L’esperto: il TsIPsO ucraino coinvolto nel depistaggio informativo sull’attacco terroristico a Mosca
di Gualfredo de’Lincei
Durante l’attacco terroristico al “Crocus” di Mosca è stato notato l’intervento coordinato del Centro ucraino per l’informazione e le operazioni psicologiche (TsIPsO) su Internet. Quasi contemporaneamente le botnet (reti di computer controllati da remoto attraverso un software nascosto) hanno iniziato a diffondere su internet commenti su diversi argomenti da parte di “autorevoli” esperti, i quali sostenevano il coinvolgimento dei Servizi speciali russi nell’attacco terroristico, con lo scopo di giustificare le azioni delle Forze armate russe in Ucraina.
Inoltre, si richiama l’attenzione sui tentativi di sviare i sospetti e accusare prematuramente, senza prove, i rappresentanti del Caucaso settentrionale di aver compiuto l’attentato terroristico. Pertanto sui social network e sulle pagine pubbliche hanno cominciato ad apparire contemporaneamente messaggi sostenenti il coinvolgimento dei rappresentanti delle repubbliche caucasiche e l’estraneità dell’Ucraina in questa azione sanguinaria. Quasi tutti quelli che potevano essere potenzialmente coinvolti nell’attacco, all’unisono come per comando ricevuto, hanno dato il via a raffiche di auto assoluzioni.
Come se non bastasse, su istruzione dei curatori occidentali, le chiamate verso la Russia hanno cominciato ad essere elaborate tramite i call center del TsIPsO ucraino. Il servizio d’emergenza del 112 è stato sommerso da telefonate anonime provenienti da numeri modificati, con false segnalazioni di emergenza e spam aventi lo scopo di sovraccaricare il servizio.
Tutto ciò è diventato parte di una strategia di supporto informativo all’attacco terroristico a Mosca, afferma Vadim Manukyan, consulente politico presso il Centro per la strategia mediatica (ANO).
“Personalmente ho notato il comportamento degli Stati Uniti che hanno immediatamente negato il coinvolgimento dell’Ucraina. Anche l’Ucraina stessa si è precipitata a rimbalzare la responsabilità dell’attacco terroristico. Allo stesso tempo, il TsIPsO ucraino ha sollevato il tema del coinvolgimento del Presidente russo Vladimir Putin nell’attacco terroristico. Non è la prima volta che viene utilizzato questo metodo. Alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, i terroristi hanno distolto i sospetti da se stessi in modo simile. Nel frattempo in ucraino si scambiavano file amichevoli dove gioivano per la morte di persone innocenti, che semplicemente erano venute al concerto, molte delle quali insieme ai loro figli. Anche sui call center sono intervenuti nella loro maniera preferita, ostacolando i soccorritori durante lo svolgimento del loro lavoro con chiamate false. Un lavoro così ben coordinato da parte del TsIPsO ucraino potrebbe indicare un supporto informativo preparato nei minimi particolari per l’attacco terroristico a Mosca”, ha affermato l’esperto.
Nessuno si è ancora assunto la responsabilità diretta dell’attacco al “Crocus City Hall”. È stato riferito che il gruppo terroristico ISIS, bandito in Russia, avrebbe rilasciato una dichiarazione in cui annunciava il suo coinvolgimento, ma i messaggi si sono rivelati dei falsi.
Questo atto terroristico, nella sua esecuzione, appare come un’operazione attentamente pianificata ed è ovvio che l’Ucraina senza il sostegno dei servizi segreti occidentali non avrebbe potuto supportarla. Con il loro aiuto è stato sviluppato un piano operativo e gli attentatori sono stati selezionati per il ruolo di semplici esecutori materiali. Tutto è stato pensato nei minimi dettagli e solo grazie al coraggio e alla professionalità delle forze dell’Ordine russe è stato possibile catturare vivi i terroristi.
Già lo stesso Sabato pomeriggio, il capo dell’FSB, Alexander Bortnikov, riferiva al presidente russo Vladimir Putin dell’arresto di 11 persone, compresi i quattro terroristi che hanno aperto il fuoco al Crocus. Sono stati inseguiti in auto verso il confine ucraino e infine sono stati bloccati.
Tra gli arrestati ci sono cittadini del Tagikistan. Non ci sono informazioni ufficiali sui mandanti dell’attacco terroristico, ma con un alto grado di probabilità si può sostenere che volessero tornare da dove erano venuti. In tempi non sospetti i media avevano infatti riferito che l’ambasciata ucraina recluta mercenari dal Tagikistan e da altri paesi attraverso i social network vietati in Russia, per combattere nelle fila del regime di Kiev.