Festival LagoMaggioreMusica:
i suoni della tradizione yiddish con il Trio Klezmer
mercoledì 21 agosto a Gavirate (Va)
MILANO – Dopo il concerto dell’Adrian Sax Quartet, il festival LagoMaggioreMusica, organizzato dalla Fondazione Gioventù Musicale d’Italia e giunto quest’anno alla trentesima edizione, fa tappa di nuovo a Gavirate (Va): mercoledì 21 agosto, il Chiostro di Voltorre ospiterà, infatti, l’esibizione del Trio Klezmer, formazione composta da Antonio Sacco (violino), Massimiliano Limonetti (clarinetti) e Giorgio Dellarole (fisarmonica) con l’attore Paolo Zavattaro (voce recitante). L’appuntamento è alle ore 21 (via San Michele; ingresso a offerta libera).
Il Trio Klezmer opera da quasi vent’anni in Italia e all’estero in ambito cameristico e teatrale. Nato con l’intento di sottolineare la lettura dei testi che compongono lo spettacolo “Il Sabato è finito”, interpretato da Paolo Zavattaro e Giorgio Parodi, il Trio si è poi riproposto con grande successo anche in veste esclusivamente strumentale, affrontando sia il repertorio tradizionale ebraico, sia il repertorio barocco (con il nome di Trio Corelli). I brani che formano il repertorio del Trio Klezmer sono basati sulle melodie della tradizione yiddish e sono arrangiati dagli stessi esecutori. Il gruppo ha esordito nel 1997, avviando un lungo percorso che l’ha portato ad esibirsi presso le Sinagoghe di Asti e di Casale Monferrato, il Conservatorio di Torino e il Teatro Alfieri di Asti e a partecipare a stagioni musicali come “Vincoli sonori” (6th Klezmer and Gypsy Music Festival – Pinerolo), “Note di notte” (Modica), “Musica nel Parco” (Itinerari sonori nel Parco Nazionale del Gran Sasso), “Verbania Musica” e “II Rassegna di Teatro e Musica” (Bagheria). Nella primavera del 1998 il Trio ha accompagnato l’attrice Ottavia Piccolo, impegnata nella lettura di un testo di Isaac Singer, al Teatro Verdi di Pontestura, in chiusura della stagione “Un invito a teatro”. Il Trio collabora stabilmente con l’attore Paolo Zavattaro negli spettacoli “Il Sabato è finito”, “Cafè Europa” e “La tavola della memoria”.
La musica klezmer
Su un territorio vastissimo, dai Balcani al Baltico, musicisti girovaghi e stanziali hanno pregato, riso e pianto con la musica klezmer, santa e trasgressiva allo stesso tempo, tramandando un patrimonio ricchissimo, divenuto punto d’incontro del folklore europeo. Nel klezmer non meraviglia se accanto alla musica delle origini, alle preghiere della sinagoga e ai canti mistici senza parole degli hassidim, sono evidentissime le influenze tzigane, arabe, greche e spagnole. Anche quando il klezmer emigrò negli Stati Uniti, continuò ad essere l’espressione di un popolo diviso, ma unitario e non potè fare a meno di accogliere nuove influenze occidentali e della musica jazz. Il termine klezmer rappresenta l’espressione musicale della millenaria cultura yiddish. Deriva dalle parole ebraiche kley e zemer che dapprima indicavano lo strumento musicale, poi il musicista stesso, e individua quel genere musicale che gli ebrei dell’Europa dell’Est hanno conservato ed elaborato nel corso dei secoli, ignorando regolamenti e divieti di imperatori, papi e zar. Attualmente la musica klezmer è spesso eseguita da organici misti nei quali, accanto a strumenti più tradizionali come violino, clarinetto, chitarra e fisarmonica, trovano spazio strumenti più moderni. Lo strumento che riveste il ruolo primario è senz’altro il clarinetto, che evidenzia, con la dolente espressività del registro grave e con la tagliente ironia del registro acuto, due degli aspetti più tipici della cultura ebraica. La riscoperta del klezmer è legata al grande rilancio della world music che ha caratterizzato gli ultimi decenni e alla straordinaria familiarità delle sue sonorità.