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FUR FREE EUROPE: LAV PRESENTE AL PRIMO STAKEHOLDERS MEEETING ORGANIZZATO DA EFSA IN ATTUAZIONE DEL MANDATO CONFERITO DALLA COMMISSIONE EUROPEA PER L’ELABORAZIONE DI UN PARERE SCIENTIFICO SUL BENESSERE DEGLI ANIMALI NEGLI ALLEVAMENTI DI PELLICCE. 

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LAV: NESSUN NUOVO STANDARD POTRA’ GARANTIRE LA TUTELA DEL BENESSERE DEGLI ANIMALI. UNICA SOLUZIONE È IL DIVIETO ALL’ALLEVAMENTO DEGLI ANIMALI PER LE PELLICCE.

 

Ieri, lunedì 22 gennaio a Bruxelles, EFSA (European Food Safety Authority) ha incontrato gli stakeholders per raccogliere le prime osservazioni e considerazioni da parte sia delle ONG (che con la vincente Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur Free Europe”, oltre 1,5milioni di firme validate in meno di 10 mesi, stanno chiedendo il divieto europeo ad allevamento e commercio di pellicce) sia dei rappresentanti dell’Industria della pelliccia, entrambi con i propri esperti scientifici. Anche LAV era presente per seguire i lavori e intervenire con il proprio responsabile per l’area Moda Animal Free, Simone Pavesi.

 

“Nell’incontro organizzato da EFSA è emerso palesemente come le argomentazioni dell’Industria della pelliccia, e dei suoi esperti ‘scientifici’, siano totalmente indifferenti alle esigenze etologiche degli animali e unicamente finalizzate ad assicurare la sopravvivenza di una filiera insostenibile e dalla quale la maggioranza delle aziende globali della moda ha già preso le distanze. Insieme alle ONG nostre partner abbiamo rappresentato, ancora una volta, che animali selvatici come visoni, volpi, cani procione (tra le specie più allevate) non possono essere stabulati in gabbie e che nuovi ‘standard’ dimensionali e/o gestionali non potranno mai assicurare adeguate condizioni di vita per queste specie e ogni altro animale sfruttato per la pelliccia”, dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free.

 

Lo scorso 7 dicembre la Commissione Europea aveva comunicato di avere conferito mandato ad EFSA per l’elaborazione di un aggiornato Parere Scientifico circa l’impatto sul benessere animale negli allevamenti per la produzione di pellicce (la cui adozione è prevista per marzo 2025).

 

Il compito dell’EFSA è quello di esaminare le pubblicazioni scientifiche disponibili e altre fonti per fornire una solida base scientifica sul benessere degli animali allevati per la produzione di pellicce (visoni, volpi, cani procione e cincillà), affinché la Commissione europea possa prendere in considerazione azioni politiche in risposta alla Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur Free Europe”.

 

In questo processo partecipativo, EFSA ha previsto il coinvolgimento di tutte le parti interessate durante tutta la valutazione del rischio.

 

“Se intendiamo veramente discutere del benessere degli animali, i bisogni specie-specifici degli animali dovrebbero essere il punto di partenza per determinare se e come dovremmo continuare a tenere e uccidere esseri senzienti per scopi commerciali”, Nicholas Clark, Wildlife Programme leader, Eurogroup for Animals.

“Ci sono problemi inerenti all’allevamento di animali ‘da pelliccia’ che semplicemente non possono essere risolti. I cosiddetti “schemi di certificazione” dell’industria della pelliccia ingannano i consumatori e sono progettati per premiare lo status quo. Non è possibile apportare modifiche: il benessere di animali selvatici in questi allevamenti è gravemente compromesso, con il risultato di una vita non degna di essere vissuta”, Mark Glover, Direttore della ONG inglese Respect for Animals.

 

Nel 2022, nell’Unione Europea, circa 8,5 milioni di animali sono stati allevati e uccisi per la produzione di pellicce. Venti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno già vietato totalmente o parzialmente l’allevamento di animali da pelliccia o implementato misure più severe per motivi di benessere degli animali, ambiente e salute pubblica.

 

“Insieme ai nostri partner europei di Eurogroup for Animals e Fur Free Alliance continueremo a seguire da vicino l’attività di EFSA sino alla pubblicazione del Parere Scientifico sulla base del quale la Commissione Europea dovrà decidere del futuro dell’industria della pelliccia in UE” conclude Pavesi.

 

 

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