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IL PUNTO   n. 937 del 12 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA

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Sommario: GENTE DI LAGO – SALUTI ROMANI – ONORE AL MERITO – IMBECILLI AL LAVORO – Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE.

 

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI GENTE DI LAGO 3

Domani, sabato 13 gennaio alle ore 17 presso la sala della biblioteca di Baveno (davanti alla chiesa) verrà presentato ufficialmente il volume GENTE DI LAGO 3 di cui è in esaurimento la prima edizione e che continua la fortunata raccolta di personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore arricchito da molte foto d’epoca ed al quale ho direttamente collaborato.

I lettori de IL PUNTO possono ancora richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”. Ricordo di indicare nella richiesta anche il proprio indirizzo postale.  (NB: sono stati inviati tutti i volumi richiesti dai lettori alla data del 29.12.23, se lo avete ordinato ed eventualmente non ancora ricevuto per favore contattatemi – grazie)

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QUEI SALUTI ROMANI…

Gravissimo attentato alla democrazia? Domenica sera alcune centinaia di persone, dopo un minuto di silenzio, hanno levato il braccio teso facendo il saluto fascista e urlato per tre volte “presente” in via Acca Larentia a Roma: la procura indaga.

Deve essere la stessa procura romana che in 46 anni non è stata capace di scoprire nessun componente del “gruppo di fuoco” di cinque o sei persone che si mise a sparare all’impazzata e a sangue freddo davanti ad una sede del MSI uccidendo sul colpo due ragazzi di destra (il terzo morirà poche ore dopo). La strage avvenne la sera del 7 gennaio 1978 e altri tre missini si salvarono solo perchè riuscirono a chiedere alle loro spalle, pur feriti, la porta blindata della sede sotto un diluvio di colpi.

Per la strage non ci fu nessun indagato, nessun colpevole, nessun responsabile e l’anno successivo un altro militante missino fu ammazzato nello stesso posto.

Solo a dieci anni dai fatti furono accusati, da una pentita, cinque militanti di Lotta Continua ma uno si suicidò, un’ altra fuggì in Nicaragua dove rimase tranquilla senza essere mai estradata e gli altri furono prosciolti per insufficienza di prove, con la procura romana che neppure si appellò alla sentenza, cosa inaudita.

Anni dopo si trovò la mitraglietta “skorpion” usata nell’assalto in un covo delle Brigate Rosse e si scoprì che era stata poi utilizzata anche per tre successivi omicidi.

Questioni che non suscitano problemi di coscienza né interessano a chi ogni anno però si scandalizza se, ricordando l’anniversario, vede levarsi i saluti romani.

Quest’anno il M5S ha annunciato un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato di apologia di fascismo, la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno, il leader di Azione, Carlo Calenda, parla di «vergogna inaccettabile in una democrazia europea». Il presidente ANPI Pagliarulo è colpito “Che non ci siano state né azioni repressive né preventive nei confronti di una manifestazione di tipo neofascista sostanzialmente annunciata”

Si scandalizzino pure questi signori, chissà se proprio tra di loro non ci siano ancora anche quelli che uccisero a sangue freddo quei ragazzi e non hanno mai pagato per i loro omicidi o qualcuno di quelli che – pur ben sapendo i nomi degli assassini – non hanno mai avuto il coraggio di denunciarli.

Chi – come il sottoscritto – visse quegli anni sa cosa significava allora essere di destra e (pur non avendo mai colpito o picchiato nessuno) ricorda bene cosa voleva dire rischiare le botte tutti i santi giorni (botte, danneggiamenti, denunce, rischi…) solo perché la si pensava in maniera diversa da quei “democratici” che – ieri come oggi – si considerano “I gendarmi della memoria” e quindi gli unici depositari della verità.

Prendo atto che ad oggi oltre 100 persone sono state identificate e denunciate per apologia di fascismo per aver fatto domenica il saluto romano. Visto che si può ovviamente invece salutare con il pugno chiuso che pur era (è) il simbolo di dittature e violenze comuniste i giudici stabiliranno di quanti centimetri dovranno essere aperte le dita rispetto a un pugno per incorrere nel reato.

In vita mia non ho mai fatto il saluto romano, ma mi sembra che questo modo di procedere sia assurdo, detto con il massimo rispetto verso chi per il fascismo ha subito (80 anni fa!) violenze e mancanza di libertà.

UNA DEMOCRAZIA SERIA NON PUO’ AVERE PAURA SE QUALCUNO FA IL SALUTO ROMANO E, PIUTTOSTO, DIMOSTRA NEI FATTI CHE I SUOI PRINCIPI SONO BEN MIGLIORI DI QUALSIASI DITTATURA. Credo che, proprio perché siamo in una democrazia, ognuno abbia il diritto di salutare e pensarla come vuole: sono semmai le azioni o le violenze quelle che vanno invece sempre denunciate, condannate, represse e colpite.

 

ONORE AL MERITO

E’ doveroso prendere atto che Chiara Ferragni ha ora effettivamente versato il milione di euro promesso all’Ospedale Regina Margherita di Torino a titolo di beneficenza e “scuse” per la presunta truffa del pandoro. Ha mantenuto la parola data, gliene deve essere obiettivamente dato atto.

 

IMBECILLI AL LAVORO

L’agente segreto 007 creato da Jan Fleming ed interpretato da tanti attori (primo tra tutti l’indimenticabile Sean Connery) era “sessista” e come tale gli spettatori devono esserne informati perché i suoi film hanno “contenuti considerati oggi offensivi”.

Lo stabilisce il BfI (British film institute) che mette in guarda gli spettatori con apposito “bollino rosso” soprattutto per le celeberrime pellicole “Si vive solo due volte” e “Missione Goldfinger.” Sotto accusa le scene da seduttore interpretate da Connery, come quella in Missione Goldfinger quando si impone fisicamente sul personaggio di Pussy Galore (l’attrice Honor Blackman) o quella di Si vive solo due volte in cui si traveste assumendo dei “tratti orientali”. In quest’ultimo caso il Bfi ha introdotto un’ulteriore avvertenza parlando di “stereotipi razziali obsoleti”. Insomma i cinesi non possono sembrare cattivi neppure al cinema, è “culturalmente offensivo”.

L’iniziativa ha alimentato nuove polemiche nel Regno Unito sul concetto di “politicamente corretto” e sul criterio di intervenire a posteriori censurando film e romanzi che già hanno riguardato diverse opere letterarie, come i libri di Roald Dahl e di Agatha Christie. La madre degli imbecilli – come si vede – è però sempre incinta.

 

Approfondimento: LA PACE CHE NON SI VUOLE

So benissimo che questo testo non sarà condiviso da tutti, ma visto che non mi serve ”audience” ma poter esprimere il mio pensiero credo che in questo mondo martoriato da guerre ed attentati se ogni tanto ci scappa la buona notizia è assurdo che venga nascosta.

Eppure pochissimi hanno saputo – perché quasi tutte le fonti di stampa l’hanno bellamente ignorato – che ai primi dell’anno sono stati liberati, in un reciproco scambio di prigionieri, 248 militari russi e 230 soldati ucraini. Tra di loro anche alcuni civili e – sembra – un militare americano che combatteva per Kiev con il pudico incarico di “addestratore”.

E’ stato questo, mediato dal Qatar, il 49° scambio di prigionieri tra le parti, ma nettamente il più importate per il numero delle persone coinvolte dall’inizio del conflitto.

E’ un segno, un piccolissimo segno che resta comunque un minimo di umanità tra le parti ma questi episodi sono nascosti, quasi vi sia un accanimento reciproco a spingere per la guerra “comunque”

Eppure, mentre si stanno avvicinando i due anni di guerra, il tema della pace si deve riproporre con forza, ma soprattutto con buona volontà nella reciproca convinzione che combattere all’infinito non servirebbe a nessuna delle due parti.

Certamente Putin è stato ed è l’invasore, quello che ha conquistato manu militari un territorio altrui e questo nessuno lo mette in dubbio, così come non si potrà prescindere in qualsiasi conferenza di pace dai diritti ucraini sui territori invasi.

Un cessate il fuoco – magari garantito con la presenza di forze esterne, per esempio da truppe ONU di paesi non aderenti alla NATO –  non sarebbe certo risolutivo, ma permetterebbe intanto di risparmiare distruzioni e vite umane per dare il tempo di affrontare tutte le questioni sul tappeto.

In questo momento, tra l’altro, a dispetto dei proclami bellicosi che si ripetono quotidianamente anche in Europa, un cessate il fuoco converrebbe forse più a Zelensky che a Putin visto che l’ Ucraina vede pericolosamente assottigliarsi le sue riserve di armi con i “paesi donatori” sempre più distratti e preoccupati. Certo: i falchi NATO protesteranno e così i fornitori e costruttori di armi che con questa guerra hanno guadagnato miliardi di dollari, ma non c’è dubbio che l’opinione pubblica occidentale ed i suoi rappresentanti elettivi siano sempre più scettici.

Nessuno vuole premiare Putin ed accettare lo “status quo” prodotto da una invasione, ma appare poco credibile che gli ucraini, pur rafforzati con nuove armi o gli F16 occidentali, siano in grado di danneggiare seriamente un avversario che è stato in grado di far fronte all’ isolamento ufficiale, rintuzzare la controffensiva di quest’ estate e di fatto ritornare ad un assetto offensivo. Concretezze, al di fuori della propaganda: Putin non ha subito grandi effetti dalle sanzioni, ha stretto alleanze ad est, ha moltiplicato i contatti con il mondo arabo e i paesi della BRICS e soprattutto ha messo parzialmente in ginocchio l’economia occidentale che stenta a riprendersi senza il gas russo.

E’ sciocco negarlo anche se – ripeto – non per questo devono accettarsi le conquiste russe sul campo, ma è assolutamente ora di dar fiato alla diplomazia, alla trattativa, alla verifica di ogni ipotesi per creare – ad esempio – una zona-cuscinetto sotto controllo internazionale.

Putin non deve apparire il vincitore, ma nello stesso tempo sarebbe sciocco considerarlo sconfitto perché non lo è, piaccia o meno alla stampa internazionale.

All’obiezione che “Se oggi Putin si mangia l’Ucraina, domani si mangerà l’Europa” stanno i fatti e gli stessi interessi russi che a far questo non avrebbero alcun vantaggio strategico, militare o per la conquista di materie prima.

D’altronde Putin si è ben guardato dal provocare direttamente la NATO nonostante i massicci aiuti che l’Alleanza ha fornito a Zelensky.

Anche perché c’è un’altra, importante questione che prima o poi scoppierà e che comincia a trasparire sui media occidentali nonostante tutto, ovvero l’effettiva trasparenza del potere a Kiev.

Nessun report ufficiale, nessuna inchiesta, ma è difficile poter giurare che una parte degli aiuti e delle armi fornite a Zelensky non abbia preso qualche altra cattiva strada, o che la tradizionale corruzione ucraina sia improvvisamente sparita, mentre qualcuno vorrebbe anche sapere qualcosa di più della situazione democratica del paese dove l’opposizione è stata cancellata e le elezioni rinviate sine-die.

Tra l’altro un armistizio o, intanto, almeno un cessate il fuoco porterebbe a Kiev fiumi di fondi per la ricostruzione, migliorerebbe la situazione della popolazione civile e fermerebbe l’emorragia di troppi caduti su entrambe le parti: è proprio vietato parlarne?

Dov’è il senso di continuare a combattere da due anni su posizioni ormai di fatto cristallizzate: a chi conviene continuare così, se non ai produttori di armi?

Non capisco perché non si comincino a valutare alternative che vadano oltre le accuse quotidiane dove la Russia e Putin sono quasi sempre il “male” e l’Ucraina la parte “buona” il che sarà assolutamente giusto in una visione complessiva di invasore e di nazione invasa, ma che si frammenta poi in mille episodi sui quali è obiettivamente difficile indagare. Ovvia e doverosa condanna se i russi uccidono civili ucraini, ma cosa succede dall’altra parte? Non lo sappiamo perché nessuno ce lo dice e vuole dircelo.

Di fondo resta il concetto che la pace bisogna volerla, a volte sacrificando anche una parte delle proprie legittime aspirazioni e legittimi diritti quando si capisce che può diventare vantaggiosa per tutti.

Giorgia Meloni, presidente del G7, abbia il coraggio di rompere gli schemi, di non temere l’isolamento “ufficiale”: le vite umane valgono di più e “tentar non nuoce”, al massimo i negoziati finiranno nel nulla

Bisogna avere il coraggio di non nascondere i segnali di pace che filtrano anche da Mosca, non vanno subito seppellirli con truculenti messaggi contro l’avversario, perché alla fine – come ha sempre sostenuto Papa Francesco e tanti prima di lui – la guerra è sempre una sconfitta per tutti, anche chi sta dalla parte della ragione.

 

ANCORA BUON ANNO A TUTTI E BUONA SETTIMANA !         MARCO ZACCHERA

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