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FOTO La Squadra Olimpica dei Rifugiati a Bayeux, in Normandia, dove si è riunita per un campo di allenamento pre-giochi prima di recarsi a Parigi. © IOC/John Huet

26 luglio 2024
All’apertura delle Olimpiadi di Parigi, Grandi dell’UNHCR elogia gli atleti rifugiati come faro di speranza e pace
In occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha esortato il mondo a seguire l’esempio delle squadre di rifugiati in gara, che promuovono la coesistenza pacifica e il rispetto reciproco.

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L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, collabora con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), il Comitato Paralimpico Internazionale e la Fondazione Olimpica per i Rifugiati per sostenere i rifugiati ai Giochi di Parigi.

Grandi, vicepresidente della Olimpyc Refugee Foundation, parteciperà alla cerimonia di apertura di oggi a Parigi e stamattina ha preso parte alla staffetta della torcia Olimpica, in rappresentanza dell’UNHCR e delle 120 milioni di persone costrette alla fuga nel mondo.

“Lo sport è un simbolo di speranza e di pace, che oggi purtroppo scarseggiano”, ha dichiarato Grandi. “La squadra dei rifugiati è un faro per le persone di tutto il mondo. Questi atleti dimostrano cosa si può ottenere quando il talento viene riconosciuto e alimentato, e quando le persone hanno l’opportunità di allenarsi e competere con i migliori. Sono a dir poco un’ispirazione”.

Questa settimana, Grandi è diventato il terzo destinatario dell’Alloro Olimpico, un premio del CIO che onora i risultati eccezionali in materia di istruzione, cultura, sviluppo e pace attraverso lo sport. Riceverà il premio a nome dell’UNHCR durante la Cerimonia di apertura di oggi.

Grandi ha sottolineato che i conflitti e le emergenze sono presenti in ogni angolo del mondo e che milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case in Paesi come il Sudan, l’Ucraina, lo Stato di Palestina, il Myanmar e altri. Grandi si è unito al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nel chiedere il pieno rispetto globale della Tregua Olimpica, un’usanza che prevede l’interruzione di tutte le ostilità da prima a dopo i Giochi Olimpici e Paralimpici. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la tregua per Parigi a novembre.

“Lo sport è fondamentale anche per milioni di rifugiati, di tutte le età e abilità”, ha aggiunto Grandi. “Unisce le persone, giova alla salute fisica e mentale, offre ai bambini modelli di ruolo positivi e insegna preziose lezioni di vita. La nostra partnership con il CIO è molto preziosa, e non vedo l’ora di vederla crescere”.

Ai Giochi di Parigi 2024 parteciperanno 37 coraggiosi atleti rifugiati, la squadra più numerosa da quando sono state istituite le squadre di rifugiati del CIO ai Giochi di Rio del 2016.

Note per i redattori:

La Squadra Olimpica dei Rifugiati (l’Équipe Olympique des Réfugiés, EOR) è composta da 37 atleti, ospitati da 15 Comitati Olimpici Nazionali: Austria, Canada, Francia, Germania, Israele, Italia, Giordania, Kenya, Messico, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.  I partecipanti gareggeranno in 12 sport: atletica, badminton, pugilato, canoa, ciclismo, judo, tiro a segno, nuoto, taekwondo, sollevamento pesi e lotta.  La squadra è guidata dal Cheffe de Mission Masomah Ali Zada, che ha fatto parte della Squadra Olimpica dei Rifugiati a Tokyo ed è Testimonial dell’UNHCR. I portabandiera dell’EOR per la cerimonia di apertura sono Cindy Ngamba (pugilato, con sede nel Regno Unito) e Yahya Al Ghotany (taekwondo, con sede in Giordania). La prima squadra olimpica di rifugiati era composta da 10 atleti e ha partecipato ai Giochi di Rio 2016. A Tokyo, la squadra era composta da 29 atleti, nonostante le restrizioni del COVID.

La composizione della Squadra Olimpica dei Rifugiati si è basata su una serie di criteri, in primo luogo le prestazioni sportive. Quasi tutti gli atleti sono stati selezionati dal programma di borse di studio per atleti rifugiati del Comitato Olimpico Internazionale.  Il CIO collabora con i comitati olimpici nazionali ospitanti per individuare gli atleti rifugiati che vivono nei loro Paesi e che possono beneficiare di borse di studio. Le borse di studio sono pensate per aiutare gli atleti rifugiati ad allenarsi, non solo con l’obiettivo di partecipare alle Olimpiadi, ma anche per sviluppare la loro carriera sportiva e costruire il loro futuro. La squadra è scelta dal CIO, mentre le borse di studio e la squadra sono gestite dalla Fondazione Olympic Refuge (ORF), istituita dal CIO per fornire un sostegno costante ai rifugiati attraverso lo sport. Lo status di rifugiato dei membri della squadra viene verificato dall’UNHCR, che controlla tale status con il governo del Paese ospitante. L’UNHCR non ha alcun ruolo nel determinare lo status di rifugiato degli atleti, né nella selezione degli atleti per il programma di borse di studio o per la squadra.  A parte questo, la squadra rappresenta la popolazione in fuga nel mondo. Si è tenuto conto di una rappresentanza equilibrata di sport e genere, nonché della distribuzione geografica dei Paesi di origine.

L’UNHCR crede nel potere dello sport di trasformare la vita delle persone costrette a fuggire. È molto più di un’attività di svago. Offre ai rifugiati la possibilità di guarire e crescere.  L’UNHCR collabora con una serie di organizzazioni locali, nazionali e internazionali per favorire sempre più l’accesso dei rifugiati alle attività sportive. Lavoriamo con chi si occupa di sport, il governo, il settore privato, il settore umanitario, la società civile e altri partner in tutto il mondo per garantire che i rifugiati possano beneficiare dello sport.

Dal 2014, l’UNHCR ha avviato partnership strategiche con organizzazioni sportive per contribuire a cambiare la vita dei rifugiati e degli altri sfollati. L’istituzione della Fondazione Olimpica per i Rifugiati da parte dell’UNHCR e del CIO nel 2017 ha rafforzato questa partnership, dando vita a più iniziative sportive dedicate alle comunità costrette a fuggire. L’UNHCR sviluppa anche partnership con il mondo dello sport in senso lato. Le organizzazioni di base, i club, le federazioni e le associazioni professionistiche, le imprese sportive, gli sponsor e i singoli sportivi hanno tutti un ruolo da svolgere nell’aumentare l’accesso alle strutture, nello sviluppare i campi da gioco, nel contribuire con le attrezzature, nell’organizzare le attività, nel formare i giovani rifugiati e nell’usare la loro voce per difendere i rifugiati. Nel 2022 l’UNHCR ha lanciato la sua prima strategia globale per lo sport, “More than a Game” (Più di un gioco), che delinea la convinzione dell’organizzazione sul potere dello sport e sull’impegno nel settore a favore delle persone costrette alla fuga e degli apolidi. Le iniziative sportive dell’UNHCR sono attuate nei campi rifugiati, negli insediamenti e nei contesti urbani di tutto il mondo, in Paesi come Bangladesh, Ciad, Colombia, Giordania, Kenya, Libano, Libia, Messico, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Uganda, solo per citarne alcuni.
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