Fondazione Brescia Musei
con il Comune di Brescia e Alleanza Cultura
annunciano
base per dialogo / struttura evidente / struttura impossibile
performance dell’artista iraniana Zoya Shokoohi
con l’artista ucraino Vitalii Fedotov
in occasione del finissage della mostra Finché non saremo libere
e dell’instant display Il Canto del Dolore
domenica 28 gennaio 2024, ore 16.00
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
Museo di Santa Giulia
Zoya Shokoohi che spiega l’opera Respiro (2023) © Archivio Fotografico Musei Civici di Brescia. Foto di Alberto Mancini
Brescia, 23 gennaio 2024. Domenica 28 gennaio 2024 è l’ultimo giorno di apertura per la mostra Finché non saremo libere, a cura di Ilaria Bernardi, dedicata alla condizione femminile nel mondo con un particolare focus sull’Iran.
Parallelamente alla mostra, la Fondazione Brescia Musei ha inaugurato l’instant display dell’artista iraniano Majid Bita Il Canto del Dolore, a cura di Zoya Shokoohi, artista di cui due opere/performance site-specific Verbum e Respiro fanno parte del percorso espositivo.
In occasione del finissage della mostra e dell’instant display, l’artista iraniana ha ideato la performance Base per dialogo / struttura evidente / struttura impossibile, che realizzerà insieme all’artista ucraino Vitalii Fedotov per riflettere sui temi dell’appartenenza, dell’in-comunicabilità e della storia.
In Base per dialogo / struttura evidente / struttura impossibile i protagonisti sono due persone con origini, cultura e lingua appartenenti a due Paesi al centro della cronaca più dolorosa dei nostri giorni: gli artisti, che attraverso la loro pratica artistica raccontano le proprie radici, realizzeranno la performance usando la propria lingua d’origine: il farsi per Shokoohi, l’ucraino per Fedotov.
La performance è una reinterpretazione di quella realizzata da Zoya Shokoohi nel 2019 al Museo Novecento di Firenze. Un primo atto che nasceva da una profonda riflessione dell’artista sulla condizione degli immigrati: l’essere straniera/o comporta l’essere priva/o del linguaggio, non tanto della lingua in sé, ma della lingua che contiene e custodisce la storia personale.
Oggi, a distanza di cinque anni, Shokoohi sente la necessità di tornare sul tema alla luce degli eventi che dal 2019 si sono succeduti sul piano geopolitico: il massacro di 1500 iraniani che protestavano contro i rincari del carburante nel novembre del 2019, durante una settimana di blackout di Internet; la caduta di Kabul nell’agosto 2021; la morte di Mahsa Jina Amini e l’inizio del movimento femminile donna vita libertà in Iran nel settembre 2022; l’invasione russa in Ucraina e l’inizio della guerra nel febbraio 2022; l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre 2023 e il conflitto che ne è seguito e che include anche l’Iran.
Appoggiati spalla a spalla, in equilibrio precario su basi di legno, Zoya Shokoohi e Vitalii Fedotov, bendati, intavoleranno un dialogo impossibile tra due persone che parlano due idiomi differenti: una situazione di privazione sensoriale che riflette la condizione marginale dell’immigrato in un Paese straniero e il suo rapporto con la storia.