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IL PUNTO  n. 970 del 4 ottobre 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

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Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Le cronache sono piene di morte e distruzioni, di attacchi e rappresaglie, di crudeltà che monopolizzano le notizie. Penso a chi è rimasto senza casa o ha perso tutto, a tanta gente disperata  che sopravvive con meno di un euro al giorno mentre i miliardi se ne vanno in armi, missili e bombe. Credo che un bambino coinvolto negli scontri soffre ed odierà gli avversari per tutta la sua vita perpetuando così l’odio reciproco, la volontà di reagire, la disperazione.  Alla fine con la violenza e la guerra non vince mai nessuno, soprattutto se l’odio resta instillato per sempre: ne vale la pena?

Tutte le altre news mi sembrano sciocchezze, comunque propongo qualche riflessione sul voto in Austria e sul problema migranti, mentre il dibattitto tra i candidati alla vice-presidenza USA (vinto dal repubblicano Vance) conferma che c’è una potenziale futura alternativa repubblicana a Trump e, in prospettiva, questo è un fatto importante.

 

QUANDO VINCONO I “CATTIVI”

Anche il voto per il nuovo parlamento austriaco ha confermato quella che è ormai una conclamata realtà: il 30% circa dell’elettorato europeo vota per la destra, più o meno estrema a seconda dei vari paesi europei.

Possiamo etichettare questa scelta come neonazista, populista, razzista, fascista, anti-europeista e con tutti gli “ista” voluti, ma si gira sempre intorno allo stesso problema: siamo in democrazia, ma contro queste forze deve continuare l’ostracismo perché fa comodo alla sinistra, con il PPE che ci corre dietro pur di mantenere il potere.

Il risultato è che la destra europea continua a crescere anche perchè quasi mai viene messa alla prova e chiamata a “sporcarsi le mani” con le responsabilità di governo misurandosi sui problemi concreti, così la volta successiva sale ancora di più.

Eppure l’esempio italiano è calzante: dopo due anni perfino a Bruxelles hanno capito che la Meloni non è poi così neofascista come era stata dipinta e che in definitiva ha solo una declinazione diversa su alcuni temi rispetto all’alleanza PPE-sinistra che comanda in Europa. Perfino Macron in Francia ora è obbligato ad un governo controllato dal Rassemblement National, ma si ha paura di dirlo.

Un motivo della vittoria elettorale del FPO austriaco (divenuto primo partito come Fratelli d’Italia e il Rassemblement National in Francia) spinto dal giovane leader Herbert Kickl è di essersi presentato con un profilo più moderato e proprio il potersi dipingere come alternativa credibile alle maggioranze uscenti gli ha fatto guadagnare voti.

D’altronde è spesso proprio l’informazione a inventarsi i mostri per mantenere il clima di caccia alle streghe: leggere che con il voto in condotta riproposto da Valditara “L’Italia riporta la legge di Mussolini” (come ha scritto l’importante quotidiano tedesco Bild) è  davvero una sciocchezza, ma come possono saperlo i lettori tedeschi?

Certo ci sono poi i siparietti nazionali come quello italiano con Tajani che parla di “rigurgito nazista” in Austria e con Salvini che gli augura una migliore digestione, ma sono chiacchiere che non risolvono il nocciolo del problema.

Se a una parte consistente degli europei non vanno giù le politiche ambientaliste, quelle economiche della BCE, l’immigrazione incontrollata e tanti altri temi controversi mal gestiti dalla UE come possono in democrazia esprimere il proprio dissenso se non votando per chi non le approva?

Tra l’altro è anche serio chiedersi se sia legittimo continuare con l’ostracismo pur di allontanare i “cattivi” da ogni forma di rappresentanza. Per esempio il gruppo “Patrioti per l’Europa” (Lega, RN di Bardella,  gli ungheresi del Fidesz e altri, terzo gruppo con 84 deputati all’Europarlamento) ha depositato un ricorso ufficiale alla Corte di Giustizia dell’Ue proprio contro il Parlamento europeo che li ha esclusi da tutte le cariche nelle commissioni e nelle vicepresidenze (sono quattordici, distribuite in modo proporzionale in base ai risultati elettorali e devono essere rappresentate anche le opposizioni), oltre all’ ulteriore “ovvia” esclusione dei tedeschi dell’ AfD che sono considerati ancora più a destra. Sarebbe questa la democrazia dei progressisti?

E’ ancora vincente la politica del presidente del Ppe Manfred Weber che ha ribadito ancora di recente che «non ci sarà nessuna collaborazione con l’estrema destra, perché per noi come cristiano-democratici e come Ppe, i criteri fondamentali per la cooperazione sono l’essere a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto»?

Di sicuro non la pensa così l’eurodeputato del Ppe Oliver Schenk, che è stato capo della Sassonia dal 2017 al 2024 (ora è entrato al Parlamento europeo), che ha replicato: «In Sassonia abbiamo applicato il Brandmauer (“muro di contenimento”) e questo ha reso l’AfD ancora più popolare perché la gente sente che non sono parte del sistema democratico, mentre lo sono. Il risultato nella mia regione non ha avuto molto successo (l’AfD ha superato il mese scorso il 30%) e accusare questo partito di essere fascista li ha resi ancora più forti».

Troppo facile dare insomma sempre del “fascista” agli avversari e sviare il confronto: la verità è che tanti elettori europei (finalmente) non ci credono più e chi sta al centro dovrebbe chiedersi se condivide o meno molti dei valori della sinistra per governarci ancora insieme; se la risposta è  “no”, dov’è la coerenza?

 

Approfondimento: A PROPOSITO DI IMMIGRAZIONE

Mentre a Palermo si processa Salvini in chiave tutta “politica”, il governo Meloni ha approvato lo schema di un decreto-legge sui flussi migratori molto interessante e che, al netto delle scontate polemiche, va secondo me nella direzione giusta.

Troppe volte parlando di migranti si parla infatti sulla base di “sensazioni” e raramente su dati statistici reali.  Cominciamo con il ricordare che stando ai dati ufficiali, al 30 settembre di quest’anno erano arrivati in Italia dal “fronte sud” (ovvero via mare) 49.788 persone contro le 134.230 dell’anno scorso e – sempre per lo stesso periodo – le 72.036 del 2022.

Significa che c’è stato un forte raffreddamento dei flussi legato alle politiche governative per restringere l’azione delle ONG nel Mediterraneo, anche se questi dati non tengono conto però del flusso dal “fronte est” ovvero di persone che arrivano ora attraverso la penisola balcanica.

Colpisce il fenomeno dei minori non accompagnati che nel 2022 furono 14.044, salendo a 18.820 l’anno scorso mentre sono stati 5.542  fino a metà settembre di quest’anno, ricordando però che sono minori auto-dichiaratisi tali, ma che spesso sono persone over 18, un trucco per garantirsi la permanenza dopo lo sbarco.

Interessante notare come stia fortemente diminuendo l’immigrazione dall’Africa mentre è l’Asia il continente che spinge più migranti verso le nostre coste, in testa i 9.940 dal Bangladesh e gli 8.822 siriani. Sono di solito persone che in gran parte arrivano in Egitto e Tunisia via aerea e poi tentano la traversata grazie ad un vero e proprio commercio (ovviamente illegale) e catena di sfruttamento “all inclusive”. Seguono poi i tunisini (6.594) gli egiziani (oltre 3.000) che sono invece accompagnati direttamente sulle coste per la traversata.

Un altro capitolo poco sottolineato è la profonda differenza tra gli stessi immigrati e il loro grado di osservanza delle leggi. Scrivevo qualche tempo fa come su 140.000 filippini presenti in Italia solo 50 risultavano detenuti mentre su 426.000 marocchini ben 2.905 erano detenuti, ovvero in proporzione 21 volte di più. Sarà un caso ma i primi sono tradizionalmente cattolici, gli altri no e questo non è “razzismo”, ma solo la realtà. E’ solo un esempio per sottolineare come per integrarsi meglio e più velocemente conta molto la società di provenienza, la lingua e la religione di appartenenza, il contatto più o meno già consolidato con la realtà europea.

Davanti a questo fenomeno ci si chiede perché l’Europa – oltre che sorvegliare le frontiere, adottare politiche di integrazione ecc. – non stipuli più stretti rapporti con alcuni specifici paesi per “filtrare” all’origine le partenze, soprattutto perché la gran parte dei migranti non riesce altrimenti a svolgere in Europa le mansioni o le professioni per cui ha studiato o che svolgeva in patria.

Se, ad esempio, il settore dell’assistenza è in crisi per l’insufficienza di infermieri o badanti è anche vero che molto spesso non vengono riconosciuti i titoli di studio di chi emigra soprattutto se l’immigrazione è stata irregolare. E’ assurdo usare come lavapiatti un ingegnere nigeriano o umiliare una infermiera ospedaliera con 20 anni di esperienza solo perché non riesce a validare in Italia i suoi titoli di studio.

Affrontare queste problematiche imporrebbe un approccio più pragmatico perché l’immigrazione legale in Europa è una necessità, gestibile non solo con i “decreti flussi” ma proprio andando a scegliere anche competenze e professionalità.

Anziché pensare al solo recupero in mare – che è l’ultimo e spesso drammatico anello della catena – sarebbe infinitamente più logico scremare all’origine i richiedenti asilo e gli immigrati economici, eppure questo discorso che non riesce a decollare.

E’ invece spesso perfino impossibile (se non si paga una “mancia”) avvicinarsi ad una nostra rappresentanza diplomatica, provare per credere, così come mi sono sempre chiesto perché, ad esempio, le Conferenze Episcopali africane non operino in sinergia con la CEI per preparare all’emigrazione chi vuole giocare la carta europea.

Trasformare l’immigrazione in risorsa è una necessità per l’Europa ma nello stesso tempo bisogna impedire gli abusi, i traffici di carne umana.

 

P.S. E’ sempre interessante leggere le statistiche effettive del Ministero dell’Interno perché le “sensazioni” giornalistiche spesso sono fuorviati e ben diverse dalla realtà. Per esempio anche quest’anno i femminicidi sono fortunatamente in diminuzione (da 95 a 81 fino al 30 settembre) come in generale gli omicidi In Italia, passati da 268 a 228. Quanti lo sanno, ascoltando solo cronache che morbosamente – e pur di fare audience – ci sguazzano sopra?

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione,  Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it 

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                   MARCO  ZACCHERA 

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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