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MUSICA – Si intitola “Sei la fine del mondo” il nuovo singolo di Anto Paga

 

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Oggi la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci propone una sua presentazione del nuovo singolo intitolato “Sei la fine del mondo”, di Anto Paga – canzone, questa, che è possibile ascoltare su tutti i digital store…   

 

Anto Paga (classe 1995) è un giovane uomo per il quale l’amore è croce e delizia ed eppure proprio ciò è il suo motore e la cifra stilistica distintiva della sua arte, della sua musica, improntata al DE-SIDERARE (ed è in tale pena unita a un intenso benessere, in un connubio dal sapore agrodolce, che sopravvive l’eco della “Traviata” del Maestro del melodramma ottocentesco Giuseppe Verdi dal quale la suddetta espressione idiomatica “croce e delizia” – che, ripeto, esprime una sensazione di dolore e di piacere provata in simultanea e per il medesimo motivo – trae origine).

De-siderare che, nel cantante lombardo, è il movente dell’amare ed è proprio l’amore la ragione e altresì appunto il motore e il soggetto del suo viaggio verso la trascendenza – trascendenza che soltanto può essere raggiunta e cristallizzata dall’essere umano, finito e mortale per sua natura costitutiva, nell’arte… arte, più specificatamente musica, che in Anto Paga è ali del desiderio inteso come sentimento tutto da esplorare e come un dono da vivere. Desiderio inoltre inteso letteralmente come “mancanza di stelle” e che dunque tende all’amata e il cui amore per lei si fa immortale nel testo cantato (amata la quale è cioè splendente ed affascinante richiamo al desio; amata-stella focus del sentire appassionato che induce Anto Paga ad un moto di rivoluzione similmente a quello che compie la Terra intorno al Sole. Anto Paga ossia ricerca la vicinanza al Sole, Sole che è implicita metafora della protagonista del singolo “Sei la fine del mondo” – clicca qui https://youtu.be/GuNnRMCiTFg).

Cito pertanto adesso alcune barre di “Sei la fine del mondo” che si riferiscono al significato del linguaggio di ciò che è stato parafrasato qui sopra: “(…) Senti il caldo che c’è mentre nel mio cuore nevica/ Lasci in me un po’ di te, tu bella come l’America/ Tu sei la fine, tu sei la fine del mondo/ Tu sei la fine, tu sei la fine del mondo”, dove infatti l’amata è indirettamente descritta come stella madre del sistema solare, come Sole, attorno a cui orbita la Terra (Terra ovvero Anto Paga) e che, del detto pianeta, ne costituisce la fonte di calore e d’energia.

Alla donna amata è poi pure fatto riferimento e viene appellata quale “fine”, ma fine intesa come conclusione, come termine, oppure come scopo? La risposta a ciò non può non ricollegarsi al desiderare dacché il desiderio, desiderio come chiamata alla vita, è dilatazione della vita stessa in quanto è ciò che spinge e che alimenta la possibilità di renderla più piena e intensa. Il fatto che ossia Anto Paga sia innamorato fa sì che il desio dell’amata (e il sentimento che ha per costei) lo spinga infine per l’appunto fuori da se stesso, arricchendone e ampliandone non soltanto l’orizzonte di (una nuova ed ulteriore) vita ma rendendo a lui possibile l’immortalarla a dispetto del nostro transeunte soggiorno terreno… in uno straordinario canto d’amore, amore che – potenzialmente o effettivamente, concretamente/praticamente/sostanzialmente o astrattamente/idealmente/teoricamente che sia – a sua volta la vita la genera.

…E che cosa il quasi ventottenne ama del “Tu” di “Sei la fine del mondo”? Ne ama la verità, tant’è che canta: “(…) Perdo la testa se ti spogli, ma ti disprezzi/ E tu nemmeno te ne accorgi da quanto splendi/ Tu sei la fine, tu sei la fine del mondo (…)”, che vale a dire che Anto Paga si lascia andare e si scioglie – e trascende ogni dubbio e inizia a fidarsi (in primis del proprio cuore) – quando chi ha di fronte si toglie da addosso l’almeno parzialmente inibente quanto cadaverica (cadaverica perché la rigidità e l’immobilità non sono proprie del vivere) forma aprioristicamente datasi per l’esterno (e non a caso, ascoltando le canzoni contenute nell’album “Amami”, si può notare che il cantante originario di Erba pone sovente l’accento sull’invisibile e non ingabbiabile in una forma “profumo” [dal latino “per”, <<attraverso>>  e “fumum”, <<fumo>>] che evidentemente è ciò che più attenziona e che è ciò che gli rimane impresso – cfr. https://music.youtube.com/watch?v=ArK91jW_p74&list=OLAK5uy_nRVH6Oo-RzlTkxXd_g23KrpwnwO4XUsLY).

In ultimo non si tralasci di tenere a mente che, in quest’ottica di interesse e interessamento alla verità, vanno interpretati anche i versi: “(…) E tu come nessuna, vorrei darti la Luna ma iniziamo dal vino/ Che sennò poi non ti parlo e sento sempre più caldo quando mi stai vicino, mi togli il respiro (…)”. Qui è difatti fondamentale notare che non viene nominato alcun superalcolico, bensì piuttosto il vino (vino che è parola-chiave altresì nella canzone “Dove sei?” – clicca qui https://youtu.be/2Z8CQVC7g4k) e <<nel vino è la verità>> dacché esso fa sì che si rilassino i freni inibitori e che si riescano più facilmente a rivelare fatti e pensieri veritieri che da sobri non si direbbero ma che comunque ci appartengono e sono appunto sinceri. Quello che pertanto Anto Paga vuole essere e vuole mostrare (e che vuole che gli sia mostrata nell’altra persona che lo ha calamitato) non sono le storpiature falsificanti le proprie condizioni e il proprio mondo psicofisico – cosa, questa, che accade bevendo gli alteranti superalcolici – bensì nientemeno che la verità.

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