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IL PUNTO   n. 963 del 12 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA

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Sommario:  Francia: ingovernabilità alle porte – Ucraina: il coraggio di parlarsi – Prezzi e speculazioni – Approfondimento sulle riforme: premierato e federalismo

 

ATTENZIONE: come ogni anno tra metà luglio e metà settembre IL PUNTO riduce le sue uscite. Il prossimo numero sarà diffuso – salvo novità politiche eccezionali – intorno al 25 luglio. A chi le fa (o le farà) … BUONE VACANZE

 

FRANCIA A SINISTRA (OPPURE NO?)

Il secondo turno del voto francese, come è noto, ha ribaltato il primo scacciando il rischio che i “cattivi” del Rassemblement National arrivassero alla maggioranza. Il risultato delle oltre 200 “desistenze” hanno però permesso alla sinistra francese di diventare maggioranza relativa (pur prendendo molti meno voti del RN) lasciando Macron a godersi ora una ingovernabilità che certamente non farà bene alla Francia.

Il voto ha sottolineato come tuttora esista in Francia una “cintura sanitaria” contro la destra e farà bene la Le Pen a capire che diventerà molto difficile concretizzare la sua speranza di arrivare all’Eliseo perché la destra riesce a governare solo se assume posizioni più vicine al centro o almeno alleandosi con le forze moderate. Altrimenti, in caso di sistemi elettorali maggioritari e non proporzionali, il rischio di essere esclusi dai governi – se non si arriva da soli al 50% – è elevatissimo. Infatti 10 milioni di voti al RN (nettamente il primo partito per voti popolari) “contano” 143 seggi, la sinistra variegata con 7 milioni ne conquista 182 e la federazione di Macron 168 con soli 6,3 milioni di voti. Sinistra che peraltro un minuto dopo il voto si è già divisa dimostrando che un cartello elettorale strumentale regge giusto solo il giorno delle elezioni perché è facile criminalizzare la Le Pen o Bardella, ma poi per governare non basta il voto “contro”!

Alcuni giocatori della nazionale francese hanno però esultato: “Una vittoria del popolo” hanno commentato il voto per la sinistra. Detto da chi guadagna milioni di euro l’anno, gira in Ferrari e non frequenta certamente i quartieri popolare mi è sembrato un commento decisamente ipocrita, da sinistra-chic, appunto.

 

FOLLIA ED IPOCRISIA EUROPEA

Mi sento sempre di più un europeo di serie B: dove sta scritto che debbano essere emarginati per motivi politici quasi 200 deputati europei dagli organismi parlamentari di vertice solo per le loro opinioni? Siamo in una UNIONE europea o in una DISCRIMINAZIONE europea? E’ poi assurdo ed inaccettabile che si vorrebbe addirittura cancellare la presidenza semestrale di turno all’Ungheria perché il suo primo ministro Orban, dopo aver incontrato Zelensky a Kiev, abbia “osato” andare a Mosca ad incontrare Putin e poi a Pechino. Ma possibile che sia giudicato criminale anche solo tentare qualche passo verso almeno un “cessate il fuoco”? E’ ovvio che Orban non decide per l’Europa, ma tentare di ricucire i rapporti con tutti mi sembra assolutamente giusto. Tra l’altro – poche ore dopo Orban – Putin ha ricevuto la visita del premier indiano: se anche la più grande democrazia del mondo “parla” con Putin, solo l’Europa deve evitare i contatti? Perché poi è tutta una grande ipocrisia: a maggio il 14% del gas europeo è stato comunque ancora acquistato dalla Russia (che resta il più grande fornitore europeo) tramite sporche “triangolazioni”, così come è evidente che le sanzioni – che pur danneggiano gravemente l’Europa – non danno più di tanto fastidio a Mosca. Intanto la gente in Ucraina continua a morire, la diplomazia è ferma, la NATO parla solo di soldi, missili e invia nuove armi dopo vertici di leader tutti insieme sorridenti e felici. Ma insomma, perché si devono a tutti i costi evitare anche solo timidi tentativi di parlarsi? Il che NON significa dare ragione a Putin né accettare l’occupazione russa, ma se vogliamo costruire un briciolo di pace bisogna pur avere il coraggio di farlo.

 

PREZZI

Scattano le vacanze, ma anche un ingiustificato aumento dei prezzi in Autogrill e di Telepass, nel disinteresse generale. Avete notato che un cappuccino (normale) in autogrill costa ora 2.40 euro, 3.8 euro una bottiglietta di Coca Cola, oltre 8 euro un panino? E’ uno sfruttamento del monopolio della ristorazione lungo le autostrade e sarebbe utile e giusto un intervento “dall’alto” per calmierare i prezzi!

 

Approfondimento: DUE MEZZE RIFORME

Due mezze riforme non ne fanno una piena, ma neppure lasciano il bicchiere vuoto. Maggiori deleghe regionali e l’ipotesi di una repubblica dove il premier acquisti maggiori spazi dopo una elezione diretta erano ipotesi da trent’anni sul tappeto, fino ad ora vittime di veti incrociati e franchi tiratori.

Non sono una rivoluzione, ma diventano oggi più che altro delle bandierine che si muovono forse nella direzione giusta pur lasciando un po’ tutti i relativi sponsor con l’amaro in bocca perché si capisce che non saranno veramente decisive o di svolta.

Il premierato non è una repubblica presidenziale e crea non pochi problemi nel bilanciamento dei poteri, anche se porta in dote alcune novità importanti e positive tipo il far decidere agli elettori chi debba essere il premier sottraendolo a ribaltoni e ad alleanze intercambiabili.

Anche una maggior libertà (su loro richiesta) alle singole regioni su materie specifiche permetterà a chi vuol marciare a ritmi più spediti di non dover aspettare le ultime della classe, ma – anche qui – sono tali e tanti le deroghe, le norme ed i contrappesi che solo alla prova dei fatti vedremo come si regolarizzerà il nuovo sistema.

Naturalmente in Italia prevale sempre la polemica spicciola e quindi è quasi divertente vedere regioni come la Campania, l’Emilia o la Puglia protestare per le potenziali nuove deleghe quando solo pochi anni fa – regnante la sinistra – erano proprio le stesse regioni e gli stessi governatori a richiederle.

D’altronde sono tematiche che in passato erano già state oggetto di tentativi di riforma anche da parte della sinistra che invece oggi le osteggia: giustamente c’è chi ha ricordato che – per esempio – erano anche nel programma di Occhetto 1994, quello della “gioiosa macchina da guerra” finita fuori strada ancor prima dell’uso. Sul tema premierato erano fallite le mediazioni bicamerali di D’Alema e – nella notte dei tempi – perfino del fu senatore liberale Aldo Bozzi. Anche nell’agonia della prima repubblica (1992-94) comparve una commissione bicamerale per la riforma costituzionale “De Mita – Iotti,” naufragata senza storia sotto l’incalzare di “Mani pulite”

Il problema è che oggi queste riforme sono appunto “bandierine” di Lega e Fratelli d’Italia il che crea automaticamente la contrapposizione preconcetta dell’opposizione.

Così chi è contrario solleva cavilli e paure esagerate su presunti rischi di fascistizzazione o al contrario di dissoluzione dello Stato, ad esempio scoprendo improvvisamente il problema dell’intangibilità costituzionale dell’inquilino di turno al Quirinale, ma soprattutto perché Mattarella (come i suoi predecessori) sono stati eletti da maggioranze diverse dall’attuale e potendo così essere sempre utilizzati come utile “corte d’appello” rispetto ad un qualsiasi voto parlamentare non gradito.

Anche far nascere uno psicodramma sulla questione dei senatori a vita è francamente esagerato, tenuto conto che comunque quasi nessun italiano sa esattamente chi siano (per la cronaca Mario Monti, Renzo Piano, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, ve li ricordavate tutti?) oltre all’onnipresente Liliana Segre promossa a coscienza critica della nazione.

Circa invece la riformina regionale è utile dare più spazio a chi lo chieda e sono per me esagerate le paure di chi teme di rimanere indietro perché quelle stesse aree “depresse” dovrebbero anche farsi finalmente un esame di coscienza sul perché si ritrovino nelle loro condizioni nonostante investimenti pubblici colossali. Dalla “Cassa per il mezzogiorno” al PNRR non è che i fondi mancassero o manchino, ma in passato (ed anche ora) troppi soldi sono spesi male, eppure mai nessuno recita il “mea culpa”.

Evitiamo insomma da una parte di sbandierare successi ancora tutti da verificare e smettiamola dall’altra di impostare polemiche assurde: il tentativo di riformare la Costituzione andava e va fatto, finalmente ha prodotto un risultato, sia affinato ed aspettiamo di vederne gli effetti.

Quello che piuttosto va sottolineato è che il governo Meloni a questi risultati ci è comunque arrivato e sottolinea come la stabilità di un governo sia un aspetto positivo, a conferma della utilità di una riforma costituzionale che vorrebbe appunto dare più forza almeno ad un premier finalmente eletto dai cittadini.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                    MARCO ZACCHERA

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