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Un libro nello sradicamento del nostro tempo il DisordinataMente di Pierfranco Bruni, che lacera ogni finzione

 

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Miriam Katiaka

 

La domanda che si pone nel pamphlet di Pierfranco Bruni, “DisordinataMente” (Pellegrini) è un intreccio tra essere ordinati o vivere confusamente. Cosa sceglie l’autore? Chiaramente il disordine perché è la mente ad essere disordinata. Il disordine porta alla follia? Porta anche ad altro. Direi ad una mente intelligente, acuta, profonda e colta.

C’è tutto. Compreso il personaggio di Alice  duellante dialettiacamente con il Coniglio bianco.

Il mito del fiabesco, che interpella la femenologia hegeliana in una notte dove tutto potrebbe sembrare buio e che solo il sogno può salvare, è la tangibilità di un viaggio onirico.

È  un itinerario in cui la follia fa da cornice sul tanto che Bruni mette in piazza lasciando continuamente, in ogni pagina, domande. È come se dialogasse continuamente con il lettore. È un libro di una eleganza assoluta che attraversa il dubbio attraverso la disubbidienza. È molto di più. Infatti.
Un libro finalmente che non racconta nel disgregato panorama della cultura di questi anni. Un libro che fa pensare. Ponendo al centro l’uomo e le finzioni, le follie, le confusioni in una marea di sogni che servono per non considerarci morti. Un libro che fa sorridere scavando nel fango del non riflettere.  Un libro in cui la filosofia per una buona volta non si sostituisce alla lacerazione delle ideologie.

Un libro che, come usualmente si dice, non scava e non è leggero, ma scompagina le consuetudini dell’ovvio. Se non si ha il coraggio o la forza di affrontare la confusione e la pazzia non vi azzardate ad aprirlo. Non  perdete nulla di ciò che avete già, ma non leggendolo avete già perso in partenza ciò che avreste potuto avere.

Attenzione, però. Il ‘DisordinataMente’ non è un caos e neppure un labirinto. È disordine soltanto. Ed è dal disordine che nasce l’eredità del pensare. Un libro importante scritto da uno scrittore fortemente anticonformista e comparativo. Da leggere per essere riletto e non abbandonato.

Leggiamolo anche come l’epistema di una favola. Può sembrare una dissolvenza filosofica, ma non si tratta di ciò. Pierfranco Bruni, pur usando la metafora poetica, in meno di 140 pagine crea una atmosfera meta filosofica toccando lacerazioni che riguardano l’uomo e la follia,  la ribellione dell’intellettuale e la provocazione dell’utopia,  la ragione e il divino. Ci sono dentro quelle riflessioni maturate nel corso degli anni con citazioni motivate da precise letture che indicano un percorso decisivo.

Si tratta di una sintesi che richiama un intreccio in cui quel “dire nulla per dire tutto” è una chiave di lettura fondamentale come la lettera che Bruni pone come pagina finale nella quale l’inciso finale è una terribile ironia: “Mi dichiaro colpevole di follia pur essendo innocente”. E se Bruni avesse voluto dire il contrario? Ovvero: Sono innocente pur essendo colpevole? La vera provocazione, infatti, è quella che Pierfranco Bruni affida al lettore. In fondo è un libro nello sradicamento del nostro tempo il “DisordinataMente” di Pierfranco Bruni, che lacera ogni finzione  nel dubbio.

 

Miriam Katiaka

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