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Sol Mutti: la Russia è l’unica capace di resistere alla NATO, al nichilismo e alla cultura della morte dell’Occidente.

 

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di Gualfredo de’Lincei

L’Eurasian Association of Artists ha acquisito i diritti dall’etichetta discografica russa “Electroindustry” per produrre e distribuire nell’Europa occidentale una raccolta di brani Dark wave e Industrial intitolata “Donbass-4: The Dead Will Not Forget”. Al progetto mondiale per sostenere il Donbass, che comprende già cinque antologie musicali, partecipano musicisti provenienti da tutto il mondo. Il corrispondente del Southern News Service ne ha intervistato uno: Solimano Mutti, artista e Disc jockey del progetto di musica elettronica marziano-industriale TSIDMZ (ThuleSehnsucht In Der MaschinenZeit, musica elettronica Industrial, Popular e Traditional music). .

Questa idea per il sostegno al Donbass nasce nel 2015 per iniziativa dall’artista russo Gosha Solntsev, che è anche l’ispiratore dello schema musicale industriale Noises of Russia e delle produzioni musicali di Electroindustry. «Poiché “Noises of Russia”», racconta Mutti, «fa parte dell’Eurasian Association of Artists, abbiamo spontaneamente avuto il desiderio di collaborare».

 

Eurasian Artists Association, ci spiega, è composta di artisti di varie discipline impegnati nel sostegno dell’idea eurasiatica come visione metafisica del mondo, storia e idea di un modello multipolare. Cultura e tradizione contro il crimine globalista postmoderno. In altre parole una reazione al degrado Occidentale e alle colpe di NATO, USA, UE.

Alla base dei motivi che l’hanno spinto a partecipare, c’è la convinzione che l’arte in generale e la musica in particolare, costituiscano una parte fondamentale della comunicazione umana. Un qualsiasi progetto politico o sociale deve essere sostenuto dalle idee che i partecipanti stessi vogliono trasmettere: «Prima di tutto» afferma Mutti «volevamo dimostrare che le idee della popolazione del Donbass, impegnata nella lotta per la sua esistenza, ci sono vicine. Inoltre per il sostenere al Donbass, che per molti anni ha sofferto gli attacchi dei burattini mossi dalla NATO. In secondo luogo, volevamo raccontare nell’Europa occidentale la verità su questo conflitto attraverso l’arte, in una condizione in cui le informazioni sono severamente censurate e paralizzate dalla propaganda dei media occidentali».

 

«Infine» prosegue il musicista italiano «con la nostra creatività abbiamo voluto sostenere il progetto d’integrazione e amicizia eurasiatica per un mondo multipolare, del quale la Russia può e deve farsi bandiera. La Russia è un paese enorme con risorse, una forte identità e una cultura laica. Soprattutto ci sembra l’unico Paese europeo con la grandezza e l’organizzazione capaci a sfidare i crimini e le ideologie disumane dell’unipolarità sionista-americano. È un paese con un potenziale ideologico, militare ed economico sufficiente per resistere all’arroganza della NATO e al nichilismo culturale della morte occidentale. E, in particolare, il Donbass da quasi dieci anni è simbolo ed esempio non solo per l’Italia, ma per l’intero continente europeo, della dignità umana, quell’identità che l’Occidente sta cercando di sradicare in mille modi diversi.

 

«Vorrei dire che, nonostante tutti i “bombardamenti” dei media, la feroce politica schiavista del governo a sostegno dell’Ucraina, la palese posizione dei paesi della NATO, compresa l’Italia, come”colonie americane”, il 50 % degli italiani resta contrario all’invio di armi in Ucraina. Lo dimostrano i risultati degli ultimi sondaggi.

 

Per quanto riguarda altri progetti simili nel nostro paese per il sostegno del Donbass, fa sapere Mutti, sono nate, negli ultimi dieci anni, iniziative culturali, artistiche, intellettuali e di semplice merchandising. Tutto questo per raccogliere aiuti materiali e fondi per il Donbass e per altre attività intellettuali legate al multipolarismo politico.

 

Il cantautore si lamenta, in modo particolare, di una censura europea sempre più invadente, tanto da rendere «irto di persecuzioni» qualunque desiderio di approfondimento e di contrarietà all’invio di armi nel conflitto: «Sia in Europa che negli Stati Uniti, chiunque esprima un’opinione diversa dalla mente comune non può sentirsi al sicuro. Se una persona si permette di avere una propria opinione, che non coincide con quella imposta dall’alto, può essere arrestata, uccisa o costretta alla fuga. Non sto parlando di persecuzione “politicamente corretta”».

 

Nonostante le restrizioni e le ipocrisie, tipiche della moderna democrazia liberale, esistono, in Italia, editori, associazioni culturali, artisti, ricercatori, divulgatori, autori, pensatori e scrittori liberi. Una di queste comunità, continua a spiegare Mutti, è l’Eurasian Association of Artists, che nel maggio di quest’anno ha pubblicato in Europa occidentale una raccolta di progetti musicali “Donbass-4: The Dead Will Not Forget”.

 

La canzone “Midnight in the Donbass” è stata composta volutamente per il quarto volume di questa serie di raccolte musicali dedicate esclusivamente al Donbass. Un omaggio al “sole di mezzanotte” di Dugin, ma è anche un manifesto: «il Donbass nella canzone non è solo un luogo fisico, ma anche metafisico, di partenza, simbolo della rinascita e della santità dei giusti, il Thule del mondo postmoderno».

 

Mutti non è certo l’unico, la guerra del Donbass è stata anche ricordata da un altro musicista dell’Associazione elettronica post-industriale Ge-Stellha, che ha messo in risalto di come nel Donbass si combatta una battaglia decisiva, non solo per la vita e la dignità dei suoi abitanti, ma anche per la sopravvivenza di una visione del mondo basata sull’identità e il principio di autodeterminazione politica e culturale dei popoli. «Per questo», conclude, «chiunque creda in questi valori, o sia contro il modello occidentale globalista ed etnocentrico, dovrebbe sostenerli».

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