Corno d’Africa, Save the Children: il destino di 20 milioni di bambine e bambini che stanno affrontando una grave crisi alimentare è nelle mani dei leader mondiali che oggi di riuniscono a New York
L’Organizzazione chiede ai leader mondiali e ai principali finanziatori di aumentare il sostegno umanitario per fornire assistenza salvavita e investire in sistemi di allerta precoce, preparazione ai disastri e programmi di resilienza.
Il destino di circa 20 milioni di bambine e bambini che stanno affrontando una devastante crisi umanitaria e alimentare nel Corno d’Africa, a causa dell’accelerazione di eventi climatici estremi, è nelle mani dei leader mondiali che si riuniscono oggi a New York, ha dichiarato Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Oltre 40 milioni di persone in Somalia, Etiopia e Kenya sono spinte sull’orlo del baratro da fenomeni meteorologici estremi che stanno diventando sempre più frequenti e gravi a causa della crisi climatica, oltre che da conflitti prolungati e crisi economiche. Senza investimenti sostenibili e su larga scala in sistemi di allerta precoce, anche le generazioni future sono a rischio.
Save the Children chiede ai leader mondiali e ai principali donatori, in occasione dell’High-level Pledging Event a supporto del Corno d’Africa, di aumentare i finanziamenti umanitari per consentire alle popolazioni di prepararsi meglio agli shock futuri e ridurre l’impatto prima che sia troppo tardi.
Il Corno d’Africa ha vissuto cinque stagioni consecutive di mancate piogge, che hanno portato alla più lunga e grave siccità mai registrata negli ultimi 40 anni. Le piogge primaverili non sono state abbastanza forti da produrre i raccolti necessari a ripristinare immediatamente i mezzi di sussistenza delle famiglie ancora provate dall’impatto di una siccità così prolungata. In alcuni casi, le piogge hanno portato gravi inondazioni, che hanno alimentato lo sfollamento e aggravato la crisi alimentare.
Ad esempio, le recenti inondazioni a Beledweyne, nella Somalia centrale, hanno fatto sfollare circa 107mila bambine e bambini in sole 48 ore, distruggendo case, ospedali e mercati, secondo quanto riferito dal personale di Save the Children nel Paese. Le inondazioni sono le ultime di una serie di eventi meteorologici estremi che negli ultimi anni hanno colpito la Somalia e arrivano dopo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, in seguito a cinque stagioni di piogge fallite che hanno decimato il bestiame e i raccolti, spingendo il Paese sull’orlo della carestia. Questi eventi climatici estremi, combinati con il conflitto in corso e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, hanno lasciato circa 8,3 milioni di persone – quasi la metà della popolazione – bisognose di assistenza umanitaria e più di 1,4 milioni di sfollati interni , molti dei quali vivono nei campi. Secondo le Nazioni Unite, prima delle inondazioni circa 6,5 milioni di persone erano in condizioni di grave insicurezza alimentare e si stima che 1,8 milioni di bambini fossero affetti da malnutrizione acuta.
In alcune zone del Kenya, le inondazioni di marzo e aprile hanno causato danni diffusi alle abitazioni, ai raccolti e al bestiame, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. In altre parti del Paese, si prospetta la sesta stagione senza piogge.
Il Corno d’Africa è anche estremamente vulnerabile alla fase di variazione dei venti e delle temperature superficiali del mare dovuti a El Niño, che probabilmente arriverà alla fine dell’anno e causerà ulteriori inondazioni, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale .
Per far fronte a questo bisogno di aiuti senza precedenti nella regione, sono necessari 7 miliardi di dollari per i tre Paesi nel 2023. Tuttavia, ciascuno di questi piani è finanziato per meno del 25%.
“Il cambiamento climatico sta provocando l’aumento della crisi alimentare nel Corno d’Africa e sta esacerbando le sfide esistenti, limitando ulteriormente l’accesso delle persone al cibo, all’acqua, ai servizi sanitari e nutrizionali e alle attività di sussistenza”, ha dichiarato Kijala Shako, portavoce regionale di Save the Children per l’Africa orientale e meridionale. “Circa 20 milioni di bambini – ovvero all’circa la popolazione dello Stato di New York, dove i leader sono riuniti per la conferenza – hanno disperatamente bisogno di aiuti per sopravvivere. Come se non bastasse, la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi anni. Questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità di tenere sotto controllo la crisi alimentare, dato che i modelli climatici rimangono irregolari e i conflitti persistono. L’unica scelta che hanno i leader mondiali è quella di impegnarsi o i bambini moriranno”.
Oltre a milioni di persone che soffrono la fame, le crisi nel Corno d’Africa stanno aumentando il rischio di violenza di genere, sfruttamento sessuale e abuso di donne e bambini, e ostacolano l’accesso dei bambini all’istruzione. Le famiglie stanno adottando misure disperate per sopravvivere, fuggendo dalle loro case in cerca di sicurezza, cibo, acqua e pascoli per il bestiame. Questo ha reso donne e bambini più vulnerabili ed esposti a rischi . L’istruzione e l’apprendimento dei bambini sono stati limitati: circa tre milioni di bambini sono fuori dal sistema scolastico in tutta la regione e altri quattro milioni rischiano di abbandonarla del tutto . Per scongiurare una catastrofe senza precedenti, Save the Children chiede con urgenza ai leader mondiali finanziamenti umanitari immediati e sostenibili per fornire subito assistenza salvavita e investire in sistemi di allerta precoce, preparazione ai disastri e programmi di resilienza.
Hali*, una madre di 40 anni, ha parlato con Save the Children da un campo per sfollati dove vive con il marito e i figli. Suo marito, che in precedenza lavorava come autista, è rimasto senza lavoro perché i mercati sono chiusi a causa delle inondazioni, rendendo difficile procurarsi cibo sufficiente per i suoi figli. Hali* teme che i suoi figli siano a rischio di malattie come la malaria a causa della mancanza di un riparo e di zanzariere. “Abbiamo perso la nostra casa e i nostri mezzi di sostentamento. Ora vivo con un mio parente che ci ha dato lo spazio per costruire una tenda per i miei figli. Non è la prima volta che siamo sfollati a causa delle inondazioni. Abbiamo perso anche il nostro bestiame. Non abbiamo acqua pulita, cibo e nemmeno un riparo adeguato. La mia figlia più piccola ha solo 15 mesi e si è ammalata negli ultimi giorni: l’ho portata alla struttura sanitaria e ha ricevuto le medicine, ora sta migliorando”.
A Beledweyne, Save the Children sta fornendo assistenza umanitaria ai bambini colpiti e alle loro famiglie, tra cui la distribuzione di acqua e servizi igienici a più di 8.640 famiglie. L’Organizzazione ha anche mobilitato le sue équipe mediche e le sue forniture per affrontare i problemi sanitari e prevenire l’insorgere di malattie trasmesse dall’acqua. Save the Children sta inoltre fornendo sostegno a circa 900 famiglie per l’acquisto di cibo.
Save the Children opera in Somalia e Somaliland dal 1951 e ha programmi a sostegno delle esigenze sanitarie, educative e alimentari dei bambini. Nel 2022 l’Organizzazione ha fornito aiuti umanitari a circa 4,3 milioni di persone, tra cui circa 2,5 milioni di bambini.
Save the Children opera in Etiopia da oltre 60 anni e il suo lavoro si concentra su salute e nutrizione, oltre che sull’assistenza idrica e igienico-sanitaria salvavita, sui servizi di protezione, sull’istruzione e sul sostegno economico. Nel 2022, Save the Children ha raggiunto circa 7,6 milioni di persone, tra cui 5,1 milioni di bambini.
Dal 1950 Save the Children fornisce assistenza ai bambini in Kenya attraverso i suoi programmi di sviluppo e umanitari. Lavora con le comunità, i partner locali e il governo per progettare e realizzare programmi che rispondano alle esigenze dei bambini più svantaggiati. Lavora, inoltre, per un maggiore investimento di risorse pubbliche e private a favore delle bambine e dei bambini. In tutto il Kenya, l’Organizzazione gestisce programmi per la salute e la nutrizione, la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, la protezione dell’infanzia, la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, l’istruzione e la risposta umanitaria.