Intervista all’ex poliziotta Arianna Virgolino, allontanata dal servizio perché considerata un danno all’immagine della Polizia di Stato
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista ad Arianna Virgolino (classe 1988), la quale ha ricevuto un verbale di non idoneità quale poliziotta – tant’è che, ancora oggi, non le è permesso di rientrare nella Polizia di Stato – a causa di un “tatuaggio fantasma”. È possibile visionare il profilo Instagram della giovane donna cliccando su https://instagram.com/aryvirgo_1088?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Buongiorno Arianna! Ex poliziotta in servizio alla Stradale di Guardamiglio, vuole poter riprendere ad esercitare la professione d’agente. Ritiene infatti assurdo l’essere stata espulsa dalla Polizia, il 7 novembre 2019, a causa di un tatuaggio sul polso che aveva rimosso con varie sedute di laser già prima del concorso per entrarvi. Ebbene, quando di preciso e come mai decise di cancellare la coroncina tatuata per festeggiare i suoi diciotto anni d’età e quale valore simbolico aveva per lei tale tattoo? Le domando pure quanto le sembra che sia importante l’immagine e se è del parere che essa possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo qualcosa, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità. “Buongiorno a te, Giulia, e grazie! Quel cuore con sopra una coroncina, disegnato nella parte interna del mio polso destro, non c’è più già da diversi anni. Fu nell’estate del 2017 che sostenni i test preselettivi del Concorso per provare a coronare il mio sogno, qualora appunto i test fossero andati bene e a me andarono brillantemente, di diventare un’Agente della Polizia di Stato. Sbagliai solo una risposta su 80 quesiti e toccai il cielo con un dito per la felicità. Con tale punteggio sapevo infatti che, su 89mila sognatori che coltivavano il mio stesso desiderio, avevo guadagnato un bel vantaggio e che dopo qualche mese mi avrebbero convocata alle fasi successive della selezione. A malincuore decisi quindi di recarmi subito in un centro medico specializzato per iniziare la rimozione dell’unico ostacolo che c’era tra me e l’uniforme della Polizia poiché, per regolamento, i tatuaggi non sono ammessi. Dopo ben nove dolorosissime sedute laser, riuscii a far scomparire il suddetto tatuaggio – simbolo d’amore fraterno – che avevo ricevuto come regalo per la mia maggiore età. Se avessi potuto, quel ricordo indelebile non lo avrei tolto da tatuato sulla mia pelle… ma, per rispettare i requisiti del Bando e per poter indossare la mia tanto amata Polo Blu, non ho mai esitato nel rimuoverlo. Penso, comunque, che la norma inerente i tatuaggi nelle Forze dell’Ordine debba essere rivista. In ogni ufficio ci sono Poliziotti tatuati che svolgono, nonostante i disegni epidermici, il loro lavoro in modo eccellente ed impeccabile. Aggiungo inoltre che non ho mai sentito nessun individuo rifiutare il soccorso da parte di un Agente con, ad esempio, il tatuaggio di una pantera sul braccio”.
Alcuni anni fa, Marcello Cardona la premiò per aver sedato una violenta rissa a Casalpusterlengo mentre era fuori servizio. Solo qualche ora dopo aver ricevuto il detto riconoscimento dal sopracitato allora prefetto di Lodi, arrivò la sentenza che decretò la sua espulsione dalla Polizia. Perché, a suo avviso, non è sensato vietare la presenza di tatuaggi su parti del corpo visibili con la divisa e come mai taluni appartenenti alle Forze dell’Ordine però ce li hanno (a differenza sua che ha solo una cicatrice ma vi è stata esclusa)? “Esattamente il giorno 7 novembre del 2019 venni encomiata per aver sedato una violenta rissa, che aveva guadagnato il titolo di “notte da Far West” sui giornali locali. Non ero in servizio ma, quando Giuri Solennemente dinnanzi al nostro Tricolore, sei un poliziotto sempre… anche quando non hai la divisa addosso e, quindi, hai il dovere morale di intervenire e di ripristinare l’ordine laddove viene meno. Dopo la cerimonia con la presenza di Alta Autorità, restituii tuttavia tutto quello che avevo ottenuto meritatamente – la sospensione mi piombò addosso con un particolare tempismo, direi. È incredibile come io sia stata “spogliata” della mia seconda pelle per quello che ormai era solo più un piccolo e lieve alone sotto il polso, mentre molti miei ex colleghi hanno addirittura le braccia e le mani ricoperte di tatuaggi. Se io sono stata allontanata perché sono stata definita un danno all’immagine della Polizia di Stato, guardandomi attorno, devo dire che c’è molto che non mi torna”.
Lei ha lanciato numerosi appelli a proposito dell’essere – la cito – vittima di un’ingiustizia, prima in televisione e poi in forma privata, direttamente all’ex capo della Polizia Franco Gabrielli nonché al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Marcell Jacobs. Il velocista ed ex lunghista italiano, campione olimpico dei 100 metri piani e non solo, ha molti tatuaggi ma nonostante ciò egli rappresenta la Polizia italiana nel mondo e dunque mi sorge spontaneo chiederle se si è mai confrontata con quest’ultimo telefonicamente o in altra forma e se ha mai ricevuto una risposta dagli altri due sopramenzionati nomi noti. Attualmente ha inoltre più avuto riscontri e sostegno/aiuto a favore del suo caso da parte dell’ora Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Giorgia Meloni? “Ho seminato appelli a diverse personalità che avrebbero potuto fare la differenza ma, ahimè, ho raccolto ben poco ed anzi nulla. Mi chiedo perché nessuno tra i citati nella tua domanda mi abbia mai convocata per parlare di quanto successo, mi hanno trattata come un fantasma, come se fossi inesistente e ciò non lo merito. Perché chiudersi a riccio in questo modo? Per me, è incredibile. Per quanto riguarda il Presidente Giorgia Meloni, spero davvero che accolga il mio essermi rivolta a Lei. Quando si trovava all’opposizione, si era schierata pubblicamente dalla mia parte. Io non sto chiedendo un trattamento di favore, al contrario mi sto appellando per riavere qualcosa che non mi sarebbe dovuta essere portato via. Se anche il Premier non risponderà alla mia richiesta di aiuto sarebbe una doppia delusione, poiché da sempre nutro una profonda stima e ammirazione nei suoi confronti”.
Mamma di un bambino di undici anni d’età, oggi lavora come receptionist di un hotel a Castelnuovo del Garda… nondimeno continua a pensare a tutto quello che le è accaduto negli ultimi tre anni. Da piccola a che cosa, forse, immaginava di dedicarsi una volta divenuta adulta e che bimba è stata – mentre come descriverebbe attualmente la sua personalità, quale colore vi assocerebbe metaforicamente e quali sono i passi che ha intenzione di fare nel suo più prossimo futuro? “Mia madre mi ha sempre detto che, il primo giorno d’asilo, ci fecero sedere tutti in cerchio. Per conoscerci meglio, le insegnanti ci chiesero che cosa avremmo voluto fare da grandi. Scattando in piedi e a gran voce, risposi: “la poliziotta!”. Probabilmente questo desiderio, crescendo, si era un po’ nascosto dentro me ma – grazie al mio compagno, che è un Ispettore di Polizia – è riaffiorato tutto. Mi sono innamorata di lui e della sua professione che, ricordo, per un anno è stata anche la mia. Già da bambina, ho praticato a lungo judo che è uno sport che richiede tanta disciplina. Sono sempre stata molto premurosa e protettiva nei confronti dei miei familiari e dei miei amici, mi è sempre piaciuto difendere chi è il più debole. Le mamme delle mie amiche, quando sapevano che c’ero anch’io in giro con le loro figlie, si sentivano più tranquille. Sin da quando ho memoria, sono sempre stata una persona con la testa sulle spalle. Sono cresciuta in una palestra con sani principi, educazione, rispetto, rigore e valori che mi piace definire “puliti” e che sto cercando di infondere in mio figlio Alessandro. Nel mio più prossimo futuro, mi impegnerò affinché venga a galla la verità su una questione legata alla notifica d’appello da parte dell’Amministrazione al Consiglio di Stato. A seguito della mia denuncia, il postino è stato condannato per aver falsamente dichiarato irreperibile lo studio del mio precedente legale ma c’è molto altro ancora da far emergere. Se solo il Pubblico Ministero della Procura di Roma Giovanni Battista Bertolini non si fosse dimenticato di indagare su tutte le fondate perplessità sollevate nella mia denuncia, a quest’ora forse nessuno avrebbe letto e continuerebbe a leggere nuovamente il mio nome in diversi articoli di giornale. Se dovessi associarmi metaforicamente a un colore, probabilmente, direi un bel verde intenso e brillante… il verde è il colore della speranza, no?!”.
Infine oggigiorno, parteciperebbe volentieri a qualche reality show e, sia in caso affermativo che negativo, perché? Qual è poi il suo parere inerentemente le potenzialità dei social network e il loro utilizzo – e lei stessa come si ci approccia e con quale obiettivo li usa? “Mi hanno già contattata per chiedermi di partecipare a qualche reality show e, dopo aver ringraziato, ho comunque rifiutato e credo che rifiuterei pure se mi si chiedesse nuovamente di prendervi parte. Desidero che sia chiaro il fatto che ho reso il mio volto noto solo per la mia causa… avrei evitato volentieri tutto ciò, perché io non sono assolutamente un personaggio pubblico e solamente a dirlo mi fa e mi suona strano. Ho accettato di andare in qualche programma televisivo soltanto per parlare dell’ingiustizia di cui sono vittima. A proposito di social network, penso che siano un potente mezzo di comunicazione e che siano molto utili se vengono usati con intelligenza. Io stessa, nel mio piccolo, me ne sono servita per tenere i riflettori accesi sulla mia triste vicenda (anche se devo ammettere che mi reputo un po’ “boomer”, in quanto non sono molto pratica con essi)”.
Giulia Quaranta Provenzano