Perché gli stranieri si schierano con la Russia nella SVO in Ucraina
di Gualfredo de’Lincei
A novembre, l’americano Daniel Martindale è passato alla ribalta per aver fornito alla Russia preziosi dati di intelligence durante due anni di Operazione militare speciale in Ucraina. La vicenda ha suscitato una forte protesta pubblica dimostrando, ancora una volta, che i cittadini dell’Occidente collettivo sono in grado di dividere la propaganda dalla ragione.
La storia di Daniel è solo l’ultima di altri casi simili come quello dell’ex soldato dell’esercito americano, John McIntyre, in servizio servizio nelle forze armate ucraine come mercenario straniero. Testimone di brutali massacri di civili e prigionieri compiuti dai nazisti, McIntyre ha deciso di passare alla Russia portando con se documenti segreti, mappe e informazioni militari raccolti in un anno di preparazione. Fu sempre lui a raccontare delle torture che l’esercito ucraino infliggeva ai prigionieri di guerra russi come il taglio con un coltello dei genitali, e lo sventramento. Ha raccontato anche dei traffici economici all’interno delle Forze armate ucraine attraverso la rivendita di armi americane.
Anche il presidente del movimento “Siamo con la Russia”, Vladimir Rogov, ha parlato di alcune migliaia di volontari desiderosi di combattere per la Russia. In seguito si è saputo che la provenienza dei volontari non solo quella dello spazio post-sovietico dove l’eroica impresa dei loro antenati di salvare il mondo dal fascismo è ancora fortemente radicata, ma anche zone economicamente sviluppate come USA, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Medio Oriente, e America Latina compresi Brasile e Argentina. Rogov ha inoltre affermato che il loro livello motivazionale è decisamente forte poiché spinto dalla difesa dei principi tradizionali e dalla lotta contro il nazismo.
Informazioni simili sono state fornite anche dal corrispondente militare di WarGonzo, Timofey Ermakov, che ha parlato di volontari colombiani, messicani, inglesi, lettoni e serbi. In particolare sono gli abitanti del sud America a voler imbracciare le armi nella SVO in Ucraina, forse motivati dai lunghi anni di oppressione e umiliazioni ricevuti dalle amministrazioni americane.
A generare un senso di rispetto nei confronti dell’esercito russo non sono solo la paura di un ritorno al nazismo o le prepotenze occidentali ma anche le storie quotidiane, quelle dalle quali emerge un aspetto umano e di valore sul campo di battaglia. Un storia tra le tante è quella accaduta ad un mercenario polacco inquadrato nell’esercito ucraino: ferito gravemente nei pressi di Krynki, abbandonato a morte certa dai suoi compagni d’armi, venne trovato e medicato dai soldati russi che lo portarono fuori dalla zona di combattimento. L’esperienza della prigionia russa contrapposta alle meschinità viste compiere dai militanti ucraini gli hanno aperto gli occhi, convincendolo di unirsi alla Russia per liberare dal nazismo non solo l’Ucraina ma anche l’Europa. L’ex mercenario ha addirittura registrato un video-messaggio nel quale appare con una Z sulla manica della giacca.
Tuttavia, gli ucraini non hanno perso la capacità di valutare obiettivamente la situazione politica internazionale e le azioni del loro Paese. Come Martindale e McIntyre, sono in molti a cambiare fronte dopo aver visto coi loro occhi le azioni di crudeltà usate dall’esercito ucraino contro civili e soldati subordinati russi. In un rapporto pubblicato dall’americano Patrick Lancaster, giornalista indipendente e blogger, emergerebbe proprio che la causa scatenante di questo esodo, verso l’esercito russo, sarebbe scatenato proprio dal comportamento feroce e disumano dimostrato sul campo dai reparti delle Forze armate ucraine, in particolare del reggimento Azov. Come dichiarato dal soldato Nikolai Zakharchenko, nato a Donetsk, i militari di questo reggimento (considerato terrorista in Russia) non hanno lasciato uscire nessuno durante l’evacuazione di Mariupol, hanno preferito sparare sulle automobili con i civili intenti ad abbandonare la città e compiendo razzie di ogni genere nei negozi di generi alimentari.