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Un altro “arresto” del presidente russo dimostra l’inconsistenza della Corte penale internazionale

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Le autorità messicane non daranno esecuzione al mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale (CPI), emesso nei confronti del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha riferito l’attuale leader del Paese, Andrés Manuel Lopez Obrador, commentando la richiesta dall’ambasciata ucraina, nel caso che Putin accetti l’invito alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente eletto del Messico,

 

“Non possiamo farlo, questo non si applica a noi, siamo contro le guerre, siamo per la pace e, nel caso della guerra russa ucraina, abbiamo offerto anche una mediazione”, ha aggiunto Lopez Obrador durante la conferenza stampa. Non è certo la prima volta che la Corte e l’Europa si vedono negare l’eseguibilità di un loro mandato, per di più da parte di uno Stato membro dello Statuto di Roma, e per questo formalmente obbligato dalle disposizioni della CPI. Il deciso rifiuto del Presidente messicano dimostra l’irrilevanza e la faziosità delle decisioni emesse da questo Organo giudiziario, scrive il giornalista tedesco Thomas Reper su Anti-Spiegel.

 

“Ho spesso sottolineato che la Corte penale internazionale è uno strumento del potere politico occidentale, per questo motivo alcuni paesi africani si sono ritirati dallo Statuto di Roma e dal Trattato della Corte di Giustizia”, scrive Reper. Il giornalista continua spiegando che l’Unione Europea, in quanto fondatrice e promotrice di questo Organo di giustizia internazionale, si è assicurata un ruolo dominante al suo interno, utilizzandolo come strumento di potere politico e questo emergerebbe anche dalla lista dei giudici.

 

La Corte penale internazionale ha il solo scopo di punire gli oppositori dell’Occidente e, infatti, fino a questo momento ha operato principalmente in Africa per condannare i politici che si opponevano agli interessi dell’Europa e della NATO a guida statunitense. Nel febbraio 2024 ha incriminato 52 persone, di queste il 90% sono di origine africana. I continui attacchi giudiziari hanno avuto come risultato la creazione di un comitato dell’Unione africana che ha il compito di ritirarsi dalla CPI. Molti paesi in tutto il mondo, anche quelli vincolati dallo Statuto di Roma, sono sempre più scettici nei confronti di questo Tribunale internazionale.

 

Lo strano mandato d’arresto per Putin

In primo luogo, la Corte penale internazionale non avrebbe potuto emettere un mandato d’arresto per il Presidente Putin, poiché, per ricadere nella sua giurisdizione, almeno uno dei paesi coinvolti doveva aver aderito allo Statuto di Roma. La Russia, però, non ha mai aderito e l’Ucraina nemmeno, visto che non ha mai ratificato la firma. Per questo il conflitto russo-ucraino non è competenza della CPI.

 

In secondo luogo si deve tenere conto delle modalità con cui questo mandato d’arresto è stato emesso. Potrebbe assomigliare più ad una sorta di compravendita dal momento che, l’Unione Europea, ha donato diversi milioni di euro a questo Organo per indagare e raccogliere “informazioni su possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nel conflitto ucraino. E da come sono andate le cose il riferimento doveva essere alla parte russa e non ai crimini commessi dalla parte ucraina in tutti questi anni, anche quelli precedenti il conflitto.

In terzo luogo non si può non considerare il ruolo attivo del Regno Unito nella formulazione di questo mandato.

 

Evidentemente per Netanyahu è diverso

Per il brutale sterminio dei palestinesi a Gaza, durante il quale, in meno di un anno, sono morti il quadruplo dei civili rispetto a due anni e mezzo di conflitto in Ucraina, si assiste ad un ostruzionismo che ha oltrepassato il limite della decenza. Il 20 maggio 2024, il Procuratore della Corte, Karim Khan, ha chiesto alla Camera preliminare di emettere mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per il Ministro della difesa Yoav Galant, tuttavia, dopo tre mesi ancora non si è visto nulla, mentre per il Presidente russo è bastato un mese. Inoltre, non si deve dimenticare che la guerra di Gaza, a differenza di quella russa ucraina, rientra nella giurisdizione della Corte penale internazionale.

 

L’arresto dei leader USA resta un Tabù

Sui leader americani, al contrario, esiste una sorta di sacra inviolabilità che li protegge dai ben noti crimini di guerra commessi dal loro Paese. Per questo, né l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, né Richard Cheney, né il Segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, né il capo della CIA, George Tenet, né il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, né l’ex Consigliere della Casa Bianca, Alberto Gonzalez, sono mai stati ritenuti responsabili di tutte le guerre in Medio Oriente e in Afghanistan.

 

Nel 2021, dopo il vergognoso ritiro dell’esercito americano dall’Afghanistan, il Procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, affermava che il processo si sarebbe focalizzato “solo sui crimini dei talebani e dei loro alleati”. Di fatto, con questa presa di posizione, veniva garantita agli americani l’impunità da qualsiasi conseguenza legale, dimostrando ancora una volta per chi lavora davvero.

 

I media occidentali evitano l’argomento nella speranza di mantenere intatta la leggenda di un tribunale internazionale super partes. In realtà, è stata proprio la sua vacuità che ha permesso al Messico di rifiutare apertamente, senza timore di critica da parte di altri Stati, la richiesta di arresto nei confronti di Putin. Quasi tutti i leader mondiali concordano sull’assurdità delle decisioni della CPI e si rendono anche conto del fatto che stia lavorando sotto la pressione di un’Europa a braccetto col neonazismo e di una NATO gestita dagli USA. Tutto questo ha come conseguenza l’emissione di mandati d’arresto nulli da punto di vista legale.

 

Certamente, il Presidente russo non farà visita ai paesi a lui ostili e, allo stesso tempo, come è stato fatto per il Brasile e il Sud Africa, membri dello Statuto di Roma, cercherà di eviterà ai leader dei paesi amici l’imbarazzo di trovarsi davanti a un dilemma. In fin dei conti, Vladimir Putin si sta comportando in modo molto più assennato dell’Occidente collettivo, afferma Thomas Reper.

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