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L’ULTIMO GRAN BALLO DELLA ROMA PONTIFICIA

Ritratti e Storie Familiari della Nobiltà dell’Ottocento

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Il Ballo Borghese del 1866 fu un grande affresco storico, culturale e sociale dell’élite della seconda metà dell’Ottocento. Le storie familiari, le passioni politiche, gli amori, gli interessi economici e culturali dei maggiori esponenti della Nobiltà Romana che vi parteciparono avvolti in magnifici costumi sono al centro del nuovo libro di Andrea Cotticelli “L’ultimo gran ballo della Roma Pontificia”, edito da Palombi Editori, uscito in questi giorni in tutta Italia.

 

Nella seconda metà dell’Ottocento la stagione mondana della Roma Pontificia aveva il suo apice nel periodo del Carnevale Romano. La sera del 7 febbraio 1866 il Principe Marcantonio V Borghese e sua moglie Teresa organizzarono negli splendidi saloni di Palazzo Borghese nei pressi del Porto di Ripetta l’ultimo grande Ballo in Costume della Roma Pontificia, passato alla storia per la rilevanza dei numerosi esponenti della Nobiltà che vi presero parte e per la profusione di lusso ed eleganza, che segnò il culmine del potere e della sfarzosa mondanità dell’ultimo decennio del Papa-Re.

Gli invitati al Ballo Borghese indossavano tutti magnifici costumi, l’uno più sorprendente dell’altro sia per i riferimenti storici che per estrosità, studiati nei minimi particolari a cominciare dalla raffinatezza delle stoffe, dalla ricchezza dei gioielli e dalla ricercatezza delle acconciature. Tutti i partecipanti avevano alle spalle un glorioso passato plurisecolare e offrivano un completo spaccato dell’alta società romana, italiana e del gotha internazionale. L’elenco degli aristocratici era ovviamente dominato dalla presenza dei rappresentanti della Nobiltà Romana, che nel corso del Risorgimento si era divisa al suo interno in due distinte fazioni: la Nera fedele al Papa-Re e la Bianca favorevole all’Unità d’Italia sotto lo scettro di Casa Savoia.

Nonostante i profondi contrasti ideologici, quella sera al Ballo Borghese partecipò tutta la Nobiltà Romana, quasi a dimostrare che finché a Roma ci fosse stato il Papa-Re nulla sarebbe mutato nelle consuete abitudini della classe aristocratica, incurante delle nubi minacciose che si stavano addensando sulla Città Eterna, ambita dal Regno d’Italia per farne la sua capitale a coronamento dell’unità nazionale.

Il Ballo Borghese fa da sfondo e da filo conduttore alle storie personali e familiari di venti tra i maggiori esponenti della Nobiltà Romana presenti quella sera. Partendo dai padroni di casa vengono narrate le passioni politiche, gli amori, gli interessi economici e culturali, senza tralasciare la storia plurisecolare delle casate e l’imponenza delle dimore nobiliari, dei Neri: Borghese, Orsini, Barberini, Aldobrandini, Massimo Lancellotti, Sacchetti, Theodoli e Patrizi Naro Montoro; e dei Bianchi: Colonna, Odescalchi, Sforza Cesarini, Lavaggi, Marescalchi, Pallavicini, Boncompagni Ludovisi, Carpegna Falconieri Gabrielli, Lovatelli, Savorgnan di Brazzà, Doria Pamphilj Landi e Cavazzi della Somaglia.

Con la Breccia di Porta Pia e l’arrivo dei Savoia a Roma, divenuta la capitale del Regno d’Italia, molti dei protagonisti del Ballo Borghese, non avrebbero più avuto occasione di riunirsi in simili eventi, perché la Nobiltà Nera, per protesta contro gli usurpatori sabaudi e per incrollabile fedeltà al Papa “prigioniero” in Vaticano, si estraniò completamente dalla vita pubblica italiana, mentre la Nobiltà Bianca vi prese parte attiva. E così il Ballo Borghese del 1866 resta un grande affresco storico, culturale e sociale dell’élite della seconda metà dell’Ottocento, apice del lusso e del potere romano ma allo stesso tempo canto del cigno della Roma Pontificia.

 

Andrea Cotticelli, L’ultimo gran ballo della Roma Pontificia. Ritratti e Storie Familiari della Nobiltà dell’Ottocento, Palombi Editori, Roma, 2023. Prefazione di Irene Fosi. Con il Patrocinio di: Istituto Nazionale di Studi Romani, Società Tarquiniense d’Arte e Storia, Corpo della Nobiltà Italiana, Collegio Araldico, Libro d’Oro srl.

INTERVISTA AD ANDREA COTTICELLI

Autore del libro: “L’ultimo gran ballo della Roma Pontificia” 

 

I ritratti e le storie familiari dei maggiori protagonisti della Nobiltà Romana che parteciparono avvolti nei loro magnifici costumi al Ballo Borghese del 1866, apice del lusso e del potere romano, sono al centro del nuovo libro di Andrea Cotticelli “L’ultimo gran ballo della Roma Pontificia”, edito da Palombi Editori, uscito in questi giorni in tutta Italia. 

 

Perché scrivere oggi un libro sul Ballo Borghese del 1866?

Il Ballo in Costume organizzato dai Principi Borghese in occasione del Carnevale Romano del 1866 è passato alla storia come l’ultimo gran ballo della Roma Pontificia, segnando il culmine della sfarzosa mondanità dell’ultimo decennio del Papa-Re e offrendo l’immagine di un grande affresco storico, culturale e sociale dell’élite della seconda metà dell’Ottocento. Il mio interesse a trattarlo nasce dalla constatazione che oggi il Ballo Borghese del 1866 e molti dei suoi protagonisti sono caduti completamente nell’oblio. Per questo mi è sembrato opportuno farli riscoprire, partendo da alcune fotografie d’epoca dei personaggi che vi parteciparono, perché esse stesse sono diventate con il tempo il simbolo dello sfarzo e potere di quella società elitaria che nei secoli passati aveva retto con fermezza le sorti di Roma.

 

Per scrivere il suo libro sono state fondamentali le fotografie dei partecipanti al Ballo Borghese?

Per il mio lavoro ho selezionato venti fotografie scattate nel 1866 dai Fratelli D’Alessandri e da Michele Mang in formato carte-de-visite con tecnica albumina, custodite in un album della mia Collezione fotografica privata, che ritraggono alcuni dei maggiori esponenti della Nobiltà Romana nei loro costumi indossati al “Bal Masqué” dei Principi Borghese. Ognuna di queste fotografie si è rivelata non solo una preziosa fonte storica e una testimonianza diretta e cristallizzata dell’evento mondano, ma al tempo stesso è stata il punto di partenza per delineare la figura e il carattere di ogni singolo personaggio. Iniziando proprio dalla descrizione del costume indossato, la narrazione si espande poi a macchia d’olio sulle storie personali e familiari di questi illustri partecipanti al Ballo Borghese, che fa da sfondo e da filo conduttore. Si narra delle loro passioni politiche, degli interessi economici e culturali e degli amori, senza tralasciare di ricordare la loro plurisecolare storia familiare e l’imponenza delle loro dimore nobiliari. Visto il particolare periodo storico che attraversarono i protagonisti, si analizza anche il ruolo assunto da ogni singolo personaggio e dalla sua casata all’interno degli sconvolgimenti politici e sociali che hanno investito Roma durante il Risorgimento e che hanno infranto il loro mondo dorato a seguito dell’Unità d’Italia.

 

Oltre alle fotografie d’epoca, di quali fonti si è servito per il suo lavoro di ricerca e scrittura?

Si sono rivelate fonti indispensabili per rievocare l’atmosfera e il clima in cui si svolse il Ballo Borghese alcune pubblicazioni di storici e giornalisti sull’ultimo periodo della Roma del Papa-Re e su quello della Roma Umbertina, mentre per le biografie sono stati preziosi gli articoli dei cronisti del tempo e i resoconti riportati nei diari di importanti testimoni coevi, così come atti e documenti presenti negli Archivi privati delle famiglie nobili e atti pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia. A corredo della citata documentazione, si aggiunge anche quella presente in internet, che mi ha offerto la possibilità di consultare i siti ufficiali dei Musei per comparare i costumi indossati con le opere d’arte a cui essi erano ispirati, oppure i siti ufficiali di palazzi, ville e castelli dove ho potuto attingere per meglio descrivere la storia delle dimore che appartenevano o ancora oggi appartengono alle nobili casate presenti nel libro ed infine i siti ufficiali delle Istituzioni pubbliche, come ad esempio il Senato della Repubblica Italiana dove sono registrate le attività politiche svolte nel XIX secolo da alcuni dei personaggi del libro.

 

Il suo libro vuole dunque essere una chiave di lettura in più sull’ultimo periodo della Roma Pontificia?

Spero che questo libro possa raggiungere lo scopo di riportare sotto i riflettori un grande evento che è stato l’apice del lusso e del potere romano della seconda metà dell’Ottocento, ma allo stesso tempo il canto del cigno della Roma Pontificia.

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