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IL PUNTO   n. 943 del 23 febbraio 2024

di MARCO ZACCHERA

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Sommario : Commozione per l’uccisione di Navalnt e per il perpetuarsi della crisi a Gaza. Mentre De Luca fa il buffone, l’approfondimento della settimana è dedicato alla protesta “politica” degli agricoltori che ci coinvolge un po’ tutti.

 

ONORE A NAVALNT

Molte volte su “IL PUNTO” ho espresso le mie critiche per come l’Occidente affronta la guerra in Ucraina e come debba anche essere considerato  il pensiero dei russi. Nulla può però giustificare o minimizzare l’uccisione di Aleksei Anatolevich Navalny, un eroe dei nostri giorni visto il suo atteggiamento coraggioso contro Putin che – evidentemente – da, despota che è, non riesce a capire come questa repressione violenta del dissenso lo renda impresentabile nel mondo e alla fine ottiene proprio l’effetto di ricompattare la NATO e dà più forza proprio a chi vuole continuare la guerra in Ucraina. Un omicidio vergognoso, inutile ed assurdo.  E’ vergognoso che lo zar russo non abbia il coraggio di affrontare il dissenso interno e che i suoi sgherri ricorrano a questi sistemi per difendere un potere che – tra l’altro –  probabilmente Putin otterrebbe lo stesso. E non si parli di provocazione: se Putin non l’ avesse voluta, questa morte non ci sarebbe stata e – se anche lo avessero “incastrato” – avrebbe potuto andare in TV e spiegare bene perché non c’entrava, mentre invece si è comportato nel solito modo subdolo, insopportabile e senza coscienza. Ricordiamo Navalny come una persona libera, un coraggioso testimone della corruzione in Russia, temuto per le sue idee e le sue denunce.  Da eroe è vissuto, da eroe e con grande dignità è rientrato volontariamente in patria pur sapendo che lo avrebbero condannato ed arrestato, come puntualmente avvenuto. Nonostante i tentativi di ucciderlo nel passato, tra avvelenamenti ed arresti, è morto senza essere stato piegato, è morto da eroe. A lui rendano omaggio tutti gli uomini liberi.

 

ISRAELE

In molti mi hanno chiesto perché non parlo su IL PUNTO di Gaza e del conflitto tra Hamas e Israele. Rispondo con lealtà: sono profondamente turbato. Da sempre  “tifo” per Israele e mi sento legato profondamente a quella nazione e a quel popolo. Con angoscia ho visto le scene indimenticabili dell’attacco brutale ed ingiustificato del 7 ottobre e capisco la reazione su Gaza dove i criminali di Hamas hanno nascosto armi ed ostaggi sotto gli ospedali, le scuole, perfino gli uffici dell’ONU.

Credo però che ora bisogna davvero fermarsi, riflettere e ammettere anche a Tel Aviv che dalla crisi si esce solo con la creazione di due entità politiche separate, riconosciute e garantite a livello internazionale, dove i palestinesi possano vivere indipendenti, ma anche loro accettando e riconoscendo  lo Stato di Israele.

Non ha più senso continuare nella rappresaglia, ma in cambio gli ostaggi (innocenti) vanno rilasciati subito e la comunità internazionale deve appunto garantire la sicurezza di entrambe le realtà, aiutando il popolo palestinese ma emarginando Hamas, Hezbollah e chi ci sta dietro ad iniziare dall’Iran.

Sbaglia Israele a continuare la rappresaglia, ma è comprensibile che si senta isolato e – colto per la prima volta impreparato – abbia paura, circondato dall’odio di  paesi ostili. Una volta di più infatti, in tutto il Medio Oriente regna il terrore, l’insicurezza, la violenza, l’odio etnico e religioso, esattamente lo scopo dell’attacco del 7 ottobre. In cambio di reciproca garanzie internazionali e sicurezza bisogna però poter fermare sia la guerra che il terrorismo e invece molti che girano co la bandiera palestinese di fatto invece lo accettano in od io alla controparte. La pace è un’utopia? Eppure non c’è altra strada per uscire dal buio, dallo spararsi per sempre a vicenda con milioni di innocenti che ogni giorno soffrono senza colpe perpetuando e moltiplicando vendetta, odio, future rappresaglie.

 

CROZZA FOR PRESIDENT!

Il governatore campano De Luca può far ridere imitato da Crozza ma in versione “nature”  apparire condito da un marcato narcisismo con sprazzi di autentica follia, eppure è tutt’altro che matto. Sta infatti scientemente lavorando per interpretare la protesta del Sud sia in chiave elettorale che in strategia interna PD anti-Schlein, ma soprattutto fa il buffone e il demagogo per togliere a Conte e ai 5 Stelle quei voti ondivaghi di protesta che al sud sono stati nel portafoglio grillino.

Anche gli insulti alla Meloni fanno parte del gioco: bisogna stare sempre in prima pagina facendo “ammuina”. Immaginate – tra l’altro – se quegli insulti fossero stati politicamente opposti: la sinistra sarebbe tutta sulle barricate ululando al “leso femminismo”, invece comodo ed imbarazzato silenzio perchè dare pubblicamente della “stronza” al primo ministro è delicata urbanità delucana.

A proposito dei toni e dei contenuti, però, dopo aver aizzato la piazza invitando alla lotta armata ed aver dato al governo e ai ministri dei dementi (testualmente: “Imbecilli, farabutti, delinquenti politici”), il neo-Masaniello De Luca, al di là delle sue guasconate, non risponde però su un punto fondamentale: perché oltre il 76% dei fondi strutturali destinati alla Campania tra il 2014 e il 2020 – ovvero in anni della sua presidenza – non sono stati spesi e perchè – sotto la sua guida – proprio la Campania è in coda anche per utilizzare i fondi del PNRR. Quindi, di che parliamo?

 

PILLOLE DI STORIA LOCALE

E’ tornata anche quest’anno  su VCO AZZURRA TV la mia rubrica settimanale “PILLOLE DI STORIA LOCALE” che va in onda il sabato alle 13.30 e in replica la domenica alle ore 18. (canali 17 e 617).

E’ possibile  visionarle anche sul sito web dell’emittente cercando  “VCO AZZURRATV”,  passando poi dall’ home page  su  “rubriche” e quindi a  “Pillole di storia locale”. Sono visibili on line tutte le puntate dell’anno scorso e quelle diffuse da questo mese. Buona visione e – se avete quesiti o temi da proporre – contattatemi via mail. Preavviso che VENERDI’ 15 MARZO A STRESA (c/o salone di Villa Ducale – ore 20.45) con il dr. Alessandro Lupi e l’ittiologo dr. Pietro Volta verrà presentato il volume “GENTE DI LAGO 3”.

 

Approfondimento: PROTESTE AGRICOLTORI, CRISI IN EUROPA

Sembra che ci sia un certo feeling naturale tra gli agricoltori che protestano e questo governo: è una specie di empatia, di solidarietà di classe come avviene – secondo i sondaggi – per il 54% degli italiani che considerano giuste le proteste del mondo agricolo e con un altro 18% che critica alcune forme di protesta ma ne condivide le motivazioni.

Questo mondo “verde ma non green” comprende benissimo che la Meloni è in linea con le loro richieste – almeno quelle più ragionevoli – ma tutti sanno che il governo si muove su un terreno difficile, perché Bruxelles è pronta a negare parte di quello che Roma sarebbe anche disposta a concedere.

Una specie di alleanza sociale diventa così anche alleanza politica, cementata dalla difficile gestione concreta della PAC (Politica Agricola Comunitaria) legata a troppi interessi contrapposti sia a livello mondiale che continentale e perfino a livello italiano, visto che le categorie agricole sono moltissime e spesso con interessi palesemente contrastanti.

Lo si é visto anche nella difficoltà di preparare un documento unitario da leggere sul palco di Sanremo, ma soprattutto nei modi stessi in cui sono stati gestiti i blocchi

Tornando al mondo dei trattori questa generale simpatia scatena anche una specie di gara a chi rappresenti politicamente una categoria che, da ex feudo DC, è ora in maggioranza schierata a destra e quindi utile bacino di voti soprattutto in vista di giugno.

Ecco quindi una corsa ad intestarsi meriti, vedi il gioco al rialzo tra la Meloni e Salvini per le esenzioni IRPEF anche se, diciamocelo chiaro, di imposte gli agricoltori ne hanno comunque sempre pagate pochine.

Si può giocare qualcosa sui costi assicurativi e forse sugli sgravi al carburante, ma poi ci sono altri paletti che a Bruxelles sono ben più difficili da superare.

Innanzitutto il problema della concorrenza extra-UE che si presenta con prezzi inferiori a quelli interni potendo produrre con metodi e costi spesso incomparabilmente minori dei nostri e poi la questione degli incentivi e dei finanziamenti.

In Europa ciascun governo ha sempre giocato in chiave interna e, per esempio, contando di più in termini di voti l’agricoltura centro-europea ha goduto di più attenzione delle culture mediterranee, ma cambiare la rotta degli aiuti è oggi difficile.

Come fondamentale diventa la questione dei finanziamenti: l’ agricoltura impone investimenti (e finanziamenti) a lungo termine ma la terra non può rendere così’ tanto per rimborsare i tassi stabiliti dalla BCE e chi si indebita è perduto.

Ci sono le produzioni di nicchia, certo, ma non possono bastare e la stessa qualità italiana spesso si perde tra le etichette estere abusive, i dazi che pesano sugli ingressi nei mercati altrui e la realtà di un mondo agricolo italiano “piccolo” rispetto alle distese sconfinate delle produzioni intensive.

E’ qui che il governo vorrebbe contare di più, ma in Europa il mondo agricolo è ovunque sul piede di guerra e in tutti i paesi vengono al pettine politiche agricole spesso assurde dove – per esempio – per sostenere i prezzi si distruggono coltivazioni e prodotti perché conviene di più ottenere l’incentivo comunitario che coltivare.

L’agricoltura europea si ribella a una politica agricola comune che costa moltissimo alle casse comunitarie ma non risolve i suoi problemi, anche se il mondo contadino di oggi in Italia (e in Europa) è completamente diverso da quello di mezzo secolo fa.

Eppure l’agricoltura conta non solo economicamente ma anche per identificare un mondo, una civiltà, una cultura che già è in via di potenziale estinzione. Per questo il governo Meloni vorrebbe coltivare un ruolo privilegiato con questo mondo, grimaldello identitario che può contribuire domani a far saltare il banco (politico) a Bruxelles. Si rischia grosso, però, perché – come ogni giorno per la globalizzazione produttiva, l’ambiente alterato e i pesticidi spariscono tante specie di insetti – così altrettante aziende agricole italiane ed europee scompaiono, spesso sommerse proprio da quegli stessi obblighi “green” che dovrebbero aiutarle.

 

UN SALUTO  A TUTTI                                                  MARCO ZACCHERA

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