Dopo 15 anni di reclusione Maryam Akbari viene trasferita dall’esilio nella prigione di Semnan alla prigione di Qarchak per ulteriori torture e abusi
Maryam Akbari Monfared, dopo 15 anni di reclusione senza un solo giorno di permesso di uscita, è stata trasferita dal suo luogo di esilio nella prigione di Semnan alla prigione di Qarchak a Varamin per maggiori molestie e abusi. Per impedire il rilascio di Maryam Akbari Monfared dopo che aveva finito di scontare la sua pena di 15 anni, la magistratura del regime l’ha condannata a ulteriori 2 anni di reclusione attraverso un altro caso fabbricato.
Maryam, che è una delle persone detenute per motivi politici da più tempo in Iran, avrebbe già dovuto essere rilasciata nel 2019 dopo avere scontato 10 anni di prigione secondo le leggi e i regolamenti del regime. Tuttavia, la magistratura del regime l’ha tenuta imprigionata per altri 5 anni prima di aggiungere ora questi altri due anni alla sua condanna.
Per impedire il rilascio di Maryam, l’hanno condannata sulla base di due nuovi casi separati fabbricati dal Ministero dell’Intelligence, con processi farsa a Semnan e ad Evin.
I suoi nuovi presunti crimini sono “propaganda contro il sistema” e “insulto alla dirigenza dello Stato, assemblea illegale e collusione, diffondendo menzogne, disturbando l’opinione pubblica e incitando altre persone contro la sicurezza nazionale”. Tuttavia, il crimine principale di Maryam Akbari Monfared è avere cercato giustizia nel 2016 per sua sorella e i suoi tre fratelli che erano stati martirizzati dal regime negli anni Ottanta.
Alireza Akbari è stato martirizzato sotto tortura nel settembre 1981 e Gholamreza Akbari è stato giustiziato nel 1985. Roghayeh e Abdolreza Akbari sono stati martirizzati durante il massacro dei prigionieri politici nel 1988.
In un’altra azione vile e predatoria, nel luglio 2024, la magistratura del regime ha emesso un ordine di confisca della proprietà di Maryam Akbari e dei suoi parenti per avere cercato giustizia per i suoi tre fratelli e per sua sorella.
Il professor Javaid Rehman, da relatore speciale delle Nazioni Unite sull’Iran, ha scritto di Maryam Akbari nel suo rapporto sui “Crimini di atrocità” in Iran pubblicato lo scorso luglio: ”Un esempio toccante che illustra questo modello di molestie e persecuzione è il caso di Maryam Akbari-Monfared, una prigioniera politica del Paese. La signora Akbari-Monfared ha mostrato immenso coraggio presentando una denuncia ufficiale dall’interno della prigione il 15 ottobre 2016, rivolgendosi alla magistratura iraniana in merito all’esecuzione dei suoi fratelli durante il massacro del 1988. In risposta alla sua ricerca di responsabilità, ha affrontato una maggiore pressione durante l’incarcerazione, tra cui la negazione delle visite e il suo esilio forzato in un luogo remoto, lontano dai suoi figli… Nonostante abbia subito una condanna a 15 anni senza un solo giorno di congedo … è stata convocata al tribunale della prigione di Evin e imputata di cinque nuovi capi d’accusa, ricevendo successivamente un’ulteriore condanna a due anni… la sua detenzione continua mira a costringerla a rinunciare alla sua ricerca di responsabilità”.
Il Comitato delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, come notato nella sua dichiarazione del 12 ottobre 2024, invita ancora una volta l’Alto Commissario delle Nazioni Unite e il Consiglio per i Diritti Umani, il Relatore speciale sui diritti umani in Iran, il Relatore speciale sulla violenza contro le donne e altri sostenitori dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne a condannare fermamente il trattamento disumano dei prigionieri politici, in particolare le prigioniere, da parte del regime clericale e intraprendere azioni immediate per il rilascio di Maryam Akbari.
Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran – Comitato delle Donne