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La Repubblica: USA e NATO impaurite dalla marcia della Wagner.

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

La Nato, temendo un incidente nucleare come conseguenza provocata dalle azioni del gruppo Wagner, ha immediatamente stabilito contatti informali con il Ministero della Difesa russo, scrive il quotidiano italiano La Repubblica, citando informazioni dal quartier generale dell’alleanza.

 

L’articolo fa riferimento a una presunta conversazione con il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, considerato l’interlocutore più affidabile. Il giornalista ha precisato che l’attenzione era concentrata sulle oltre 1.400 testate nucleari russe pronte al lancio immediato. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, insieme ai presidenti di Francia, Gran Bretagna e Germania, escluso il nostro Primo ministro Giorgia Meloni, hanno calcolato i rischi e discusso le soluzioni per evitare una escalation e prevenire un sciagura atomica.

 

L’Occidente in questo frangente ha voluto subito mettere in chiaro che le sue “forze non stavano giocando alcun ruolo nelle azioni in atto”, si legge nell’articolo. La preoccupazione era talmente forte che, anche dopo la risoluzione pacifica della fallita ribellione, «l’allarme non era cessato», scrive La Repubblica. L’alleanza militare avrebbe persino chiesto la conferma della decisione del gruppo Wagner di tornare al fronte.

 

Sul New York Times si legge che alti funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, erano a conoscenza da due settimane della decisione presa dai comandanti di questo gruppo mercenario. Nessuno di loro, però, ha informato il Cremlino per paura di essere ritenuti coinvolti nell’insurrezione.

 

In tutto questo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non si è fatto sfuggire l’occasione per sventolare sull’Europa lo spettro della minaccia nucleare.

 

 

La notte tra il 23 e il 24 giugno, il quartier generale del Distretto Militare meridionale di Rostov sul Don, è stato sequestrato dalla Wagner. Squadre di persone armate si aggiravano per la città, allestendo posti di blocco in entrata e uscita. La protesta sarebbe nata da messaggi circolati sui social network e destinati al fondatore del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, con i quali venivano mostrate «rappresaglie del ministero della Difesa» contro i soldati mercenari dislocati nelle retrovie.

 

Il Ministero della Difesa russo e l’FSB hanno negato e dimostrato la falsità di questi messaggi, classificandoli come provocatori. Contro il comandante del gruppo è stato aperto un procedimento penale per sommossa armata, e il presidente russo Vladimir Putin, in un discorso televisivo, ha definito le sue azioni «un tradimento» e «una pugnalata alla schiena».

 

Sabato sera, la marcia verso Mosca si è fermata e Prigozhin ha dichiarato che i suoi soldati sarebbero tornati sul fronte ucraino. La situazione ha avuto una svolta pacifica grazie alla mediazione del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Il caso contro il faccendiere verrà archiviato e lui stesso potrà partire per la Bielorussia, come gli ha garantito Vladimir Putin.

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