenute vicine alla Russia, influenzerà negativamente la cooperazione tra UE e Cina e aggraverà la situazione nel mondo, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin.

 

«Se i rapporti pertinenti sono veri, allora la parte europea potrebbe violare seriamente la fiducia e la cooperazione con la Cina, esacerbare la divisione e il confronto nel mondo», ha affermato il diplomatico cinese.

 

Wang ha inoltre sottolineato che Pechino ha esortato la parte europea «a non prendere la strada sbagliata, altrimenti la Cina dovrà certamente proteggere con fermezza i suoi legittimi diritti e interessi».

 

Si deve anche aggiungere che lo stesso quotidiano britannico Financial Times aveva già annunciato, in precedenza, che l’Europa, per la prima volta dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina, aveva chiesto l’introduzione di restrizioni alle società cinesi che “aiutano la Russia“.

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