FEMMINICIDIO E GUERRE NASCONO DALLA MANCANZA DI AUTOSTIMA
di Paolo Mario Buttiglieri
Vi siete mai chiesti come mai un uomo uccide una donna o imbraccia le armi per andare a uccidere un nemico.
Chi è o cosa rappresenta quella donna e quel nemico?
Quando un uomo uccide prima di tutto uccide se stesso ed esprime la propria impotenza ad affrontare la vita da adulto.
L’uomo che uccide è un uomo che pur essendo cresciuto a livello fisico è rimasto un bambino a livello mentale.
Non ha imparato a camminare con le proprie gambe e ad amare se stesso. In realtà è un mendicante bisognoso di affetto, prigioniero della paura che lo tiene legato all’infanzia. Per lui l’innamoramento nasce da un disperato bisogno di essere amato. Ma a un uomo che non ama se stesso l’amore che riceverà non basterà mai. E se per caso la donna si stancasse di lui…lui a quel punto precipiterebbe nel vuoto…aggrappandosi a quella donna fino a ucciderla.
Anche l’uomo imbraccia le armi per andare a combattere un nemico lo fa perché il primo nemico è lui stesso. Non si fida di se stesso e allora delega a un comandante che gli da l’ordine a andare a combattere. Chi obbedisce lo fa solo perché ha paura, non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e così il disagio che gli provoca la paura lo spinge a darne la colpa ad un nemico. Il nemico è dentro di lui ma lui preferisce credere che è fuori di lui. E così parte per combattere.
Solo quando si accorgerà di aver perso il controllo della propria mente smetterà di combattere e diventerà finalmente un eroe. Chi combatte uccidendo è sempre un codardo.
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Paolo Mario Buttiglieri, sociologo e giornalista
vignettista, autore di poesie e racconti
direttore del centro culturale FRANCO BATTIATO
e della sua Newsletter settimanale UN CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE
diffusa in provincia di Piacenza, in Italia e all’estero.